In questi giorni il mondo Ferrari viene raccontato come un contesto tumultuoso ed incapace di trovar pace. La storica scuderia di F1 sarebbe dilaniata – il condizionale è d’obbligo – della correnti interne. Fatto assolutamente non inedito quando al centro del dibattito c’è il Cavallino Rampante. Ma stavolta il caos regnerebbe sovrano, con Mattia Binotto ad essere sulla graticola. Il manager di Losanna sarebbe ad un passo dalla rimozione secondo le cronache imperanti. Evento preannunziato ma che non s’è ancora verificato. E che potrebbe restare una voce impazzita.
A proposito di spifferi, si dibatte molto su chi eventualmente prenderebbe il posto dell’ingegnere motorista alla guida della GES: si va da un interim affidato a Benedetto Vigna, amministratore delegato dell’azienda modenese che, nella chiusura della trimestrale, si è detto insoddisfatto della seconda piazza nel Costruttori, all’approdo di Frederic Vasseur, team principal della Sauber. Passando per la suggestione Ross Brawn appena pensionato dal suo incarico in Liberty Media.
E’ proprio intorno al futuro dirigente del Cavallino che si starebbero conducendo le battaglie più feroci. Da un lato ci sarebbero gli oppositori di Binotto capitanati dal clan Leclerc che spingerebbe per Vasseur che dovrebbe mettere Charles al centro del progetto tecnico-sportivo; dall’altro ci dovrebbero essere gli esponenti del gruppo che fa riferimento a Carlos Sainz che invocano la permanenza del tecnico cresciuto in Ferrari. Quel Binotto che ha fortemente voluto lo spagnolo sacrificando Sebastian Vettel.
I bene informati sostengono che l’occhialuto ingegnere sarebbe garanzia di piena liberà di duello in seno al team: Leclerc e Sainz con pari opportunità di vincere e di suonarsele. Cosa che il manager attualmente inforza all’Alfa Romeo non vorrebbe garantire mutuando il modello Red Bull che tante vittorie ha portato a Milton Keynes. Tanti, troppi, condizionali usati in questo scritto. A testimonianza del fatto che navighiamo a vista in una mare di congetture. Fatto sta che è nostro obbligo raccontare di queste presunte dinamiche che, più o meno direttamente, vengono confermate dagli stessi piloti che ne hanno fatto allusione.
Il primo è stato Leclerc che, a margine della presentazione del Gran Premio che ha chiuso il campionato 2022, ha risposto sulle domande incalzanti ricorrendo ad un certo aplomb: “Ci sono sempre voci che circondano la Ferrari, noi dobbiamo solo concentraci sul lavoro. Credo che la gente tenda a dimenticare da dove arriviamo, ma noi dobbiamo solo guardare al lavoro e non badare alle voci. La stabilità ha dato i suoi frutti, stiamo migliorando e cresceremo ancora“.
Anche Sainz, colui il quale trarrebbe maggiori benefici dalla permanenza di Binotto, si è espresso invocando stabilità e alludendo a tempistiche più dilatate, evidentemente necessarie per costruire un team vincente negli anni: “Un eventuale addio di Binotto? Non voglio parlare di quello che personalmente preferirei. Per prendere una decisione bisogna tenere conto della direzione verso la quale stiamo andando. Roma non è stata costruita in un giorno“.
“Se si considerano i progressi che abbiamo fatto come squadra in queste ultime due stagioni – ha proseguito l’ex McLaren – si può affermare che il team sta lavorando bene. Siamo molto autocritici a porte chiuse. Pubblicamente non vogliamo incolpare nessuno perché, ovviamente, stiamo cercando di proteggere ogni individuo della squadra. Stiamo facendo un ottimo lavoro, ma è vero che abbiamo commesso molti errori quest’anno, anche se nella seconda metà della stagione siamo migliorati in tutto. L’unico problema? Probabilmente non abbiamo sviluppato abbastanza la vettura“.
Così come Leclerc – che ha posto i paletti per il futuro immediato della Ferrari (leggi qui) – anche Sainz ha voluto piuttosto concentrarsi sulle sfide che attendono gli ingegneri piuttosto che sulle beghe di palazzo che affiggerebbero Maranello: “Dobbiamo migliorare nel momento decisivo: la gara. Un esempio sono le partenze. Quest’anno abbiamo avuto un problema alla macchina che non ci ha permesso di partire come avremmo voluto. Ad Abu Dhabi ho avuto un problema alla frizione per tutto il week-end, che mi è costato una posizione nei confronti di Hamilton, il che ha significato perdere cinque o sei secondi nella lotta con lui”. Qui il nostro focus sulla problematica frizione della F1-75.
“Il secondo punto da migliorare – ha concluso Carlos – è ovviamente la strategia. È sicuramente qualcosa su cui stiamo lavorando per il prossimo anno. Inoltre, se vogliamo battere Mercedes e Red Bull, dobbiamo sviluppare la vettura più di loro“.
A ben guardare i piloti sembrano essere meglio focalizzati sulle cose necessarie da fare rispetto ad una dirigenza che sembra latitare, persa e presa in strisciati duelli intestini. John Elkann non si vede da tempi siderali, Benedetto Vigna parla poco e quando lo fa lancia antifone piuttosto che limpidi e chiarificatori messaggi.
Mattia Binotto, dopo il comunicato che smentiva il commiato preannunziato da autorevoli organi di stampa, è caduto in un silenzio probabilmente imposto dall’alto. Tra i tanti aspetti che Maranello deve innegabilmente migliorare c’è anche quello della comunicazione e della gestione di certe dinamiche. Perché si diventa team vincente anche curando taluni dettagli.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari