Dopo il Gran Premio del Brasile ha forse tenuto banco più la faida interna in casa Red Bull che la prima vittoria stagionale della Mercedes e di George Russell in F1. In effetti quel che è successo durante e dopo la gara ha avuto del clamoroso, con Verstappen e Perez a darsele, mediaticamente, di santa ragione. Tutto nasce da Monaco 2022 quando il messicano avrebbe causato la bandiera rossa ottenendo un vantaggio in griglia che, di riflesso, avrebbe penalizzato l’olandese. La catena di eventi è stata ricostruita in questo nostro focus che, in effetti, mostra che alcune cose non sono state proprio “lineari”: leggi qui.
E’ inevitabile che quanto verificatosi ad Interlagos diventasse oggetto di dibattito nella conferenza stampa che precede il Gp Di Abu Dhabi, ultima tappa del campionato del mondo 2022. Prima ancora che Max ne parlasse è stato il team austriaco a tornare sull’evento con un comunicato resosi necessario a seguito di sgradevoli accadimenti che, ahinoi, tendono ad accompagnare sempre più spesso la massima serie che vive forse di una sovraesposizione mediatica.
“Come squadra abbiamo commesso alcuni errori in Brasile – così inizia la nota diramata dai campioni del mondo – Non avevamo previsto la situazione che si è verificata all’ultimo giro e non avevamo concordato una strategia per un simile scenario prima della gara. Purtroppo Max è stato informato solo all’ultima curva della richiesta di cedere la posizione senza che gli fossero trasmesse tutte le informazioni necessarie. Questo ha messo Max, che è sempre stato un giocatore di squadra aperto e leale, in una situazione difficile con poco tempo per reagire, cosa che non era nelle nostre intenzioni“.
“Dopo la gara Max ha parlato apertamente e onestamente, consentendo a entrambi i piloti di risolvere qualsiasi problema o tensione che ci fosse in sospeso. Il team accetta le ragioni di Max, la conversazione è stata una questione personale che rimarrà privata tra il team e non saranno fatti ulteriori commenti”.
“Gli eventi successivi, dal punto di vista dei social media, sono del tutto inaccettabili. Il comportamento offensivo online nei confronti di Max, Checo, del Team e delle rispettive famiglie è scioccante e triste e purtroppo è qualcosa che noi come sport dobbiamo affrontare con deprimente regolarità. Non c’è posto per questo nelle corse o nella società nel suo complesso e dobbiamo fare e migliorare. In fin dei conti questo è uno sport, siamo qui per correre. Le minacce di morte, le lettere d’odio, il vetriolo verso i membri di una famiglia sono deplorevoli. Diamo valore all’inclusione e vogliamo uno spazio sicuro in cui tutti possano lavorare e godere del nostro sport. Gli abusi devono finire“.
Precisazione doverosa, alla quale ci associamo convintamente nell’ottica di una crescita generale dell’ambiente che orbita intorno alla Formula Uno. Ma la parte in cui si allude allo spirito collaborativo di Max è stridente con quanto accaduto cinque giorni fa e con quanto affermato poc’anzi dal bi-iridato dinnanzi ai microfoni della stampa accreditata. Leggere per credere:
“La questione non era la 6° posizione, si trattava di qualcosa che era successo all’inizio della stagione. L’ho spiegato in Messico e il team ha capito. Poi ci è stato detto di scambiare le posizioni, ma avrebbero dovuto sapere che non l’avrei fatto da quello che avevo già detto loro“. Queste le eloquenti parole di Verstappen che smentiscono nella sostanza la prima parte del comunicato che abbiamo riportato proprio per permettere un raffronto diretto e scevro da giudizi personali.
Dopo la precisazione a muso duro, l’olandese è parso più morbido quando ha mostrato disponibilità verso il compagno di garage: “Ci sono cose che non sono andate bene in Brasile. Alcune le abbiamo capite mentre per altre abbiamo giusto il tempo prima di tornare in pista. Il secondo posto di Perez? Sì, sono pronto ad aiutarlo e non vedo l’ora che ci sia questa battaglia“.
Domenica vedremo se arriverà la collaborazione appena promessa. Questo registro comunicativo era già stato adoperato prima di approdare a San Paolo del Brasile. Le cose sono andate come sappiamo e per tal ragione non v’è certezza che, in caso di necessità, il pilota di Hasselt si faccia da parte rinunziando ad una posizione migliore per aiutare l’ex Racing Point a battere Charles Leclerc.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Oracle Red Bull Racing