F1 e pioggia. Due elementi che vanno sempre meno d’accordo ma che devono imparare nuovamente a coesistere onde evitare il rischio – concreto – che la categoria si snaturi in virtù di un’incapacità gestionale e di una deriva tecnico-filosofica che sta rendendo le vetture sempre più refrattarie all’asfalto bagnato.
Potremmo citare molti episodi in cui la Federazione Internazionale è andata coi piedi di piombo in presenza di asfalto viscido ma ci basta riferirci al Gran Premio del Giappone di sei giorni fa. Una gara monca che per un pelo è riuscita ad assegnare il punteggio pieno con gran godimento per Max Verstappen che ha così potuto ottenere il suo secondo titolo del mondo.
Proprio perché la vetrina era di quelle importanti è necessario procedere in una serie riflessione sul da farsi quando Giove Pluvio sala in cattedra. Un piccolo segnale, un sentiero nella fitta vegetazione, l’ha aperto Lewis Hamilton quando, prima della seconda ripartenza, aveva riferito di voler scendere in pista per saggiare il livello di aderenza delle monoposto. Il britannico aveva aggiunto che spettava ai piloti valutare se le condizioni erano idonee a gareggiare. Una breccia nella quale la Gran Prix Driver Association vuole incunearsi per permettere la riscrittura delle regole d’ingaggio in situazioni avverse.
F1. Al vaglio l’introduzione dei giri informativi in caso si pioggia
Alex Wurz, il direttore dell’associazione che non sempre dà prova di essere un organo decisivo, propone l’idea di fare dei “giri informativi” in quelle gare condizionate da pioggia e scarsa visibilità. L’ex Benetton ritiene che, durante queste tornate da effettuare poco prima dello start, ogni pilota possa dare la propria opinione sullo stato generale del tracciato. Elemento che sarebbe di grande supporto alla direzione gara che potrebbe prendere decisioni avendo strumenti più funzionanti.
Quello del giro informativo sarebbe un espediente che andrebbe comunque coadiuvato da altri strumenti. Tra questi l’introduzione dei sensori di visibilità che potrebbero aiutare a migliorare la sicurezza consentendo il normale svolgimento degli eventi anche in situazioni come Spa 2021 o, appunto, Suzuka 2022. Il sensore, impostato adeguatamente, sarebbe in grado di superare la visione personale di un pilota che potrebbe essere mossa da un interesse particolaristico.
Oggettivare il soggettivo per creare uno schema interpretativo immediatamente efficace per la direzione gara che così non dovrebbe mediare tra interessi utilitaristici di conducenti, team principale e soggetti coinvolti ad ogni livello.
Chiaramente non stiamo dando una notizia. Quelle di Wurz sono congetture. Auspici che però sono sintomatici di una discussione in corso tra i piloti che vogliono pesare di più, col loro consiglio, nel definire le giuste condizioni operative.
La compattezza della GPDA è l’elemento fondante per mettere i driver al centro del processo decisionale. Perché, oggi, troppo spesso, chi deve produrre lo spettacolo calandosi nell’abitacolo è marginalizzato al ruolo di mero esecutore senza poteri né pareri.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG