Sul campionato del mondo di F1 2022 se ne sono dette tante e molte se ne diranno ancora da qua al momento in cui vedremo i primi modelli di vetture 2023. Elemento che ci permetterà di “dimenticare” ciò che è stato proiettandoci concretamente all’anno venturo. Uno dei grandi quesiti al momento irrisolti è come la Ferrari, che ad un certo punto aveva dimostrato di essere la stella polare tecnica della categoria, si sia accartocciata su se stessa cedendo il passo alla Red Bull di Max Verstappen che è andato a vincere in una maniera così semplice e disarmante da trasformare l’intero campionato in un film tremendamente noioso.
Le ragioni alla base della brusca frenata “maranelliana” sono, sintetizzando all’estremo, tre: il primo è riferibile ad una vettura, la F1-75, che non si è sviluppata come avrebbe dovuto nel dipanarsi del calendario. Il confine tra scelta e necessità è stato molto labile. Mattia Binotto, difatti, ha ammesso che ad un certo punto si è stabilito di lanciarsi nell’anno successivo. Non sapremo mai se la cosa è accaduta perché si è capito che quest’auto non avesse margini di progresso o perché la classifica (fattasi difficile anche in virtù di errori strategici che hanno allargato la forbice in punti con la Red Bull) ha determinato un cambio tattico così netto.
Il secondo elemento è riconducibile all’introduzione della Direttiva Tecnica 039. Ma anche in questo caso, senza scendere troppo nello specifico, c’è una fitta coltre di fumo a circondare le cose. Ancora una volta è Binotto a contribuire a non farci veder chiaro. Sebbene, dal Belgio in poi, le prestazioni della F1-75 siano scadute in maniera piuttosto evidente, il team principal di Losanna ha riferito, a più riprese, che il nuovo contesto non ha frenato lo slancio della rossa monoposto. I numeri nudi e crudi dicono ben altro e si fa fatica a comprendere la posizione del tecnico che forse ritiene che l’annata sarebbe stata comunque compromessa.
Il terzo elemento è più chiaro e riporta all’affidabilità. E’ in Spagna che la questione è letteralmente scoppiata. Charles Leclerc guidava la gara con un distacco di estrema sicurezza. Tutto lasciava presagire che la Rossa avrebbe tagliato per prima il traguardo quando il motore ha abbandonato il monegasco. Da quel momento la latitanza della solidità del V6 italiano ha decisamente penalizzato la Scuderia.
Sia per i punti persi in seguito ai ritiri (ricordiamo anche Sainz in Austria e lo stesso Leclerc a Baku) sia, soprattutto, per altre due ragioni correlate: le troppe sostituzioni di parti della power unit che hanno portato a diverse penalità in griglia non scontate invece dagli avversari, sia l’aver girato (anche se non vi sono conferme ufficiali) con mappature conservative necessarie ad evitare di far incappare i piloti in ulteriori e scomodi zero in classifica.
Quelle “short term solution” individuate da Binotto dopo il Gp del Montmelò non sono state altro che un tampone momentaneo – ed inefficace – ad un problema più grosso alla cui risoluzione si sta lavorando in questi mesi per presentarsi nelle prossime stagioni con un propulsore che sia potente ma anche sufficientemente solido.
Dal quadro su dipinto si evince che forse, facendo un atto di realismo, riportare il titolo a Maranello sarebbe stata un’impresa titanica, fuori dalla portata di un Charles Leclerc che si è prodotto in sforzi di volizione sovrumani nel tentare di arginare, vanamente, quel fiume in piena che è Max Verstappen. Eppure il monegasco ci aveva creduto. E la sua fiducia non nasceva dalle sensazioni sviluppatesi dopo aver saggiato le doti della F1-75. Il feeling s’era creato osservando la curva crescente della Ferrari che negli anni aveva dato prova di poter progredire fino ad arrivare in vetta.
“Non avrei firmato per le tre vittorie e le nove pole ottenute, l’avrei fatto solo per il Mondiale – ha così esordito il talento dell’Academy Ferrari ai microfoni dei Motorsport Italia – Ma avrei visto questo pronostico come un buon augurio visto che il 2020 ed il 2021 sono stati due anni difficili. Confermare un salto in avanti di performance come quello che abbiamo fatto è stato il risultato di un grande lavoro. Col passare della stagione si tende a dimenticare questo aspetto, ma lo scorso anno c’erano dei weekend in cui ottenere il settimo posto era considerato un buon traguardo. Oggi puntiamo sempre in alto, non è sempre andata come avremmo voluto, ma stiamo lavorando per migliorare”.
L’avvio del campionato ha illuso l’ex Sauber che pensava di poter mantenere il medesimo livello di competitività per tutta la stagione: “Eravamo in una buona posizione, c’era tutto per credere alla possibilità di giocarci le nostre chance fino alla fine. Se ripensiamo a Bahrain, Jeddah e Melbourne non c’erano stati imprevisti, avevamo completato tutti i test invernali senza un problema e probabilmente siamo stati l’unica squadra a non aver dovuto fare i conti con qualcosa di inatteso. Una tendenza poi confermata nelle prime tre gare; weekend in cui ci siamo confermati molto veloci ed affidabili. Quindi dopo Melbourne ero convinto che saremmo stati in grado di giocarcela fino alla fine”.
Lo switch stagionale di Leclerc non è stato dunque il Gp del Paul Ricard, bensì Spa Francorchamps. E’ in Belgio che Charles ha preso coscienza che il 2022 sarebbe volato via senza gioie: “Tante persone credono che questo momento sia il Gran Premio di Francia, invece per me è stato a Spa. Durante la pausa estiva ho creduto che avessimo ancora delle possibilità per restare in corsa fino alla fine, poi è arrivato il Gran Premio del Belgio ed è stato il primo weekend della stagione in cui la Red Bull si è confermata davvero superiore in termini di passo. Dopo quel fine settimana ho pensato che sarebbe stato molto difficile mantenere intatte le nostre possibilità in chiave Mondiale”.
Una delusione che non scalfisce il rapporto d’amore del pilota con la scuderia modenese: “Ho un contratto fino al termine della stagione 2024, e oggi vedo questa scadenza come molto lontana. Ho sempre amato la Ferrari, voglio vincere un titolo Mondiale con questa squadra e lo voglio fare il prima possibile. Quando arriverà il momento di valutare il futuro ci penserò, ma amo questa squadra. So che il presidente ha detto che è un obiettivo da centrare entro il 2026, ma da pilota non posso pensare a questa scadenza. Sono molto impaziente, mi preparerò e farò tutto il possibile per essere campione del Mondo nel 2023”.
Nonostante le difficoltà incontrate nella sua carriera ferrarista, Leclerc crede nel team che l’ha proiettato nell’olimpo della F1. Ragion per cui il contratto in scadenza al termine del 2024 sarà rinnovato. Le trattative, che per ora procedono a fuoco lento, entreranno nella fase calda l’anno prossimo. Un esito diverso dal prolungamento è da escludersi categoricamente. Estensione che potrebbe arrivare con un Leclerc iridato…
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari