Le grandi manovre in F1 sono iniziate. I plotoni si muovono e puntano in due direzioni: Place de la Concorde, sede della Federazione Internazionale dell’Automobile, e Milton Keynes base operativa della Oracle Red Bull Racing. Ve ne abbiamo dato conto ieri in questo articolo (leggi qui): la McLaren ha mosso i primi passi formali inviando un documento direttamente a Mohammed Ben Sulayem. Una lettera d’intenti con la quale chiede pene, trasparenza e, contestualmente, che serve a dare suggerimenti ai decisori su come agire in un mare che tende a diventare sempre più mosso.
A questo atto formale fanno da corollario una serie di dichiarazioni proposte dai concorrenti della franchigia guidata da Chris Horner che si fanno, nei toni, sempre più accese. Una situazione che rischia di diventare esplosiva anche a causa di una FIA che, invece di prendere l’estintore, s’è accomodata in poltrona ad osservare l’incendio che divampa e che rischia di lasciare macerie bollenti.
Al coro di protestanti – e non stiamo parlando del movimento guidato da Lutero e Calvino – si è aggiunta l’ennesima performance di quello che pare essere il tenore dell’ensemble, la voce solista: Toto Wolff. In una dichiarazione raccolta dai colleghi di Gpfans, il co-proprietario di Mercedes AMG F1 non le ha mandate a dire e per la prima volta ha fatto un’allusione piuttosto chiara alla pratica del doping finanziario.
“Non voglio essere nei panni dei giudici. I piloti si danno da fare per essere al top. Ci sono decisioni prese dal team che non li coinvolgono. Tuttavia, alla fine, ti siedi su una vettura prodotta con gli steroidi. È una decisione difficile e non vorrei dare un giudizio. A essere onesti, il mio pensiero riguarda più che altro una questione di principio: come affronteremo la questione in futuro? Quanto sono solidi i regolamenti? Come vengono applicati e controllati? Come si svolgerà il processo di governance? Mi faccio queste domande perché non sappiamo come decideranno i giudici, e dunque si tratta di un processo di apprendimento per tutti noi”.
In corso sembra esservi una sorta di mercanteggiamento tra i decisori e le squadre coinvolte. Un confronto volto ad individuare la pena giusta, che non sia troppo afflittiva, che non scontenti oltremodo, che non provochi reazioni urticanti. Ma non è questo il compito dell’organo federale. Parigi non è tenuta a mediare; ha invece l’obbligo di procedere con risolutezza dall’alto dei poteri che gli statuti costitutivi le conferiscono. Un giudice non deve negoziare, deve applicare pene che siano commisurate all’infrazione e che sappiano annullare i vantaggi scaturenti della pratica ritenuta illegale.
Troppo spesso la FIA ha commesso un grave errore concettuale che pare possa ripetersi anche in questa circostanza: credere che la via compromissoria sia quella che restituisce maggiore credibilità. Quando, a cavallo tra il 2019 e il 2020, la Federazione e la Ferrari redassero il famigerato accordo riservato si pensò che la pubblica omissione dei dettagli evitasse scabrose accuse al marchio più famoso della F1 e al Circus stesso. L’effetto ottenuto è stato diametralmente opposto. Dopo quasi tre anni si parla ancora di quella vicenda che è diventata la cartina di tornasole del procedere sbilenco dell’ente parigino.
Si sta rischiando di scrivere l’ennesima pagina oscura della storia della categoria. Una pena frutto di un mercanteggiamento non protegge la Formula Uno, né la rende più trasparente e credibile. Viceversa, rischia di trasformarla in una casa avvolta da fitta vegetazione nella quale si consumano sinistre manovre. Ci appropinquiamo al Gran Premio di Austin e, come accaduto due settimane fa, le sfere sportive e tecniche sembrano essere cadute in secondo piano in favore di polemiche che hanno oggettivamente superato i livelli di guardia.
La solerte FIA osservata dopo i fatti di Abu Dhabi è tornata ad essere uno stanco elefante che si trascina in aridi terreni. Bisogna agire con rapidità perché ogni giorno che passa chi detiene il potere perde credibilità. E con esso tutto il Circus. Fate presto!
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG