Formula 1

Formula Uno: la “crisi” è negli occhi di chi guarda

Siamo giunti alla conclusione della settantatreesima stagione della storia della F1. Una storia che nel suo corso ha visto avvicendarsi 34 campioni del mondo, le Guerre Mondiali, l’Apartheid, il Covid. Lo sport, tuttavia, è riuscito a resistere nonostante tutto, a superare gli ostacoli e le disgrazie ed ad andare sempre avanti.

Questo, è stato possibile grazie a solo una variabile: tu, lettore. Siamo infatti noi, gli appassionati, quelli storici e quelli appena arrivati, quelli “perenni” e quelli domenicali, quelli che lanciano commenti dal divano con una birra in mano e quelli che vanno in autodromo. Ognuno di noi ha preso parte al perpetrarsi della storia della Formula Uno, recentemente definita “in crisi”. In base a cosa?

Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing) – Gp Abu Dhabi 2022

F1. La “brutta” piega di Liberty Media

Hanno ucciso la Formula Uno, chi sia stato non si sa. O forse sì. Secondo l’opinione comune, l”assassino” della F1 sarebbe proprio Liberty Media.

L’ente americano, infatti, sarebbe reo di avere stroncato l’interesse verso lo sport tramite la monotonia delle vittorie (ci riferiamo ai tempi non troppo antichi di Verstappen ed Hamilton), la presenza di duelli definiti “fasulli”, l’eccessiva spettacolarizzazione dell’evento tramite un’eccessiva importanza data all’interesse mediatico dello sport e, perché no, anche determinate iniziative innovative.

Fra le principali innovazioni aspramente criticate dal pubblico, troviamo la Sprint Race. Ma anche il lunghissimo, interminabile calendario. Quest’ultima è una critica particolarmente interessante, in quanto viene mossa per il benessere di piloti e lavoratori, per l’impatto ambientale e per le difficoltà di organizzazione. La particolarità sta nel fatto che, se 24 gare sono ritenute eccessive, e sono in effetti parte di una stagione infinita, le 30 gare che Domenicali ha nel mirino andrebbero a collocarsi all’interno di un calendario gare dalla lunghezza della Divina Commedia.

Pare però corretto indagare le basi della crisi dove poggiano e le motivazioni che spingerebbero di conseguenza Liberty Media a portare avanti una Formula Uno che non piace a nessuno.

Stefano Domenicali, CEO Formula One Group

F1. La smentita dei numeri

La “crisi” sembra non trovare riscontro nei numeri che supportano la stagione appena trascorsa. Non ci stupisce trovare un aumento incredibile di persone sugli spalti rispetto alla tristemente nota stagione 2020, flagellata dalla pandemia e responsabile di aver messo in crisi l’intero sport a livello di entrate economiche.

Quello che colpisce, invece, è il forte aumento di interesse rispetto all’epoca precedente alla pandemia. Il 2022, infatti, ha finora contato una cifra astronomica di 5 milioni presenze in tutti i circuiti. E non finisce qui.

I numeri, infatti, sono relativi soltanto ad alcuni Gran Premi, in quanto manca ancora l’ufficialità dei numeri relativi ai GP di Arabia Saudita, Imola, Monaco e Baku. I riferimenti conclusivi, quindi, potrebbero andare a sfondare i 6 milioni. Non male, per uno sport che sta perdendo interesse, non vi pare? Inoltre, il numero delle presenze sugli spalti ha comodamente superato le 40mila presenze ad Austin, Melbourne e Silverstone.

Inoltre, sempre parlando di freddi ed oggettivi numeri, sorprende che la Spagna abbia apprezzato un boom nel numero degli spettatori pari al 73% rispetto al 2019. Questo vuol dire che gli appassionato che hanno affollato gli spalti sono passati da 160.428 del 2019 a 277.836. Possiamo inoltre affermare con sicurezza che non si sia trattato di un caso, in quanto lo stesso fenomeno è avvenuto anche con gli altri appuntamenti del mondiale.

Prendiamo Monza, ad esempio. Il “Tempio della Velocità” è stato visitato dal 69% di spettatori in più rispetto all’ultimo evento pre-pandemia. Un risultato decisamente incredibile, che estende la sua eco anche su Abu Dhabi. Sebbene, infatti, il Campione del Mondo sia costruttori che piloti di F1 sia stato definito in largo anticipo, l’ultima tappa del mondiale ha goduto del 5% extra di affluenza.

Charles Leclerc (Scuderia Ferrari F1) disegna i “donuts” per le celebrazioni ad Abu Dhabi

F1. Non sarà “bella” ma piace

Dopo aver esaminato le critiche e i numeri, è arrivato il momento di tirare le somme: la F1 è davvero in crisi? Se la risposta fosse affermativa, non ci sarebbero stagioni così lunghe come questa appena trascorsa e quella del 2023 e specialmente come la maxi-stagione da 30 gare sognata da Domenicali. Il motivo è relativamente semplice, e sono i soldi. Liberty Media non potrebbe permettersi di investire in un progetto così ambizioso se non ci fossero le richieste in aumento da tutto il mondo per essere scelti come ospiti di un GP.

Non a caso, la categoria regina delle ruote scoperte ha anche visto uno sproposito aumento di sponsor di prim’ordine affacciarsi per una collaborazione. E’ il caso della logistica, supportata da DHL, una compagnia che non ha bisogno di presentazione e che investe solo sul sicuro. Chi non ha sentito ultimamente il commercial recante l’autista cantare a squarciagola “Yellow” dei Coldplay per indicare che sarà proprio la DHL ad occuparsi della logistica della top band? A questo colosso si associano anche altre multinazionali del calibro di Heineken ed Aramco.

Inoltre, abbiamo visto quanto l’affluenza ai GP sia in crescita e questo nonostante un aumento importante dei prezzi dei biglietti. La passione non è solo quantificabile in pista e questo lo testimoniano le emittenti internazionali, disposte a contratti a cinque stelle pur di assicurarsi i diritti.

Tutti i piloti schierati in griglia con le proprie monoposto per presentare la nuova stagione di “Drive to survive”

Una grande mano all’aumento dell’interesse per la F1 l’ha data anche “Drive To Survive”. Il programma di Netflix che mostra i “dietro le quinte” ( in realtà si tratta di un riassunto con il format di un reality show che dà voce ai protagonisti dello sport) va in onda da diverse stagioni e continua ad essere confermato.

La sua forza è prendere lo sport e renderlo scintillante come uno show, diffondendolo a livello mondiale anche in paesi che non sono storicamente appassionati alla F1 e soprattutto portarlo nei dispositivi dei giovani, aumentando a dismisura anche il numero di “neofiti” della categoria. In questo modo, grazie ad un continuo rinnovo di audience, “the show must go on”. Con un’interessante miscela di appassionati nuovi e storici capace di dare nuova linfa vitale ad uno sport che, in definitiva, è in crisi soltanto per gli scettici.


Autore: Silvia Giorgi silvia_giorgi5

Fonte Immagini: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari

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