Una lunga ed infruttuosa rincorsa. Questo, in estrema sintesi, è il mondiale di F1 2022 della Mercedes. Una riduzione brutale che lascerebbe immaginare che tutti gli sforzi profusi dagli abdicanti campioni del mondo siano stati inutili. Una stagione globalmente da buttare? Così non è. La progressione di cui si è resa protagonista la squadra con sede a Brackley dimostra che col lavoro si possono colmare lacune tecniche evidenti e che si può rimettere sui corretti binari un progetto che forse troppo presto è stato bollato come fallimentare.
Il 2022 della Stella a Tre Punte può essere distinto in due diverse fasi. La prima nella quale si è lavorato per risolvere problemi inattesi e limitanti; la seconda in cui si operato per estrarre prestazioni. Dal momento in cui la W13 ha messo le ruote in pista, ossia nel filimg day di febbraio svoltosi in quel di Silverstone, è emerso prorompente il problema del porpoising. Mesi sono serviti per venirne a capo e per passare alla fase due, ossia quella delle ricerca del potenziale. Ma quando ciò è successo Red Bull e Ferrari avevano già ampiamente preso il largo.
Restano, comunque, i solidi progressi compiuti dalla vettura che hanno consentito a Lewis Hamilton e George Russell di mettere tanto fieno in cascina: 15 podi totali e un finale di stagione in crescendo con il sette volte iridato due volte alle spalle di Verstappen nelle ultime due gare. Ma rimane anche la consapevolezza che c’era del potenziale per poter vincere uno di quei GP purtroppo mal gestiti sul fronte strategico.
In Mercedes non hanno mai accampato scuse per giustificare un’annata difficile. Ecco perché si sono mostrati ai media con grande onestà intellettuale: il progetto tecnico non ha soddisfatto le attese. “Non abbiamo fatto un buon lavoro – ha spiegato Andrew Shovlin – perché siamo passati da una situazione in cui vincevamo campionati consecutivamente, ad essere molto lontani dalla vetta quando abbiamo“.
“Siamo onesti con noi stessi, non abbiamo fatto nulla di simile ad un lavoro abbastanza buono. La Ferrari ha svolto un lavoro molto migliore del nostro, così come la Red Bull. Ma dove penso che abbiamo operato bene è nel capire cosa sia andato storto cercando di recuperare un po’ di quel terreno perso in avvio. Nel primo terzo dell’anno eravamo saldamente a metà gruppo: siamo stati battuti da macchine che un tempo erano molto indietro. Non siamo ancora la macchina più veloce – ha ammesso Shovlin – Non siamo dove dobbiamo essere, ma sembra che ora siamo in gara con il gruppo di testa“.
Essere inseguitori ha imposto a Mercedes un cambio di modalità operative. Cosa che si è resa necessaria dopo anni in cui si badava a difendersi piuttosto che ad attaccare la vetta: “È stato necessario un aggiustamento per riabituarci a lavorare. Correndo a metà gruppo per gran parte della prima parte dell’anno e dovendo fare molti compromessi con la macchina per cercare di ottenere il meglio da essa, è stato necessario reimparare“.
Fondamentale in questo percorso di reset è stato Hamilton che ha svolto mansioni da tester almeno fino a Silverstone. Un’abnegazione che probabilmente sarà ripagata con un rinnovo contrattuale che sta passando dalla fase verbale a quella delle trattative serrate: “Penso che Lewis abbia visto che stiamo andando nella giusta direzione. Vediamo un percorso chiaro per tornare ad un punto in cui possiamo lottare per pole position e vittorie. L’impegno di Lewis per la squadra sta aumentando: più ci avviciniamo e alla vetta più è motivato lavorare per cercare di aiutarci a raggiungere questi obiettivi“.
Toto Wolff, a margine del Gran Premio del Messico, ha confermato che l’avvicinamento tra Hamilton e il team è concreto: “Non abbiamo ancora iniziato a parlare con Lewis, ma la nostra intenzione è quella di finire la stagione e poi trovare un po’ di tempo, nel corso dell’inverno, per iniziare a trattare con Lewis che per noi molto più di un pilota. Anche se non è un driver a fine carriera parleremo anche del suo ruolo di ambasciatore della Mercedes e dei numerosi sponsor che abbiamo in comune. Ma anche dell’impatto che può avere sul nostro pubblico“.
L’arco temporale dell’imminente intesa è molto ampio. Hamilton, nel medio termine, sarà ancora il pilota che in pista difenderà i colori del colosso automobilistico di Stoccarda. Al suo fianco ci sarà ancora George Russell il cui contratto spira a fine 2023. Un documento legale la cui riscrittura è più che scontata, specie dopo una 2022 solidissimo. Hamilton, che potrebbe prorogare la scadenza al 2025, diventerà poi un vero e proprio ambasciatore del marchio tedesco che, dal canto suo, intende continuare a supportare il pilota nelle sue iniziative di inclusione e tutela delle minoranze come quelle sublimate nella commissione che reca il suo nome.
In Mercedes, dunque, si stanno piantando i paletti per costruire un futuro di breve-medio termine ricco di soddisfazioni. Da un lato definendo la line-up pilota che andrà in continuità, dall’altro lavorando su quegli aspetti tecnici che non hanno funzionato a inizio anno. Il fine è offrire ai conducenti una monoposto veloce sin da subito: a Brackley vogliono evitare di partire ad handicap.
L’obiettivo è di avviare il campionato 2023 con una vettura che sia sul medesimo piano prestazionale di Red Bull e Ferrari per poi, grazie alla capacità di progredire in corso d’opera, provare a prendere il largo in stagione. Anche grazie alle limitazioni incontro alle quali andrà la franchigia di Milton Keynes che dovrà fare conto con una drastica limitazione delle ore di sviluppo causata dalla “combo” regolamento tecnico che penalizza chi vince e punizione scaturente dalla sentenza post budget cap gate.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG