Sarà perché ci troviamo nel weekend in cui si disputa la terza sprint race della stagione di F1 2022, ma il tema non era mai stato così tanto dibattuto. Nemmeno quando, a inizio anno, si era corso concretamente il rischio che tutto saltasse e che non ci fosse futuro per la “garetta” da 100 chilometri senza pit stop e nella quale, cosa più grave, spesso manca il protagonista assoluto, l’elemento per la quale è stata creata: lo spettacolo.
Ne sa qualcosa Lewis Hamilton che nelle corse rapide disputatesi in questa stagione non ha avuto troppa fortuna. A Imola il britannico è rimasto incagliato nelle zone basse della classifica finendo in quattordicesima piazza complice anche una W13 malata e una pista refrattaria ai sorpassi; in Austria ha rimontato un sola posizione dopo la partenza in nona piazza a seguito dell’incidente in Q3. Un lungo duello con un tenacissimo Mick Schumacher in una delle sue migliori performance nella massima serie. Questo l’unico elemento da ricordare in una piattezza generalizzata.
Sarebbe quindi comprensibile se Hamilton esprimesse scetticismo sul modello che tanto piace a Liberty Media. In realtà il sette volte iridato non è stato censurante, anzi, ha parlato di un meccanismo da perfezionare distaccandosi dai pareri espressi da Max Verstappen in settimana. “Ogni volta che le disputo – ha spiegato l’olandese – l’obiettivo è sempre non subire danni e assicurarsi di rimanere nei primi tre. L’unico lato emozionante è avere una partenza in più. Ma, alla fine, solo chi si trova dietro posizione può risalire perché usando un solo treno di gomme che dura per un intero stint non succede molto“.
“Abbiamo avuto tante gare emozionanti, quindi non c’è bisogno di aggiungere un evento che dura un terzo della distanza. E poi – rincarando la dose – tutti sono molto prudenti, perché se stai lottando per il terzo posto e hai un problema e finisci ultimo, sai che il tuo weekend sarà difficile. Probabilmente non correrai dei rischi, quindi non è una gara vera e propria“.
Hamilton, a margine della cerimonia nella quale è stato insignito della cittadinanza onoraria brasiliana, ha fatto cenno alla gara veloce esprimendosi in maniera non stroncate e propositiva. “A volte, [nelle sprint race] non ci sono sorpassi, quindi speriamo di imparare dalle gare in cui non ce ne sono stati così da scegliere posti come il Brasile che creano molte più opportunità“. Insomma, tutta questione di layout. E il ragionamento fila perché in molti hanno sottolineato che Imola e Spielberg non fossero proprio le location più indicate per la tipologia di manifestazione.
Quali potrebbero essere i tracciati più idonei? Ecco la visione di Hamilton: “Da qualche parte come Baku. Quello è uno dei posti migliori per sorpassare. Non sono contrario finché sono selettivi su dove metterlo. Se la mettessero a Monaco, per esempio, sarebbe la cosa più ridicola. Mi piace che abbiamo qualcosa di diverso. Penso che dobbiamo introdurre qualcos’altro per Monaco perché si segue solo senza poter fare nulla. Possiamo trovare qualcos’altro per posti come questo dove non ci sono opportunità di sorpasso? Non lo so. Penso che ci sia altro che possiamo aggiungere anche nei fine settimana, ma non più giorni“.
I due piloti più rappresentativi della Formula Uno sono quindi su due piani interpretativi del tutto diversi. Parallele che sembrano non intersecarsi. Pareri comunque nobili che FIA e soprattutto Liberty Media devono prendere in seria considerazione. Ad oggi non si legge una chiara logica nella scelta dei teatri di gara. Ed è proprio la mancanza di una linea assennata che fa generare commenti non votati all’entusiasmo.
L’anno prossimo, dopo che team, Federazione e proprietà del Circus hanno trovato un accordo di non semplice ratifica, le sprint passeranno a sei. E’ obbligo per i plenipotenziari della Formula Uno scegliere con cura i palcoscenici delle operazioni perché c’è il rischio che il sistema imploda.
Ad oggi la gara veloce ha un buon seguito perché ha ancora il gusto nella novità e della rarità. Ma, rendendola sempre più istituzionale, si rischia di mettere in evidenza tutti gli eventuali difetti che reca con sé. Le valutazioni di Hamilton e Verstappen, seppur apparentemente divergenti, sono frutto della medesima matrice. Quella di due piloti innamorati del proprio lavoro che vorrebbero cose fatte meglio.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Oracle Red bull Racing, Scuderia Ferrari