In F1 il mondo sembra essersi ribaltato, ma in un certo senso è ciò che potrebbe succedere il prossimo anno. La Mercedes è ufficialmente tornata ai vertici con una doppietta. Abbiamo visto una Red Bull molto opaca e durante l’analisi odierna cercheremo di capire il perché. Luci e ombre in casa Ferrari. Una gara nel complesso buona, ma che ancora una volta nasconde diverse lacune rispetto ai diretti rivali.
Allo start le squadre hanno svelato le gomme prescelte per il primo stint: le frecce d’argento avevano una sola mescola Soft nuova a testa, con la quale appunto hanno deciso di partire. Come possiamo notare dalla tabella a seguire, che riassume gli pneumatici disponibili per ogni pilota, Max Verstappen ha preservato una Pirelli a banda rossa nuova in più da utilizzare in gara.
La scelta fatta durante la Sprint Race, pertanto, non può essere definita completamente “errore strategico”. Con Perez, invece, si è optato per un percorso differente in termini di gestione dei treni di gomme disponibili. Al via del Gp il messicano aveva quattro set di Medie nuove e d’accordo con il muretto, ha scelto di affrontare il primo stint della corsa con l’unica Soft rimasta.
In Ferrari hanno preferito la “calzatura” Medium per il via che offre, per lo scatto iniziale, un po’ meno di grip ma un degrado minore. Per gli alfieri della rossa ben tre set di gomme gialle a testa, una Soft nuova per Charles, una usata per Carlos.
A margine del contatto con Norris Leclerc è passato subito alla gialla, con la quale ha dimostrato un buon ritmo. Per questa ragione, il muretto ha richiamato ai box anche lo spagnolo per installare il medesimo compound all’auto del madrileño. Durante la ventiduesima tornata arriva il secondo stop per l’ex Alfa Romeo, utile per fornire l’extra grip della Soft alla numero 16 e recuperare posizioni in pista.
In testa alla gara Russell ha imposto il suo ritmo e il degrado è sembrato inizialmente minore di quanto previsto. Perez si è fermato al ventitreesimo giro, ma la finestra di pit stop su Bottas e Norris era ancora chiusa. Per tale ragione, il messicano si è trovato imbottigliato dietro a questi due piloti più lenti.
In Red Bull pensavano che stando fuori qualche tornata in più sarebbero caduti nell’undercut di Sainz. Hanno pertanto montato la Medium e al passaggio successivo è rientrato anche Russell per la gialla, compound utilizzato da molti proprio per il minor degrado. La vettura numero 63 è poi rientrata in pista davanti a Perez approfittando anche del traffico.
Al comando Lewis Hamilton ha continuato sulla Soft per guadagnare qualcosa in termini di race time. Il pilota inglese avrebbe potuto allungare ulteriormente lo stint per poi utilizzare la Hard, puntando così sull’unico stop. Fermandosi solo cinque giri più tardi rispetto ai diretti rivali, questa tattica era difficilmente percorribile però.
Oltre a questo durante le prime tornate con le medie il britannico ha spinto molto. Tale scenario ha fatto pensare che gli strateghi di Brackley avessero in mente per lui un ulteriore sosta.
Nel primo stint sono tutti rimasti molto vicini in termini di lap time, con Russell che ovviamente, in aria pulita, è stato il più rapido. In questo frangente le Ferrari hanno tenuto il passo di Hamilton, non distaccandosi molto da quello del britannico.
Al trentasettesimo giro Sainz è stato il primo a rientrare per cominciare il terzo stint. Lo spagnolo monta l’unica gomma rossa nuova a disposizione. In seconda posizione Perez aveva un passo più lento rispetto alle due Mercedes. Dopo la sosta, il messicano era virtualmente dietro a Carlos. Ovviamente fermandosi prima, Checo avrebbe poi avuto una gomma più fresca rispetto al ferrarista.
Al momento del pit stop l’undercut di Carlos ha funzionato ed il pilota della Red Bull è rientrato a 11 secondi dalla vettura numero 55 con pneumatici 12 giri più freschi. Un delta importante, insomma.
Nel long run centrale Lewis ha preso il volo. Il Re Nero ha girato mediamente 3 decimi più veloce rispetto al compagno di squadra. Molto probabilmente, se avesse allungato questo stint, avrebbe potuto seriamente insidiare la leadership del compagno. In questo caso la Ferrari di Sainz ha faticato molto di più rispetto alle Mercedes: sono 6 i decimi di distacco su Hamilton e 3 da Russell.
Dal box tedesco hanno concordato con i piloti le gomme da utilizzare per la parte finale della corsa e il leader della gara ha preferito la mescola più morbida. Cosi è stato per entrambe le frecce d’argento, che hanno utilizzato l’ultima mescola rossa a disposizione.
Con l’uscita della Virtual Safety Car, il muretto italiano ha richiamato Carlos che inizialmente non è rientrato ai box. Alla tornata successiva è passato in corsia box per montare la Soft usata che il team aveva preservato proprio per una situazione del genere, quando a fine gara la vettura è molto più leggera.
Con questo stop sono finiti dietro a Perez. Poco dopo è stato dichiarato regime di Safety Car, ma per fortuna della Ferrari il messicano non si è fermato visto che non aveva più nessuna Pirelli a banda rossa nuova. Eventualmente avrebbero potuto montargli un compound usato ma, con ogni probabilità, hanno reputato che era meglio tenere la media.
Questo perché alla ripartenza Perez ha preferito una gomma già in temperatura che comunque aveva “solo” 9 giri di vita. Per lo stesso motivo non si sono fermate le due Mercedes, che non avevano più gomme Soft. D’altronde anche nella loro situazione le rosse erano ancora in buon stato.
Osserviamo ora (foto in alto) il ritmo medio tenuto dai piloti di testa durante il Gran Premio del Brasile. Attraverso la grafica si nota come Lewis Hamilton abbia mantenuto un passo medio minore rispetto al compagno di squadra. Ma allora Russell dove è riuscito a fare la differenza?
La risposta è semplice: il talento della Mercedes ha saputo amministrare al meglio le gomme, offrendo una costanza di rendimento attraverso un handling delicato sulle coperture.
Ecco il degrado delle tre vetture ai vertici della gara durante il primo stint. Perez e Russell montavano gli pneumatici Soft, mentre il ferrarista Sainz disponeva della mescola gialla.
Come detto il vincitore della corsa è riuscito a contenere di molto il consumo dei compound, grazie ad una guida oculata che ha garantito un risparmio significativo pur percorrendo uno stint di ben diciassette giri. In Ferrari, con una mescola più dura, hanno sofferto il doppio del degrado…
Nel secondo stint il confronto risulta ancora più lampante. Russell ha prodotto un degrado sulla media di 0.03s/giro, mentre lo stesso valore per Sainz e Perez è molto più alto: 0.07s/giro per lo spagnolo, addirittura 0.08s/giro per il messicano.
Quanto alla Red Bull, possiamo asserire che la gara dei bolidi austriaci non è stata molto lineare. In estrema sintesi per le due RB18 è mancato un po’ di passo a cui eravamo ormai abituati. Il problema potrebbe essere legato, ancora una volta, al ridotto numero di prove libere per trovare il setup ideale.
A quanto pare, infatti, il team di Milton Keynes ha una difficoltà maggiore durante il format Sprint Race. Difficilmente i tecnici riescono nella messa a punto ottimale della monoposto con una sola sessione di prove libere. Ciò nonostante, se Max fosse rimasto davanti, poteva senza dubbio giocarsi il podio.
Infine dobbiamo parlare anche della Ferrari, capace di “infastidire” le Mercedes specialmente nel finale. Errori in qualifica a parte, il Cavallino Rampante ha gestito abbastanza bene il weekend, riuscendo a conservare una Soft per il momento giusto. Tuttavia va sottolineato che il ritmo non era all’altezza di quello proposto dalla W13.
Tra le due vetture c’era una differenza di circa 5 decimi al giro, non poco. Anche sul fronte degrado sono stati più deboli rispetto ai rivali per la vittoria. Sono ormai abbastanza chiare le aree dove a Maranello dovranno concentrarsi in vista del 2023.
La gestione gomme deve senza dubbio essere attenzionata. Riuscire “nell’impresa”, significherebbe poter avvicinarsi alla Red Bull a livello prestazionale. D’altronde, come abbiamo potuto constatare, il grafico concernente il degrado parla chiaro: la F1-75, nel compare, è la vettura consuma maggiormente le coperture.
Autori e grafici: Arcari Alessandro – @berrageiz – Niccolò Arnerich – @niccoloarnerich