F1. La violazione del regolamento finanziario da parte di Red Bull e Aston Martin resa pubblica dalla Federazione Internazionale il 10 Ottobre, ha evidenziato la debolezza dell’impianto normativo sotto diversi punti di vista. In primo luogo il processo di redazione e validazione dei report è anacronistico in una disciplina in cui i millesimi di secondo possono fare la differenza.
Solamente ad ottobre 2022 i media e i fan sono venuti a conoscenza di un’infrazione finanziaria compiuta la scorsa stagione. A distanza di dieci mesi si addensano altre nubi sul già controverso finale del mondiale 2021.
Il completamento del processo di audit rende di fatto “sub iudice” il risultato conseguito in pista per un tempo inaccettabile. In secondo luogo il regolamento finanziario presta il fianco a quelle interpretazioni che in ambito tecnico gli ingegneri dei team hanno imparato ad aggirare traendo in molte circostanze un decisivo vantaggio competitivo. La sentenza in merito alle infrazioni sarà rivelatrice. La FIA è consapevole che l’applicazione delle sanzioni più soft previste dal regolamento potrebbero creare un ingestibile precedente.
La “minor overspend breach” contestata al team di Milton Keynes, ovvero una violazione inferiore al 5% del tetto massimo di spesa, prevede un ventaglio di possibili ammende che va dalla pubblica reprimenda fino alla decurtazione del Cost Cap nei periodi di rendicontazione successivi (ossia due o più stagioni, nda).
Il regolamento prevede anche fattori che possono attenuare la pena come ad esempio la piena e illimitata collaborazione con la Cost Cap Administration e/o la Società di Revisione Incaricata dalla Cost Cap Administration. Lo slittamento dell’esito del processo di revisione al 10 Ottobre è parso un extra time concesso a Red Bull al fine di dimostrare che parte della rendicontazione appartenesse alle exclusions.
F1. L’anima “British” della Formula 1
E’inutile girarci troppo intorno. La Formula 1 è uno sport dall’animo britannico e nonostante le vittorie della Red Bull vengano celebrate con l’inno austriaco, si tratta di un team inglese al pari di Mercedes e Alpine. Più della metà dei team hanno la propria base operativa nel Regno Unito e molto del personale dei team è anglosassone.
I più genali designer della storia della Formula 1 sono britannici. Da Colin Chapman fino ad Adrian Newey senza dimenticare Gordon Murray, Harvey Harvey Postlethwaite, John Barnard e il sudafricano ma di scuola british Rory Byrne. In questo contesto la Ferrari è stata per decenni la stupenda quanto mal sopportata eccezione.
Basti pensare che la Scuderia di Maranello ha conquistato gli unici titoli mondiali non assegnati a team con sede in Inghilterra. Il lettore potrebbe legittimamente chiedersi in che misura la matrice inglese della categoria regina del motorsport possa influire sull’esito finale del dibattimento. Non bisogna dimenticare che la parte lesa dell’infrazione compiuta dalla Red Bull è l’icona sportiva del motorsport Sir Lewis Hamilton. Il controverso finale della scorsa stagione che ha assegnato il titolo piloti a Max Verstappen è universalmente considerato un atto di lesa maestà ai danni dell’epta campione del mondo.
F1. Una diatriba nel perimetro British della Formula 1
Il fascino mediatico di Hamilton nonostante la deludente stagione 2022, è addirittura aumentato in virtù della diffusa consapevolezza che soltanto lui possa frenare il probabile dominio dell’asso olandese di Hasselt. La sconfitta maturata nel 2021 grazie alle fantasiose decisioni di Masi, contro una monoposto evoluta oltre il lecito ha riacceso la delusione mai lenita del fuoriclasse inglese:
“Questa situazione mi fa pensare allo scorso anno come non ho mai fatto in tutta la stagione e al fatto che loro (Red Bull, nda) continuavano a portare in pista aggiornamenti in grado di fare la differenza”.
Difficile ipotizzare il titolo piloti 2021 possa essere oggetto di revisione. Tuttavia la FIA per la prima volta si trova difronte alla necessità di individuare una sanzione che soddisfi le aspettative di rivalsa e clemenza delle diverse anime britanniche della Formula 1.
Probabilmente se l’infrazione fosse stata commessa da un team esterno “cerchio magico” costituito dalle scuderie inglesi, la sanzione sarebbe stata già comminata. Basti pensare alla reattività della direzione gara di Suzuka nell’infliggere i cinque secondi di penalità a Charles Leclerc…
F1. Red Bull: un imputato “non convenzionale”
A rendere il procedimento ancora più complesso è la natura non convenzionale del team di Milton Keynes. A differenza dei competitor, il core business del brand Red Bull non sono le competizioni sportive piuttosto che le vendite di vetture stradali. Questo la rende immune da un potenziale danno di immagine/reputazionale. Questo presupposto consente alla divisione Racing di assumere un approccio abbastanza spavaldo in caso di sentenza avversa, come recentemente dichiarato alla testata Bild dallo storico consulente austriaco Helmut Marko:
“Sarebbe uno scandalo enorme toglierci il titolo! Se necessario, intraprenderemo un’azione legale“. Tuttavia qualcosa sta cambiando. La sensazione è che pur trattandosi di una violazione minore, per quanto piccola in termini economici, possa essere stata determinante nell’ambito dell’equilibrata sfida tra Verstappen e Hamilton.
Le nuove dichiarazioni di Marko, con chiaro riferimento alla Ferrari, mirano a conferire un’entità lieve alla infrazione commessa dal suo team: “Non voglio dire troppo, solo questo: crediamo ancora di non aver infranto affatto la regola del budget cap. Le discussioni con la FIA sono in corso”.
“Vediamo cosa ne esce finalmente ma le voci secondo cui Max potrebbe perdere il titolo mondiale 2021, ad esempio, sono del tutto assurde. Il passato ha dimostrato che anche le violazioni estreme dei regolamenti sono state punite in modo molto morbido dalla FIA”.
F1. Marko allude al “confidential settlement agreement” FIA-Ferrari
L’allusione di Helmut Marko al “settlement agreement” FIA-Ferrari” è molto interessante. L’indagine della FIA sulle presunte irregolarità della power unit di Maranello utilizzata nella stagione 2019 si concluse con un accordo di transazione efficace e dissuasivo al fine di evitare e conseguenze negative che un lungo contenzioso comporterebbe, soprattutto alla luce dell’incertezza dell’esito di tale contenzioso e nel migliore interesse del campionato.
La Ferrari dovette cedere e firmò l’agreement proprio per evitare un potenziale danno di immagine derivante dal contenzioso. Battaglia legale che non sembra preoccupare, almeno a parole, i manager di Red Bull Racing in quanto non procurerebbe alcun danno reputazionale ai danni della Holding. La certezza è che qualsiasi sentenza verrà emessa dalla federazione internazionale le conseguenze potrebbero essere devastanti sulla credibilità della classe regina del motorsport.
Autore e grafiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG