E così siamo giunti alla vigilia del weekend Gran Premio del Brasile. Si tratta della penultima gara del campionato del mondo di F1 2022 che coincide con la terza ed ultima sprint race in calendario (leggi qui). Se la tappa paulista rappresentò, l’anno scorso, uno dei momenti più adrenalinici del serratissimo duello tra Lewis Hamilton e Max Verstappen, tra penalità per ali irregolari, rimonte clamorose e duelli rusticani in pista, l’edizione attuale ha ben pochi spunti da offire.
Con il titolo piloto ampiamente assegnato e quello Costruttori andato in archivio restano da scrivere verdetti di secondo piano. Nulla che ci farà sobbalzare dalle poltrone specie se parametriamo il tutto a dodici mesi fa. Non che la corsa alla seconda piazza nel “Piloti” o la rincorsa della Mercedes alla Ferrari siano storie meno nobili narrare, ma è chiaro che l’interesse generale non può considerarsi apicale.
La fotografia del momento non presenta sfocature. L’immagine è ben delineata e mostra una Red Bull assoluta dominatrice. Milton Keynes, che ha saputo isolarsi dalla tensioni scaturenti dal budget cap gate, viene da una striscia di vittoria avviatasi in Francia, quando Charles Leclerc, in totale controllo, perse il controllo della sua Ferrari F1-75 lasciando strada a Max Verstappen. Che da quell’istante si affrancherà dalla vittoria solo a Singapore dove sarà autore di un gran premio anonimo e pasticciato.
Non ci sono elementi per ritenere che la concorrenza possa sovvertire i valori fin qui visti. La Ferrari, che nell’altura di Città del Messico ha sofferto con la power unit, potrebbe ancora incappare in un weekend sottotono. Gli 800 metri sul livello del mare di San Paolo del Brasile non sono di certo gli oltre 2000 di Città del Messico, ma la rarefazione dell’aria è sicuramente maggiore rispetto alla media delle altre gare. Ecco che il turbo del propulsore di Maranello potrebbe andare nuovamente in deficit d’ossigeno. La Mercedes, dal canto suo, potrebbe nuovamente giovarsi della situazione superando l’atavico drag che ha condizionato l’intera annata.
Situazioni che possono concretizzarsi ma che verosimilmente non scalfiranno l’imperio della creatura di Adrian Newey. La tavola sembra apparecchiata per un altro trionfo degli austriaci. Verstappen ha intatte motivazione per rendere ancora più solidi i record stabiliti sin qua; Sergio Perez cerca la terza in stagione per allontanare il pericolo Leclerc. Ma sono le caratteristiche del tracciato intitolato a Carlos Pace a mettere la RB18 ancora una volta in cima alle preferenze. I lunghi tratti full gas che vanno dalla Juncao alla staccata della Esse di Senna e dall’uscita di questa alla Curva del Lago (la 4) sembrano fatti apposto per esaltare l’efficienza aerodinamica della vettura che può contare su un effetto DRS potentissimo (leggi la nostra preview tecnica).
Cosa, quindi, potrebbe intervenire per mettere in discussione questo vantaggio? Il classico evento deviante. La classica “macchia” di pallonara memoria che può scaturire da un safety car beffarda, da un inconveniente tecnico, da un contatto in bagarre. Fatti impoderabili come base legittimante di una vittoria che non sia appannaggio del duo che corre sotto le insegne del toro che carica. Di questo avviso è Jolyon Palmer, ex pilota della Renault.
“L’unico podio a sorpresa che abbiamo avuto quest’anno è stato quello di Lando Norris a Imola” ha detto il britannico al podcastF1 Nation. Alcuni incidenti, alcune safety car, qualcosa che non ti aspetti. Sono questi gli elementi che possono modificare le cose.
“L‘anno scorso abbiamo avuto Ocon che ha vinto in Ungheria, Alonso che è salito sul podio. Poi c’erano Vettel e Gasly anch’essi sul podio, Ricciardo ha vinto una gara. Quest’anno solo Lando Norris ha raggiunto un terzo posto ed è accaduto a Imola, un altro weekend caratterizzato dalla Sprint Race“.
Quelle di Palmer sono parole che fanno riflettere. Il 2022 è stato molto deludente sul fronte del livellamento dei valori in campo. Liberty Media, con la sua rivoluzione tecnica, ha ottenuto l’effetto diametralmente opposto da quello ricercato. Forse è proprio per questa ragione che il possessori della F1 spingono in maniera così veemente per incrementare il numero di gare sprint fino a fare diventare questo il format di riferimento.
Insomma, la classe regina del motorsport si attacca ad eventi imponderabili e a weekend dal format anomalo per dare un senso alle sue riforme. Forse era il caso, prima di lanciarsi a rotta di collo in modifiche così drastiche, di valutare meglio ciò che si aveva e magari di sublimarlo. Perché, al di là delle polemiche furibonde nate dopo Abu Dhabi 2021, il campionato scorso è stato un inno all’imprevedibilità e allo spettacolo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red bull Racing, Alpine