Formula 1

Mattia Binotto sarà davvero risparmiato dalla ghigliottina Ferrari?

È tempo di rivoluzione per la Scuderia Ferrari F1? Probabilmente no. O meglio, non ancora. Circolano ormai da qualche ora sempre più voci in merito ad un possibile licenziamento di Mattia Binotto, destituito anzitempo dal suo ruolo di team principal per la squadra rossa.

D’altronde il sollevamento dal suo incarico è stato richiesto a gran voce più volte durante l’arco di questa stagione, al punto da essere stato accolto a Monza persino con degli striscioni inneggianti ad un corale slogan Binottout.

Il diffuso hashtag a discapito del team principal Ferrari Mattia Binotto (#Binottout)

E così quelli che sembravano essere solamente dei cosiddetti rumors, hanno gradualmente preso piede assumendo i connotati di una notizia non solo fatta e finita, ma soprattutto certa. Anche perché un’informazione così succulenta non ha bisogno di ulteriori presentazioni: “Come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca”,illustrerebbe De André.

D’altronde si sa, vivere in un’epoca così prepotentemente social è un’inevitabile arma a doppio taglio: è bastato poco per tramutare tali voci in un clamoroso dato di fatto conclamato.

Ragion per cui il team rosso si è sentito in dovere di precisare che con simili speculazioni, non aveva proprio nulla a che fare. Nel primo pomeriggio di ieri infatti, è stato diramato un comunicato stampa (con annessa diffusione via Twitter), atto a prendere le distanze da simili accadimenti.

Scuderia Ferrari si pronuncia smentendo ufficialmente i rumors sulla sostituzione del suo team principal Mattia Binotto

Sarebbe stato davvero il colmo anche per la Scuderia stessa, lanciare una simile bomba a nemmeno una settimana dalla fine del campionato: molto probabile che però Abu Dhabi sia ugualmente palcoscenico di polemiche ed argomentazioni su tale tema. Staremo a vedere.

F1. Un salto nel passato: dinamiche consunte lasciano spazio ad un nuovo approccio?

Tuttavia se è vero che la storia si ripete, è altrettanto vero che si potrebbe anche imparare qualcosa dai propri trascorsi: che la Scuderia Ferrari stia cercando di mettere in pratica un modello rinnovato? Rinfreschiamoci un po’ la memoria.

Senza andare a scavare fin troppo nei meandri del passato rosso, si nota quanto almeno nell’ultimo decennio sia stato riproposto uno “schema comportamentale” più o meno uguale in situazioni pressappoco simili tra di loro.

Tale modus operandi è relativo alla questione destituzioni team principal, e proprio a tal proposito, la squadra di Maranello negli anni ne ha fatte rotolare di teste…

Guardiamo al recente passato: partiamo da Marco Mattiacci, subentrato a Stefano Domenicali nell’aprile 2014 e rimasto in carica appena fino a novembre del medesimo anno: semplice copertura stagionale per un operato che non incontrò i favori dell’allora presidente Sergio Marchionne, il quale lo sostituì con il promettente Maurizio Arrivabene (allora vicepresidente della Marlboro parte del gruppo Philip Morris, nonché marchio legato alla scuderia da anni).

Maurizio Arrivabene, team principal Scuderia Ferrari dal 2014 al 2019

Arrivabene quindi affronterà gli anni che si ipotizzano essere di massimo splendore per la Scuderia Ferrari, con il contestuale approdo del fresco 4 volte campione del mondo Sebastian Vettel; dunque i presupposti saranno anche stati rosei, ma sappiamo benissimo poi come è andata.

Stagione dopo stagione, nonostante l’operato svolto alla stregua di “Testa bassa e lavorare”, cifra distintiva di Maurizio, il titolo mondiale non ne vuole proprio sapere di tornare a Maranello: inevitabile giungere al punto di non ritorno.

Quest’ultimo identificato con l’appuntamento di Suzuka 2018, weekend di gara in cui il team principal si lascerà andare a delle dichiarazioni poco lusinghiere – ed anzi quasi accusatorie –  nei confronti dell’allora SF71H, rea di non aver portato a compimento quello sviluppo evolutivo sperato.

Chiaro che l’attacco in realtà fosse palesemente riferito al gruppo di lavoro alle sue spalle, guarda caso capitanato proprio da Mattia Binotto, fortemente voluto da Marchionne stesso: all’indomani della sua morte nel luglio dello stesso anno, venne però a mancare quel “collante” che teneva insieme delle parti i cui rapporti erano tutt’altro che distesi.

Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto: i team principal del passato/presente della Scuderia Ferrari

Tali presupposti, uniti anche ad una crisi di Seb primo pilota, hanno portato alla destituzione di Arrivabene dal suo ruolo, in favore dell’insediamento di Mattia Binotto. È il 2019, ed in Ferrari oltre Mattia c’è un’altra promettente novità: Charles Leclerc.

Mattia è chiamato all’impresa–titolo, ma il suo primo anno vede la crisi di Vettel acuirsi irreparabilmente, al punto che per il 2020 sarà salutato in favore di Carlos Sainz (fortemente voluto da Binotto stesso), anche se purtroppo quest’ultima si tramuterà nella peggiore stagione della Scuderia negli ultimi 40 anni.

F1. L’ultimo biennio e le relative conseguenze

Il 2021 è di leggera ripresa, ma come ben sappiamo, nella lotta al potere tra Mercedes e Red Bull c’era ben poco spazio per qualunque altra forza in gioco. Il 2022 si profila quindi come l’anno della vittoria: il sogno rosso che finalmente può diventare realtà. O forse no.

Un avvio di stagione scoppiettante si trasforma ben presto in un climax discendente di prestazioni discutibili: problemi di vettura, di sviluppo e di gestione, trasformano la F1-75 nella frittata che ben conosciamo oggi.

I rumors circolati di recente sono il frutto del colpevolizzare una singola persona di tale epilogo nefasto: la Ferrari ha certamente gettato via un titolo mondiale, ma il capro espiatorio non può essere soltanto Mattia Binotto.

Mattia Binotto, team principal Scuderia Ferrari F1

Di responsabilità ce ne sono molteplici, ed anche Binotto con i suoi cambi di rotta in chiave mondiale, il suo non prendere posizione in merito alla querelle prima/seconda guida ed il suo mancato pugno di ferro, ha contribuito notevolmente; ma in fondo ci ha sempre messo la faccia.

Forse anche questo il motivo per cui la Scuderia al momento ci ha tenuto a smentire immediatamente quei rumors: mossa di protezione nei confronti del suo front-man, il quale sembra (almeno per il momento) non essere caduto vittima della consuetudinaria ghigliottina rossa.

Rivedremo Binotto anche nel 2023 o tale situazione è solo un rattoppo momentaneo in vista dell’ultima tappa mondiale?


F1 Autore: Silvia Napoletano@silvianap13

Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mattia Binotto

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Pubblicato da
Silvia Napoletano