F1, Austin 2022: una prova di forza da parte della Ferrari. Una doppietta tuttavia ‘sporcata’ dalla penalità di Charles, che per lo meno avrà un endotermico fresco per queste ultime gare. Red Bull è costretta ad accodarsi, ma Verstappen è molto fiducioso per la gara, sapendo di poter di godere di un delta maggiore tra il sabato e la domenica. Detto questo cerchiamo ora di capire tutti i motivi che hanno portato alla griglia odierna e mettiamo giù qualche ipotesi per la gara.
Innanzitutto parliamo di scelte aerodinamiche, in quanto ci troviamo su un’altra pista dove trovare il giusto compromesso è la carta vincente. Ieri avevamo parlato della configurazione da medio carico sulla F1-75, confermata anche in qualifica. L’ala versione Bahrein/Canada è stata montata su entrambe le rosse. Una specifica che genera una buona quantità di downforce, ma al contempo riesce a tenere basso il coefficiente di resistenza all’avanzamento, elemento al quale la vettura di Maranello è molto sensibile.
Qui sopra la specifica scelta per gara e qualifica. Da notare che all’anteriore hanno bilanciato il carico con la specifica a minor carico, quindi con l’ultimo flap avente corda minore. Al contrario in Red Bull, avendo un’ottima deportanza relazionata alla resistenza, hanno provato con Perez un’ala da più alto carico (usata ad esempio a Barcellona) per vedere se poteva pagare sul tempo complessivo.
Tuttavia, a quanto pare, l’ottimo per questa pista è più vicino alla soluzione da medio carico, elemento che ha spinto i tecnici di Milton Keynes a montare la versione posteriore a cucchiaio, con i due estremi “tagliati” per aumentare ulteriormente l’efficienza aerodinamica.
Questo immagine che proponiamo mostra il rapporto tra velocità media e velocità massima dei due piloti che oggi scatteranno dalla prima fila. La Ferrari si direbbe più carica, ma ciò che evidenziamo con questa grafica è l’efficienza della RB18.
Passando all’analisi cruda dei dati, dobbiamo dire che la gestione delle mescole è stata di fondamentale importanza. Infatti, con la presenza di molte curve veloci in appoggio, le temperature si innalzano molto facilmente e le mescole devono riuscire a rimanere nella finestra ottimale per tutta la lunghezza del giro.
Max, di fatto, ha ammesso di esser arrivato alla fine del giro con gli pneumatici al limite. Per riuscire a mettere tutto insieme bisogna cominciare a curare molto presto la gomma, realizzando un out lap perfetto per centrare il ciclo di isteresi e, di conseguenza, attivare le calzature Pirelli. Alcuni piloti hanno commesso l’errore di spingere troppo nel misto del T1, andando a surriscaldare la gomma per tutto il resto del giro.
Alla prima staccata si ripete la stessa storia del venerdì. Simile punto di frenata e medesima velocità di percorrenza, ma poi la Ferrari di Sainz scappa via in trazione. L’accelerazione è sicuramente stata la prima delle caratteristiche importanti che hanno contribuito a questa pole.
Nella sequenza veloce si ripresenta uno scenario similare, segno che rispetto alle prove libere non ci sono stati molti cambi di setup. Nel complesso la monoposto modenese ha trovato maggior bilanciamento questo fine settimana, soprattutto alle alte velocità. L’evidente differenza all’uscita dell’ultima curva che prendiamo in considerazione in questa sequenza, è dovuta ad una grossa differenza in termini di traiettoria.
A livello di velocità di punta, come ci si poteva aspettare, c’è ancora un deficit che la rossa paga. L’efficienza aerodinamica è stata la grande arma che la Red Bull ha provato a schierare per agguantare questa prima fila. Ancora una volta sono circa 8 i km/h di differenza tra i due.
Proseguendo il giro arriviamo all’ultimo settore in cui predominano le curve a media velocità, più lente, dove la trazione è fondamentale. In questa porzione del tracciato Red Bull ha cercato di lavorare per colmare il gap. Almeno per riuscire a perdere un po’ meno in fase di accelerazione.
Tuttavia le velocità massime tra un allungo e l’altro sono a favore della F1-75, che di fatto poteva seguire la traiettoria ideale senza incappare in correzioni. C’è poi da dire che spesso molti piloti commettono l’errore di arrivare in questo punto con le mescole in overheating. La gestione dei compound ha senza dubbio influito nella pole di Carlos. Soprattutto nelle prossime due curve che andremo ad analizzare.
Nell’ultimissima zona del tracciato a stelle e strisce, il giovane talento di Hasselt arriva con un pelo in più di velocità, ma poi si nota una marcata differenza in trazione in uscita dalla penultima. Mentre lo spagnolo della Ferrari portare una velocità minore a centro curva, ma perde qualcosa in fase d’uscita.
La gestione gomme ha fatto una differenza marcata e in gara questa storia potrebbe ripetersi. Ancora una volta il Cavallino Rampante è chiamato a mettere in pista una buona vettura, che curi a dovere le mescole Pirelli. La Soft non dovrebbe essere molto usata, visto i feedback positivi della Medium che riusciva a preformare addirittura meglio. Tra queste due mescole il delta è molto marcato soprattutto in termini di di finestra operativa.
Lo spauracchio più grande per Carlos Sainz resta il lungo rettilineo presente nel secondo settore. Tratto dove le vetture italiane perdono circa due decimi. Tra venerdì e sabato abbiamo visto una certa differenza in termini di velocità di punta: 8km/h che potrebbero rivelarsi fatali…
Autore e grafici: Niccolò Arnerich – @niccoloarnerich
Foto: Scuderia Ferrari