La grande rivoluzione della F1 2022 ha premiato la Red Bull che ha saputo cavalcare il cambiamento meglio di ogni altra scuderia introducendo una vettura, la RB18, che ha riscritto parecchi record della categoria. Non un caso fortuito. La stagione della franchigia sapientemente diretta da Chris Horner è da incorniciare grazie alle competenze specifiche di Adrian Newey che con le monoposto ad effetto suolo si è formato come tecnico agli albori di una carriera straordinaria (leggi qui).
Mentre molti team sono rimasti intrappolati nella ragnatela del porpoising, la squadra austriaca è stata la prima ad affrontare nel merito il problema. I concorrenti, di contro, sono stati letteralmente – e colpevolmente – sorpresi da mezzi che “rimbalzavano”. Fatto che ha determinato l’imposizione, per ovviare al movimento sussultorio, di assetti “debilitanti”. La cosa si è verificata una volta che le vetture hanno assaggiato l’asfalto. Andrian Newey, invece, aveva considerato la difficoltà a monte calibrando il progetto RB18 alla necessità di superarla prima ancora che la macchina esordisse in pista.
In casa Mercedes le oscillazioni verticali hanno frenato le ambizioni di Lewis Hamilton e di George Russell che hanno dovuto lavorare per metà stagione convivendo con il limitante andamento. La W13 ha sofferto a lungo e solo a Silverstone, complice un pacchetto aerodinamico più efficace, specie nella zona del fondo, si è vista la luce in fondo al tunnel. Da quel momento ci si è potuti concentrare sulle prestazioni che, via via, sono cresciute. Dopo la pausa estiva, difatti, i campioni del mondo abdicanti sono risultati il secondo team per punteggio superando di misura la Ferrari che, in un percorso diametralmente opposto, è in netta fase di involuzione.
Il ritardo accumulato dalla compagine di Brackley non è stato quindi ancora del tutto smaltito. Mentre Red Bull poteva lavorare per limare preziosi decimi di secondo, Mercedes era alle prese con la comprensione di una dinamica che, per natura, non si poteva osservare in galleria del vento e, di conseguenza, nelle analisi computazionali. A meno che qualcuno non avesse inserito questa variabile nei calcolatori. Cosa fatta da Newey e non da Mike Elliott.
Toto Wolff, in un passatempo molto in voga in questi giorni (leggi qui per approfondire), si è voluto sperticare in una valutazione sul tempo totale perso dalla Mercedes in questa affannosa riconcorsa alla vetta: “Abbiamo forse perso otto o dieci mesi in termini di sviluppo perché non riuscivamo a capire cosa non andava. Ma stiamo giocando anche sul lungo periodo. Il giudizio sul team e sulle prestazioni, non si basa su un singolo anno o un weekend. Questo è il modo in cui siamo riusciti a vincere tutti questi campionati finora“.
L’affermazione del boss di AMG F1 non lascia capire se il ritardo accumulato sia stato in qualche modo smaltito. Fatto sta che i progressi che si sono visti soprattutto in gara, laddove la W13 si è spesso esaltata anche grazie ad un buona gestione delle gomme. Non è affatto un caso che la vettura sia migliorata proprio quando Brackley, in virtù della posizione occupata in classifica, ha avuto a disposizione più ore di lavoro in galleria del vento.
Un elemento che può fare la differenza nella stagione ventura quando, anche grazie alla penalità alla quale Red Bull andrà incontro, Mercedes godrà di un sostanziale vantaggio anche nei riguardi di una Ferrari che, salvo tracolli improvvisi, dovrebbe chiudere al secondo posto nella graduatoria costruttori.
Sono settimane cruciali per la scuderia anglo-tedesca poiché la W14 è in via di definizione concettuale. Il progetto è avvolto nel mistero e da Brackley non filtra nulla se non le allusioni dei rappresentanti più importanti. Wolff aveva parlato di una macchina dal DNA diverso senza lasciar capire se il concept a zero sidepod verrà abbandonato. La pista ha detto che forse i veri problemi della W13 non risiedevano nella pance rastremate ma in un sottoscocca meno efficiente di quelli della concorrenza.
Ancora, anche a livello sospensivo, si sono presentate delle problematiche che sono state affrontate e, pare, risolte. Elementi, questi, che fanno sorridere lo staff tecnico che è convinto di poter chiudere il gap dalla vetta colmando anche quel delta temporale di dieci mesi di cui ha parlato Wolff.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Mercedes AMG, Oracle Red bull Racing