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Suzuka: il bis di Verstappen e la gogna Red Bull

La vittoria del secondo titolo mondiale di F1 da parte di Max Verstappen non arriva certo a sorpresa. Il bis iridato dell’olandese arriva in Giappone, davanti allo stato maggiore Honda, al secondo match point stagionale. Il merito del campione in carica è fuori discussione: Verstappen ha disputato una stagione pressoché perfetta, concedendosi una lieve sbavatura a Singapore solo quando i giochi iridati erano già ampiamente chiusi.

A sollevare dubbi sulla bontà del risultato finale non è dunque la prestazione messa in pista dal pilota, quanto la questione sul Budget Cap che pesa sulla regolarità sportiva dell’operato della scuderia.

La Red Bull è riuscita a bissare il titolo mondiale piloti nonostante un pesante cambio regolamentare, riuscendo tanto ad azzeccare la vettura 2021 – stroncando un ciclo di vittorie consecutive Mercedes che durava dal 2014 – quanto a mostrarsi inavvicinabili nel 2022, soprattutto negli sviluppi arrivati da Spa in poi che coincidono con l’introduzione della direttiva tecnica 39. Mi si dirà che il genio di Adrian Newey può andare ben oltre la TD39 o tetti di spesa imposti a livello regolamentare, ma la questione è che si pone uno spettro di irregolarità sulla prestazione della RB18 che la FIA deve assolutamente chiarire.

La definizione di “Minor Sporting Penalty” e le relative sanzioni, secondo il regolamento

F1. Il futuro sportivo della Formula 1 dipende dalle prossime decisioni FIA

Ed un chiarimento così atteso non può limitarsi al far rientrare il tutto nella definizione di “Minor Sporting Penalty”, che oltretutto non fa altro che evidenziare le falle di questo regolamento in quella che è la sua potenziale applicazione. Dei 6 eventuali punti messi nero su bianco ce n’è solo uno che farebbe una vera differenza per Red Bull, ed è il punto 3: quello che potenzialmente renderebbe Hamilton un 8 volte campione del mondo. Ed è per questo che si profila una potenziale alleanza tra Mattia Binotto e Toto Wolff, poiché sgonfiare lo strapotere dei bibitari è ora una priorità comune agli inseguitori.

Credo sia però assurdo aver permesso di introdurre una norma complessa come il Budget Cap senza aver sufficientemente definito i perimetri di applicazione delle sanzioni: la pubblica reprimenda, la soglia minima di intervento punitivo, non è chiaramente paragonabile ad una decurtazione di punti in classifica o alla sospensione da una o più tappe del campionato.

Non ha inoltre senso scrivere che verranno applicate “una o più delle seguenti sanzioni” senza specificare una precisa logica con cui questo verrà fatto. Staremo a vedere come deciderà di esporsi la FIA, ciò che è certo è che dalle decisioni prese dipenderà il futuro stesso della norma ed il suo successo o fallimento, in quanto la sua prima applicazione farà inevitabilmente giurisprudenza.

Foto di gruppo per la Red Bull, campione del mondo piloti 2022 con Max Verstappen

Quanto alle polemiche sulle decisioni in pista, devo ammettere che sono argomenti che a questo punto della stagione mi appassionano davvero poco. La Ferrari quest’anno ha confezionato il suicidio perfetto: sbagli dei piloti, errori di strategia, problemi di affidabilità, scarso potere politico. A mio avviso la somma di questi fattori è ben più determinante di una penalità data o non data a Perez e/o Leclerc a campionato già ampiamente chiuso, per chi ancora recrimina sui fatti di Singapore o di Suzuka.

Vale la pena discuterne pro futuro, è evidente. Ma non raccontiamoci che sia questo ora il tema che sposta gli equilibri. Il fatto che Binotto si sia concentrato su certe questioni può far sì piacere nella misura in cui è il caso di alzare la voce e far valere il proprio potere politico, purché non sia un fare rumore su questioni minori perché non si ha la possibilità, la volontà o la capacità di puntare i piedi sul tavolo che conta veramente.


Autore: Marco Santini – @santinifunoat

Foto: Twitter @F1

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Marco Santini