La pioggia caduta copiosa durante le seconde libere del Gran Premio del Giappone ha fatto rinviare i test della Pirelli sul materiale al quale il costruttore sta lavorando in chiave 2023. L’occasione per recuperare le prove si è subito ripresentata al Circuit of the Americas che ha offerto, come al solito, condizioni meteo ideali per mettere alla frusta le coperture che equipaggeranno le F1 della prossima stagione.
Ecco come si è svolto il lavoro dal quale sono scaturiti dati preziosissimi che verranno poi elaborati dal gommista italo-sinico per perfezionare ulteriormente il prodotto: l’obiettivo era mettere sotto stress diversi tipi di mescola. I piloti hanno dovuto completare 26 giri divisi in quattro corse. Le prime due in una proto-configurazione da qualifica (nessuno ha posizionato i manettini su modalità full power, ndr). Gli altri due run si sono svolti in configurazione gara variando i carichi aerodinamici per valutare le resa degli penumatici al mutare dell’energia che insisteva su di essi.
Pirelli, per il campionato in corso, ha dovuto raccogliere una sfida di grandi proporzioni. L’introduzione dei cerchi da 18 pollici è avvenuta in concomitanza con la più grande rivoluzione concettuale che la Formula Uno ha subito dagli Anni ’80 ad oggi. Gli specialisti dell’azienda hanno dovuto lavorare con i modelli di vettura di vecchia generazioni adattati per l’occasione e si sono dovuti affidare quasi totalmente a simulazioni postulate senza conoscere i veri livelli di carico sprigionati dalla monoposto “next gen”. Una difficoltà ben superata anche se, di base, le gomme hanno mostrato un comportamento sottosterzante.
La nuova gomma dovrà quindi contenere sensibilmente il sottosterzo che si genera alle basse velocità. Inoltre, l’obiettivo è quello di tenere alta la sicurezza poiché si stima, nonostante le modifiche regolamentari (vetture più alte), che le auto 2023 produrranno più carico rispetto ai modelli odierni. Vi sarà più energia scaricata sulle coperture soprattutto a velocità maggiori. Entrano in gioco, quindi, le carcasse che dovrebbero rimanere invariate poiché, nei laboratori della Pirelli, stimano che l’attuale costruzione sia in grado di reggere il previsto aumento di downforce.
Si sta pertanto operando sulle mescole per bilanciare meglio gli assi proponendo un comportamento più neutro. Il compound hard dovrà essere più performante in modo da entrare maggiormente nelle scelte dei team. La mescola mediana, la C3, dovrà essere più “centrale” rispetto a quella attuale che tende maggiormente alla C4. In generale, dunque, si cercherà di equilibrare la gamma evitando mescole troppo vicine tra loro come, ad esempio, C1 e C2 che, a detta dei piloti, sembrano essere troppo prossime nella resa.
La “P Lunga“, quindi, vuole offrire un ventaglio di soluzioni che sappiano essere più armoniche in modo che le scuderie possano adire a strategie più variegate. A tutto vantaggio dello spettacolo e dell’incertezza. Elementi che stanno molto a cuore a Liberty Media che spinge forte su questo tasto.
Il prodotto testato ieri pare andare nella giusta direzione. Lewis Hamilton, uno che non aveva lesinato critiche all’inizio del campionato, è parso piuttosto soddisfatto delle sensazioni rilasciate dalla gomme sperimentali: “Il test degli pneumatici è stato un esperimento divertente. Non sai cosa aspettarti, c’è sempre un bilanciamento diverso, perché le gomme si comportano diversamente ogni volta che esci. Sto provando a darci dentro e a sentire quali siano queste differenze” ha riferito lo scafato pilota.
Pirelli, dunque, pare essere sulla strada giusta nel processo di ricalibrazione tra un asse posteriore che spingeva troppo e uno anteriore che faticava ad assecondarlo. La parola chiave è equilibrio. Lavorare con vetture reali sta aiutando il costruttore che si sta avvalendo anche del prezioso parere dei conducenti in una Formula Uno sempre più spostata sul versante delle analisi computazionali.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Pirelli Motorsport