F1. Era nell’aria. Gli eserciti iniziano a muoversi e a serrare i propri ranghi. Dopo la osservazioni della FIA in merito alla questione budget cap gate abbiamo assistito a molte reazioni verbali da parte degli altri attori. Atti che dovevano necessariamente fare da preludio a qualcosa di più concreto e di più grande. E quel momento pare essere arrivato perché il lassismo (chiamiamolo per quello che è) di Place de la Concorde ha superato ampiamente la soglia di decenza.
Mesi per una revisione fiscale che doveva giungere prima del Gran Premio del Bahrain che ha inaugurato lo stagione, voci sfuggite dalla sede parigina, continui rinvii della pubblicazione di un report arrivato strategicamente dopo il Gp del Giappone in cui Max Verstappen si è laureato campione del mondo. E, come se non bastasse, nessuna data all’orizzonte circa le sanzioni da comminare ai rei. Come a dare l’idea che sia in corso un’interlocuzione votata alla ricerca di un compromesso. Il solito valzer di una F1 che non vuole mai dimostrarsi risoluta, trasparente ed intransigente.
E’ chiaro con in questo teatro delle marionette, prima o poi, qualcuno dovesse perdere la pazienza muovendosi coi cingolati per provocare la reazione di istituzioni che pretendono di procedere con la lentezza di un bradipo anche se siamo calati nello sport più veloce e dinamico della Terra. Una contraddizione insanabile ed ingiustificabile.
La McLaren, il 12 ottobre, ha deciso di mettere da parte la diplomazia e, con una lettera inviata direttamente a Mohammed Ben Sulayem, ha chiesto a gran voce che si proceda con solerzia nel chiudere un caso che è partito nel 2021 e che, forse, ha condizionato gli esiti di due campionati del mondo. A Woking, in soldoni, non vogliono che il “rilassamento federale” possa garantire un indebito vantaggio alla Red Bull anche nel 2023.
Zak Brown, numero uno del team inglese, accusa senza mezzi termini Milton Keynes che sarebbe colpevole di aver ricavato vantaggi non consentiti nello sviluppo della RB18 che, in automatico, si riverbereranno su modello successivo. La FIA, aggiunge il dirigente nelle sue osservazioni, dovrebbe comunicare le azioni conseguenti e le sanzioni per mantenere l’integrità della F1.
Sia le violazione del budget cap che quelle procedurali costituiscono un illecito serio poiché offrono un vantaggio significativo in termini tecnici, sportivi e finanziari. Una “semplice” sanzione economica, secondo McLaren, non sarebbe adeguata per una violazione del tetto di spesa o per una grave infrazione delle procedure.
Il CEO dalla storica franchigia britannica si è lanciato anche nel dare dei consigli operativi alla FIA evidentemente ritenuta incapace di muoversi con le proprie gambe: “Suggeriamo che l’eccesso di spesa – si legge nella nota pubblicata dalla BBC – venga sanzionato con una riduzione del budget cap della squadra in questione nell’anno successivo alla sentenza e che la sanzione sia pari all’eccesso di spesa più un’ulteriore multa“.
“Riteniamo inoltre che debbano essere previste pene sportive per i piccoli sforamenti, pari a una riduzione del 20% del tempo dedicato alla CFD e alla galleria del vento. Queste dovrebbero essere applicate l’anno seguente, per attenuare l’ingiusto vantaggio di cui il team beneficia e continuerà a beneficiare“.
“Per evitare che le squadre accumulino e beneficino dell’effetto moltiplicatore di diverse violazioni minori del tetto di spesa, suggeriamo che una seconda violazione minore faccia passare automaticamente la squadra a una violazione maggiore. Infine, considerando i dati finanziari in gioco, una soglia del 5% per una violazione di spesa eccessiva minore sembra troppo grande. Suggeriamo una soglia più bassa, del 2,5%“.
Zak Brown, in chiusura, sostiene che il budget cap sia una vera e propria ancora di salvezza per la F1, un istituto giuridico che ha ridato appeal alla categoria ma che deve essere applicato con rigore se vuole essere efficace e credibile. Il tetto massimo di spesa, secondo il dirigente statunitense, è stata una delle ragioni principali per cui negli ultimi anni la Formula Uno è stata in grado di attirare nuovi azionisti ed investitori. Il riferimento è all’Audi pronta a sbarcare nel Circus come fornitore di power unit.
La missiva è sicuramente molto dura nel contenuto e di certo agiterà acque che si stavano chetando troppo in fretta. L’azione di Brown ha l’effetto del macigno lanciato in un placido stagno. Ci attendiamo reazioni da parte della Red Bull e soprattutto da parte della Federazione Internazionale dell’Automobile che non può rimanere inerte dinnanzi ad una bordata così pesante. Siamo sicuri che ad Austin l’argomento sarà molto molto caldo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, McLaren, FIA