La guerra fredda fra Charles Leclerc e Mattia Binotto è finita, ammesso che ci sia stata. Avrebbe dunque vinto il monegasco visto che in queste ore è arrivata la conferma delle dimissioni presentati dal team principal del Cavallino Rampante. Binotto lascia la Gestione Sportiva della Ferrari F1, che è stata la sua casa, dopo 28 anni, andando a cercare nuove avventure per il futuro.
L’ennesimo cambio di team principal per Maranello per una strategia che non ha ancora portato al tanto sperato titolo mondiale. Giocando con le ipotesi, ci troviamo ad attendere un drastico cambiamento all’interno del team di modenese anche per quanto riguarda il rapporto di forza tra piloti.
Il segreto di Pulcinella è stato ufficialmente svelato: Mattia Binotto non sarà più il team principal di Ferrari nel 2023. Tale decisione apre di conseguenza una serie di interrogativi a cui sarà imperativo dare una risposta quanto prima. Il quesito numero uno è chi sarà a sostituire il dirigente all’interno della Scuderia. A questa domanda abbiamo provato a dare una risposta prospettando una rosa di candidati per il ruolo. Per approfondire, cliccate qui.
La numero due è: perché c’è stato il cambio? Sembra che sia partito tutto da un clima di tensione fra l’occhialuto ingegnere e la stella della squadra Charles Leclerc. Tale tensione sarebbe diventata tanto pesante da poter essere tagliata con il coltello. Un esempio è stato quando Ferrari si è resa autrice dell’ennesima strategia sbagliata durante le Q3 delle Qualifiche del GP del Brasile. La squadra italiana mandò fuori Leclerc con le gomme intermedie in un momento in cui la pioggia aveva dato tregua. Il monegasco sbottò in un team radio decisamente polemico a cui Binotto replicò criticandone le modalità in pubblica piazza.
Da allora abbiamo visto le prime crepe. Si pensa – siamo ancora nel campo delle ipotesi – che il successore di Binotto possa essere Frédéric Vasseur. Il francese, a capo di Alfa Romeo, ha lavorato in passato anche con Leclerc, nella stagione del debutto nella massima serie. Fra i due, quindi, correrebbe buon sangue. Un idillio lavorativo con un pilota che però andrebbe a danneggiare l’altro.
Se l’ipotesi Vasseur andasse in porto, gli interi equilibri del team potrebbero essere sconvolti. Leclerc diventerebbe primo pilota, attirando le totali energie della squadra e del compagno su di sé. Questo renderebbe Carlos Sainz un secondo driver. Una definizione che non fa assolutamente per lui. “Io non sono mai stato un secondo pilota – ha dichiarato recentemente il madrileno – non lo sono ora in Ferrari e non lo sono stato in nessun team per cui ho corso. Non lo merito.”
Lo spagnolo si è sempre detto un uomo-squadra ed ha sempre dimostrato queste parole con i fatti sin dal suo esordio in F1. Sainz, infatti, è un driver veloce ed affidabile e, sebbene abbia raccolto meno di Leclerc, è poco incline alla topica.
D’altro canto, troviamo anche un altro peso dalla sua parte: Carlos Sainz Sr. Suo padre, infatti, è molto conosciuto ed influente nel mondo del motorsport e, se l’ipotesi di un ridimensionamento si dimostrasse vera, potrebbe fare valere anche lui le sue conoscenze per dare al figlio l’occasione negata. In F1 o altrove. Sainz, infatti, sarebbe sprecato nel ruolo di “controfigura” di Leclerc, cosa che porrebbe anche fine alla sua carriera “reale”, ossia quella in cui può farsi valere e vincere.
Una Ferrari diretta da Vasseur darebbe sicuramente più attenzione a Leclerc, anche per via del legame fra i due. Sainz non può certo lasciare prima Ferrari, non per il 2023. Questo garantirebbe una stagione di F1 con il monegasco come pilota di punta e lo spagnolo relegato a fargli da “scudiero”. Ma sarebbe utile una simile strategia? Valutiamo i pro ed i contro.
I pro sarebbero sicuramente una grande chiarezza gestionale. Non ci sarebbero battaglie con potenziali disastri stile Rosberg-Hamilton in Mercedes di qualche stagione fa. Ci sarebbe modo di focalizzarsi sul singolo, con l’intero team a sostenere Leclerc.
D’altro canto, però, i contro sono enormi. Ferrari andrebbe ad affrontare le grandi rivali Red Bull e Mercedes con metà forze. Mercedes, infatti, ha nel suo arco due frecce: sia Lewis Hamilton che George Russell possono vincere e sono perfettamente in grado di farlo.
Red Bull ha un unico pilota da proteggere ma Perez sa essere una spalla d’eccezione, quella che Sainz non vuole, e forse non può, essere. Il tutto in un team che è abituato a giocare secondo queste regole e le padroneggia alla perfezione. E sappiamo che le strategie non sono il punto forte di Ferrari.
Terzo punto, Leclerc non è Verstappen. L’olandese è una macchina da guerra. Ha una freddezza ed una lucidità impressionanti ed ormai, grazie all’esperienza accumulato in F1, riesce non solo a reggere la pressione ma anche a capire come e quando dominare la propria aggressività in pista, sbagliando veramente poco.
Il talento di Leclerc è assolutamente fuori discussione. Il monegasco ha carattere, istinto e tecnica ma manca di una qualità fondamentale: la lucidità in alcuni momenti chiave. Abbiamo visto troppi risultati importanti sfumati per la sua mancanza di attenzione in alcune occasioni. Questo non va a togliere valore al pilota ed è comprensibile tenuto conto che, sì, lui e Verstappen sono coetanei, ma l’olandese ha disputato più stagioni in F1 per “rodarsi” e limare i difetti.
In ottica vittoria di un mondiale bisogna ammettere che Leclerc è ancora troppo portato a cedere qualcosa nei momenti fondamentali; si lascia ancora prendere dalla situazione ed un collega di box pronto a vincere e a stimolarlo non potrebbe che fargli bene. E poi, da un punto di vista etico, va detto che sono belli e stimolanti i duelli fra compagni che possono esprimere quella libera e sana competizione. Un po’ come visto nella sprint race di Spielberg.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: Scuderia Ferrari