Formula 1

F1: il delicato equilibrio tra rigide regole e la fantasia dei tecnici

Nel primo anno di applicazione del nuovo contesto tecnico voluto da Liberty Media Corporate si temeva che una certa rigidità normativa potesse in qualche misura limitare lo slancio dei progettisti che, in F1, sono alla costante ricerca di scappatoie per massimizzare i vantaggi sulla concorrenza. Navigare nelle aree grigie è un’arte che negli anni ha concesso grandi benefici ai marinai più disinvolti. Il legislatore, con la sua azione limitante, ha provato in qualche modo ad arginare questa deriva con un regolamento più lungo e con controlli successivi più stringenti.

A ciò si è aggiunto un generale giro di vite sulla possibilità di sviluppo di alcune parti della vettura con motori e cambi sostanzialmente congelati. Ci siamo ritrovati, quindi, con un faldone regolamentare accresciuto in pagine, codici e specifiche puntualizzanti e una FIA ad intervenire in corso d’opera per ricalibrarcele le cose come è avvenuto con la discussa e controversa Direttiva Tecnica 039.

Da tutto ciò si temeva che potessero scaturire monoposto eccessivamente standardizzate. Ed invece è un timore che non si è concretizzato. Gli ingegneri dei team sono stati ancora una volta capaci di trovare scappatoie fantasiose per liberarsi dalle catene che la FIA ha provato a serrare con pesanti lucchetti. In quel gioco a guardia e ladri, col legislatore ad apporre paletti e a descrivere limiti operativi, e gli esperti delle squadre a superali muovendosi nelle aree grigie dei testi, sembra che questi ultimi abbiano, per ora, avuto la meglio.

Specifica del fondo Red Bull RB18 testata da Sergio Perez

F1. All’orizzonte un altro giro di vite regolamentare?

Le dieci vetture hanno dimostrato, sia nelle configurazioni osservate al debutto sia nell’evoluzione che hanno subito in corso di mondiale, che la varietà concettuale non è defunta. Diciamoci le cose come stanno: dal punto di vista tecnico la stagione appena conclusasi è stata una piacevolissima sorpresaLa multipolarità filosofica con cui i tecnici hanno approcciato le nuove regole è stata straordinaria. Ma questa dinamica potrebbe avere vita breve. E ce lo dice proprio quell’interventismo federale cui alludevamo in apertura.

C’è il rischio, in parole semplici, che Place de la Concorde possa emettere provvedimenti che via via contribuiscono a livellare le prestazioni. Che poi è il vero scopo per il quale Liberty Media Corporate ha messo su tutta la rivoluzione della Formula Uno 2.0.

Visione dall’alto dell’Alfa Romeo C42, una delle monoposto più riconoscibili tra quelle viste nel 2022

Proprio per timore che questa deriva autoritaria del legislatore si verifichi, qualcuno inizia a chiedere maggiore flessibilità del quadro normativo. Le scuderie sono già ampiamente frenate dal regolamento finanziario che diventa sempre più afflittivo. Se nel 2021 i team potevano contare su un ammontare totale di 145 milioni di dollari, nel 2022 questa quota è scesa a 140 milioni al netto dell’adeguamento del 3,1% giunto per contrastare livelli inflattivi letteralmente schizzati alle stelle.

Se hai un limite di costo – ha spiegato Zak Brown, n°1 della McLaren  allora ci dovrebbe essere effettivamente un po’ più di libertà tecnica all’interno del tetto dei spesa. Vedremmo più innovazioni e assunzione di rischi da parte di chi progetta. Le auto apparirebbero ancora più diverse“.

componenti interni della McLaren MCL36

F1. Meno vincoli tecnici per liberare la fantasia dei progettisti

Brown, che recentemente ha nominato Andrea Stella team principal in luogo del partente Andraes Seidl diventato AD della Sauber, ha il timore che il continuo abbassamento del tetto dei costi – tra l’altro voluto soprattutto da Woking – e le tagliole tecniche sempre più presenti, possano snaturare la categoria imbastardendola e rendendola più simile ad un monomarca che probabilmente esalterebbe le virtù di pilotaggio ma mortificherebbe quei guizzi tecnici che hanno fatto la storia della F1 e dell’automotive in generale.

Lavorare con poco denaro ma con più libertà consentirebbe ai tecnici di sviluppare ulteriormente la vena creativa: “Penso che faresti emergere più innovazione e tutti imparerebbero gli uni dagli altri. È stato come quando Brown ha realizzato il doppio diffusore: hanno ottenuto un grande vantaggio. Ma entro la fine dell’anno era tutto in equilibrio”.

Al momento non registriamo aperture né da parte dell’organo federale né per quanto riguarda la proprietà del Circus. Ma a volte è un’intuizione, un’idea, una richiesta posta sottoforma di desiderio ad aprire una breccia nelle sedimentate convinzioni di chi detiene il potere di stabilire le regole del gioco. Lo scenario immaginato dal dirigente della storica compagine inglese potrebbe essere molto stimolate e potrebbe al contempo rappresentare quel giusto equilibrio tra contenimento dei costi e necessità espressiva degli ingegneri.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1, Alfa Romeo Racing
McLaren, Aston Martin

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Diego Catalano