Nel corso dell’ultimo Gran Premio disputatosi in quel di Suzuka Max Verstappen ha vinto – con largo anticipo – il suo secondo titolo mondiale consecutivo. Questo risultato eccezionale pone di diritto il giovane olandese nell’Olimpo dei migliori Campioni del Mondo nella storia della categoria. In tutta la storia della F1, che consta di settant’anni, solo diciassette piloti su trentaquattro sono stati in grado di vincere più titoli iridati.
Verstappen si è potuto adornare di due mondiali grazie anche alla scuderia che lo ha scovato, preparato e gli ha dato fiducia ed una monoposto vincente: Red Bull. Tuttavia, l’alfiere del team di Milton Keynes ha solo venticinque anni ed il futuro della sua già luminosa carriera si snoda lunghissimo davanti a sé: avrà l’intenzione di terminarlo con Red Bull?
La vittoria del mondiale consecutiva di Verstappen, con così tanto margine sugli avversari, ha dato il via ad una serie di considerazioni su a chi si dovesse attribuire il merito.
In molti, infatti, hanno affermato che la RB18 non fosse una monoposto così perfetta da annichilire gli avversari. Il merito, secondo loro, sarebbe quindi da attribuire maggiormente al pilota ed al suo inconfutabile stato di grazia. La migliore macchina in pista nella stagione del 2022 in termini di velocità è stata proclamata all’unanimità da scuderie e piloti la F1-75.
In merito a queste affermazioni, tuttavia, si possono aprire diverse considerazioni. La prima è che questo tipo di polemiche non manca mai, quando c’è un dominio di una squadra e un pilota. Ricordiamo quando Red Bull comandava prima di Mercedes grazie a Sebastian Vettel. In quell’epoca era presente la convinzione che il tedesco vincesse i suoi titoli mondiali – ben quattro – grazie alla vettura, fra l’altro ritenuta talvolta un po’ al di là delle aree grigie. Polemiche tipiche che accompagnano i cicli di dominio.
Un’affermazione che le vicende attuali fanno sentire familiare. Il “Budget Cap Gate”, infatti, ha gettato un’ombra sull’abilità della scuderia di Milton Keynes di costruire una vettura eccezionalmente performante seguendo le regole. Regole, però, non chiare e non univoche ed entrate in vigore in un anno in cui ci sono tante variabili che i team devono ancora imparare a rispettare e la FIA a gestire e controllare.
Anche quando vinceva Mercedes ci sono state le stesse lamentele, su chi fosse il migliore fra macchina e pilota. Tornando a Verstappen, l’esempio di Pérez sottolinea che non basta guidare una monoposto perfetta per dominare un mondiale. Al contrario, la stessa monoposto è fondamentale per migliorare le performance del pilota, permettendogli di esprimere al massimo il suo potenziale.
La combinazione Max Verstappen e Red Bull è ben assortita ed è pronta a garantire successi a scuderia e pilota, e ci sono tutte le premesse affinché il dominio si estenda a lungo. Red Bull, infatti, ha legato l’olandese a sé fino al 2028 attraverso un contratto faraonico.
La giovane età del pilota però potrebbe permettergli di non terminare la sua carriera con Red Bull, se lo dovesse desiderare. Il due volte campione del mondo Mika Hakkinen, infatti, ipotizza per Max un futuro lontano da Milton Keynes.
Il finlandese ha sottolineato quanto sia positivo che Verstappen, nonostante sia giovane, abbia firmato un contratto così lungo con l’attuale scuderia. “Dimostra che si fida di loro” ha commentato nella sua rubrica per il sito Unibet.
Tuttavia, Hakkinen è un uomo con una grandissima esperienza del mondo della F1 e delle sue evoluzioni. Lui conosce i processi che possono influire sulla decisione presa oggi con il passare del tempo ed ipotizza che Verstappen possa pentirsi prima o poi di aver apposto una firma per una collaborazione così lunga.
Il due volte campione del mondo con McLaren, infatti, prospetta l’impossibilità di prevedere il futuro, in quanto potrebbero avvenire diversi cambiamenti che modificano la volontà di rimanere nello stesso team. Vediamo quali.
Il primo motivo ha a che fare con chi lavora nei team e con quali processi. La F1 è una macchina infernale che viaggia alla velocità della luce e così cambiano i team che vogliono continuare a dominare. Con il passare del tempo, l’iridato del 1998 e 1999 fa notare che potrebbero cambiare le figure chiave che permettono a Red Bull di mantenere questo profilo o le maniere in cui ci si muova. Con questa premessa, va da sé che l’olandese potrebbe stancarsi di correre in un team non più competitivo o che comunque applichi dinamiche in cui egli stesso non si trova bene.
Un’altra variante è quella economica. Affinché Verstappen legasse il proprio futuro a quello del team che ha portato in F1 la bevanda energetica, Red Bull gli ha proposto un contratto semplicemente lussuoso. Con l’aumentare dei titoli ed il cambio dei piloti, qualche altro grosso team potrebbe mettergli gli occhi addosso e proporgli una cifra maggiore.
E dove mettere, infine, gli stimoli? Un pilota di F1, in special modo uno che vince e di conseguenza possiede le attitudini mentali per primeggiare, è una creatura inquieta. Una creatura incredibilmente competitiva che ha bisogno di continui stimoli e continue sfide per mantenere viva l’adrenalina. Nuovi impulsi e nuove competizioni potrebbero quindi delinearsi all’orizzonte e sedurre Verstappen, portandolo lontano dall’unica scuderia – non contando AlphaTauri, comunque collegata a Red Bull – che abbia mai conosciuto.
Hakkinen ha portato come esempio altre leggende che si sono volute rimettere in gioco dopo essersi laureate campioni del mondo: Prost, Senna, Schumacher, Vettel ed Hamilton. Lui no, in quanto ha concluso la sua carriera in McLaren.
Si prospetta, inoltre, un’altra possibilità: quella del logorio psicologico messo in atto dalla Red Bull. Sottolineiamo come, a Milton Keynes, sia importante essere sempre al top. Basta infatti un calo prestazionale costante per mettere a rischio il sedile, a prescindere da quanti mondiali di F1 tu abbia vinto e da quanto talento tu possegga.
Ricordiamo lo status di Vettel, passato da coccolatissimo tetracampione del mondo ad essere il secondo pilota di Ricciardo, e Ricciardo a sua volta messo al servizio proprio di Verstappen. Se le cose cambiano con il tempo, l’olandese potrebbe trovarsi ad essere a sua volta il “numero 2” di qualche altro talento. E di conseguenza, decidere di migrare verso altri team.
In conclusione, Hakkinen ha messo in evidenza l’impossibilità di delineare una certezza in uno sport come la F1, fatto di momenti ed emozioni forti, guidati da adrenalina e soprattutto da quella famelica voglia di vincere che permea team e piloti.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: Oracle Red Bull Racing