Il Gran Premio degli Stati Uniti 2022 di F1 si è concluso sancendo la vittoria di Red Bull del mondiale Costruttori grazie all’ennesima prestazione solida di Verstappen (leggi qui per approfondire).
Tuttavia, l’atmosfera che regnava al COTA durante la durata della gara ha raccontato molto di più. C’è stata la vittoria dello sport così come lo amiamo, fatto di battaglie avvincenti, sorpassi ed incidenti di gara pronti a scandagliare la classifica finale. La vittoria di Verstappen, attesa e prevedibile, è arrivata solo a seguito di una serie di lotte, la più bella è stata proprio con un campione di primo livello come Lewis Hamilton, finalmente tornato in odore di vittoria.
Mercedes, infatti, ha potuto toccare con mano i benefici degli aggiornamenti portati in pista, figli dell’ultimo pacchetto di aggiornamenti dell’anno, i cui primi dati erano stati portati via dal fortissimo vento che si era alzato in pista durante le qualifiche.
Il Gran Premio degli Stati Uniti è stato il quartultimo appuntamento del 2022 prima che la 73° stagione sia ufficialmente conclusa. Detto così, ci si aspetterebbe di trovarsi ad assistere ad una gara prevedibile al punto da essere noiosa, considerando che il titolo mondiale dei Piloti è già stato assegnato e Red Bull era già in odore del suo quarto titolo Costruttori – il primo dal lontano 2013. La situazione, invece, è stata diametralmente opposta alle aspettative.
Sebbene il vincitore della gara sia stato prevedibile, con Max Verstappen che va a demolire gli avversari aumentando il suo vantaggio sul secondo classificato in Campionato, le battaglie ed i colpi di scena non sono mancati ed hanno ancora una volta chiarito che i top team sono, e rimangono, tre.
Il podio, infatti, ha visto un rappresentante di ogni team – nell’ordine Max Verstappen in Red Bull, Lewis Hamilton in Mercedes e Charles Leclerc in Ferrari– andare a sfidarsi in pista prima di raggiungere il podio.
Lo sport, quindi, non ha avuto vinti. Tutti, da Magnussen e Vettel che sono tornati a punti, per non parlare della rimonta di Leclerc da dodicesimo a terzo, senza dimenticare Hamilton che torna a condurre la gara anche se per pochi giri e Verstappen che, come un cannibale, lotta per una vittoria che non gli serve se non alla sua forza agonistica. Tuttavia, niente vinti ma un vincitore c’è stato, eccome.
Red Bull è andata vincere il titolo costruttori di F1 per la quinta volta nella sua storia e la prima dal lontano 2013. Un risultato eccezionale che non può che rendere orgoglioso il team austriaco di F1 specialmente in un weekend triste come questo. Red Bull ha infatti potuto rendere omaggio allo scomparso Dietrich Mateschitz con un titolo di F1 al suo inventore.
Il weekend del Gran Premio degli Stati Uniti, ha visto anche Mercedes poter finalmente godere degli aggiornamenti che hanno ridotto il peso complessivo della vettura. La W13 è parsa migliorata nell’handling ma si è scontrata con il vento, che l’ha resa difficile da gestire in alcune fasi
Hamilton, dal canto suo, è riuscito ad essere leader della gara dal giro 41 al 49, finendo con l’arrendersi a Verstappen solo al giro 50, a causa di una superiorità di passo innegabile. “Sono sconvolto,” ha dichiarato il sette volte campione di F1. “E’ stato fantastico essere in testa al gruppo ma la macchina è stata difficile da guidare” ha confermato.
Stanchezza e frustrazione si avvinghiano così insieme alla felicità e all’adrenalina, per essere riuscito a tornare nel suo habitat – in testa al gruppo – potendo finalmente essere in odore di una vittoria che mancava da troppo tempo. “Ho fatto tutto quello che potevo (per rimanere in testa e vincere, ndr) ma la Red Bull era un po’ troppo veloce. Ci sono, però, un sacco di cose positive della gara: abbiamo mostrato un grande pit stop ed una strategia gomme ideale, mostrando che se abbiamo la macchina ce la faccio a portarla a casa (la vittoria, ndr)”.
Hamilton aveva bisogno di un’iniezione di fiducia che desse una spinta al suo famelico lato agonistico, frustrato da una stagione decisamente al di sotto delle sue qualità. Russell, dal canto suo, si è trovato a vivere il sogno: passare da una scuderia minore e difficilmente in odore di punti al team vincente per antonomasia: Mercedes. Sfortuna ha però voluto che il 24enne inglese si sia trovato a mettere il proprio talento a servizio della Freccia d’ Argento giusto nel momento di crisi di quest’ultima. Senz’altro la crisi di Mercedes non è comparabile al momento di grazia di Williams ma comunque Russell è riuscito a mettere nel sacco solo dei podi, un risultato scarno rispetto a quanto l’inglese si aspettava di portare con sé nella sua prima stagione in un top team di F1.
Purtroppo, sotto questo aspetto, il Gran Premio degli Stati Uniti non ha aiutato. Russell, infatti, ha avuto un contatto con Sainz ad inizio gara che ne ha decretato il ritiro. L’alfiere Mercedes è stato punito con una “carezza”: solo cinque secondi di penalità, ed ha continuato la gara con l’ala anteriore danneggiata, la quale gli ha “sballato” il feeling con la macchina, già molto sensibile per aggiornamenti effettuati, vento e qualche problema non ancora risolto.
“Non avrei mai voluto essere la causa del ritiro di un altro pilota di F1” si è scusato Russell “E questa gara è la seconda in cui non vado bene” ha aggiunto mestamente.
Tuttavia, il pilota ha confermato vibe positivi da parte della W13 e sa di poter contare su altre occasioni per rifarsi, soprattutto, specifica, nel 2023.
Non bisogna infatti lasciare da parte che, nonostante l’insoddisfazione, Russell si sia assicurato il giro veloce, che ha portato un punto che sappiamo essere prezioso nella fine del campionato di F1.
Nel frattempo, però, Mercedes è riuscita a mettere il fiato sul collo di Ferrari, avvicinandosi a soli 14 punti di distacco da un secondo posto Costruttori che profumerebbe di vittoria in una stagione “No”.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: F1, Mercedes-AMG PETRONAS Formula One Team