Formula 1

Max Verstappen: un talento naturale coltivato in maniera maniacale

Nel 2021 Max Verstappen ha vinto il campionato del mondo di F1 per la prima volta. Un sogno che presto potrebbe realizzarsi nuovamente; nel GP del Giappone infatti il pilota olandese avrà la seconda occasione per vincere il suo secondo titolo in carriera. Un traguardo che, se raggiunto a Suzuka, a differenza dello scorso anno, arriverebbe con quattro gare di anticipo.

Il giovane pilota di casa Red Bull è ormai un volto ben noto in F1. Il suo arrivo risale infatti al 2015, quando ancora non aveva raggiunto la maggiore età. Il campione del mondo in carica ha sempre però avuto una figura pesante da portarsi sulle spalle, ovvero quella di papà Jos. Pilota di F1 anche lui, ma con meno talento del figlio, un uomo duro e dall’aspetto poco sorridente nella maggior parte dei casi. Ad eccezione di Abu Dhabi 2021, quando il figlio Max ha realizzato quello che era anche il sogno di suo padre.

Max Verstappen bambino con il padre Jos

F1. Jos Verstappen: un papà duro funziona davvero?

Arrivare ad essere uno dei venti piloti di F1 non è mai troppo semplice. Arrivarci quando ancora non si hanno diciotto anni è forse incredibile. La storia di Max Verstappen nel Circus inizia proprio così. Un giovane pilotino olandese che presto avrebbe saputo dire la sua. Tanti errori di inesperienza e macchine non competitive dopo, Max Verstappen è cresciuto presentandosi pronto a lottare per il titolo. Cosa avvenuta nel 2021 in particolare e nel 2022 con quella consapevolezza in più che solo un campione del mondo può portare con sé.

Il giovane olandese è sempre stato accompagnato nella sua carriera. Papà Jos è infatti ancora oggi una figura molto presente, anche se forse un po’ meno dopo il trionfo finalmente ottenuto nel 2021. Un obiettivo che lo stesso Jos Verstappen non ha mai potuto raggiungere nella sua carriera da pilota. La vittoria di Max è così stata data, in parte, anche a suo padre. Un uomo che nella vita del campione olandese ha probabilmente avuto un ruolo diverso da quello di padre.

Max Verstappen non ha infatti avuto un’infanzia come quella che possono avere gli altri bambini. Fin da piccolo il suo futuro è stato infatti scritto, cosa che lo ha portato ben preso su una di quelle ambite monoposto di F1. Un’educazione rude, poco affettiva e fatta di punizioni che oggi farebbero storcere più di una bocca.

Un percorso educativo diverso, quasi militare, quello affrontato da Verstappen nel corso della sua vita e della sua carriera. Un cammino che forse lo ha aiutato ad arrivare tra i grandi della F1 ma che allo stesso modo lo ha privato di quel vissuto con la famiglia di cui un bambino necessita. Un metodo che si può dire aver davvero funzionato?

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing)

F1. Più coach che papà: un bambino deve fare il bambino

I paradigmi educativi che un genitore adotta con i suoi figli non sempre sono criticabili. Le dinamiche di ogni famiglia sono infatti private e un occhio esterno non le può comprendere nella loro totalità. Il modo in cui Max Verstappen è cresciuto, sotto l’occhio vigile di papà Jos, è uno di quelli che spesso hanno sollevato qualche dubbio. Non solo il campione olandese non ha vissuto un’infanzia, ma ha anche affrontato “sfide” che in molti faticano ad immaginarsi.

La più famosa è ormai quella che riguarda una punizione data da Jos a Max a seguito di una brutta gara corsa dall’attuale campione di F1. Papà Jos, sulla strada del ritorno, abbandonò infatti sul ciglio il giovane Max che, dopo qualche minuto, venne recuperato dalla madre. Un racconto che ha provocato molte reazioni, tra cui quella di Sebastian Vettel. Il pilota tedesco si è infatti spesso mostrato sensibile ad alcune tematiche, motivo per cui ha voluto sottolineare quella legata alla figura del padre.

12 titoli mondiali in una foto: Sebastian Vettel (ex Scuderia Ferrari F1), Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1) e Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing F1)

Vettel, padre di tre bambini, ha infatti ragionato sull’utilità che un insegnamento, simile a quello riservato a Max, può avere. Una sfida che anche il quattro volte iridato affronta giorno per giorno. Essere padre, o madre, è infatti un cammino che si costruisce un passo alla volta. Forse però a volte ci si dimentica che tale percorso comprende anche i figli con cui bisogna camminare insieme. “Se accetti che i tuoi figli possano risponderti, allora devi anche affrontare il fatto che loro rispondono”. Queste alcune delle parole dette da Vettel.

Quando si tratta di attività sportive, i genitori tendono spesso a dimenticarsi che lo sport è una parte della vita dei figli e non una cosa da affrontare in parallelo. Crescere in un determinato modo non ha infatti influenza sul talento innato. Le conseguenza avvengono infatti a livello emotivo. I bambini dopotutto devono fare i bambini, nient’altro. Possono saltare, correre, ballare, pattinare, giocare a calcio o guidare un kart. Basta che lo facciano come richiede la loro età, col sorriso e il solo pensiero di divertirsi. Poi se hanno il talento il mondo riuscirà ad apprezzarlo, anche se di anni ne hanno venti.


Autore: Chiara Zambelli – @chiarafunoat

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari

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Chiara Zambelli