La partita è ancora aperta. Ve ne abbiamo dato conto nei giorni scorsi: Volkswagen non intende rassegnarsi all’idea di entrare in F1 solo come fornitore di power unit (leggi qui). Il chiodo fisso dei dirigenti tedeschi è quello di creare un team proprio per competere e magari strappare la striscia di record ai conterranei della Mercedes.
Per tale ragione il colosso di Wolfsburg si era impegnato a portare in F1, nel 2026, i suoi marchi a vocazione sportiva: Porsche, che sembrava originariamente destinata a legarsi con Red Bull, e Audi che dovrebbe unirsi a Sauber. Tuttavia, nonostante i colloqui tra l’azienda di Stoccarda e Milton Keynes siano arrivati addirittura a produrre registrazioni presso le autorità garanti della concorrenza di molti Paesi, l’intelaiatura certosinamente costruita dai legali delle società è crollata per una sostanziale differenza di vedute strategiche che non è stato possibile sanare in alcun modo.
La Red Bull rivendicava la propria indipendenza alimentando il paradigma che ha dato frutto maturi e succosi, Porsche pretendeva di dettare l’agenda in casa altrui. Una frizione così forte che ha fatto saltare il banco lasciando Volkswagen col cerino in mano e rimettendo clamorosamente in gioco Honda che potrebbe rimanere in F1 dopo un abbandono di facciata a cui credono in pochi.
Chris Horner ha spiegato dove s’è spezzato il ponte che collegava le due realtà: “Porsche è un grande marchio, ma il DNA è molto diverso. Durante il processo di discussione è diventato chiaro che c’era un non-allineamento strategico. La Red Bull ha dimostrato di cosa è capace in F1. E ovviamente, come team indipendente e ora produttore di motori, non vediamo l’ora di competere costruendoci propulsore e il telaio“.
“La premessa è sempre stata che una partnership sarebbe stata basata su un piano di parità, che avrebbe incluso non solo una partnership con i motori ma anche il team. Ma questo non poteva essere raggiunto. Con le modifiche alle regole finalizzate, la serie di corse rimane comunque un ambiente attraente per Porsche, che continuerà ad essere monitorato“.
Capitolo chiuso? Affatto. A ridare qualche speranza che la partita possa riaprirsi, chiaramente non con Red Bull coinvolta, è il numero uno della Federazione Internazionale dell’Automobile Mohammed Ben Sulayem che ha lasciato intendere che Porsche sta perseguendo altre opzioni. In una nota diramata a seguito di una riunione del Consiglio Mondiale del Motorsport tenutasi mercoledì in merito alle regole 2016 relative ai propulsori, il manager emiratino ha sottolineato come, dopo l’annuncio dell’impegno di Audi ratificato a Spa-Francorchamps nel mese di agosto, anche la realtà di Stoccarda sia ancora in trattative con altri team di Formula Uno.
Se ragioniamo su una categoria a dieci competitor in ossequio all’attuale Patto della Concordia allora gli sguardi si volgono alla Williams che, tramite Jost Capito, ha lanciato più di un messaggio d’amore alla casa tedesca. Ma si configurerebbe sempre con una partnership tecnica che si realizza nella fornitura di motori. Chiaro che Porsche potrebbe avere quei poteri che alla fine Chris Horner gli ha negato, ma si tratterebbe comunque di un legame compromissorio.
L’altra via è quella di entrare con un proprio team. Una strada, ve ne abbiamo dato conto svariate volte, di difficile realizzazione e che sta facendo impazzire Mario e Michael Andretti che continuano a trovarsi la porta sbarrata da Toto Wolff che si è messo a capo di un Circus chiusosi a riccio sulla questione.
Chiaramente un’undicesima franchigia che risponde al nome di Porsche avrebbe tutt’altro appeal (ci perdonino gli Andretti) e sarebbe in grado di elevare notevolmente gli introiti provenienti dal marketing. Cosa che potrebbe far cadere le ritrosie dei team principal arrivando alla definizione di nuove spartizioni di una torta che diverrebbe molto più pesante e succulenta di quella attuale. Le grandi manovre non si fermano…
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Audi Sport, FIA, Oracle Red Bull Racing