Promossa o bocciata? Questo è il grande interrogativo che ruota intorno alla stagione di F1 2022 della Ferrari. La chiave del dilemma è la contestualizzazione dello stesso. Se osserviamo le annate precedenti, Maranello ha mostrato un’ascesa prorompente. Dopo due campionati di stenti sportivi e di umilianti zero nella casella delle vittorie sono arrivati quattro trionfi di tappa (tre con Charles Leclerc, l’altro con Sainz) e una pletora di pole position, ben dodici, che hanno reso la F1-75 la vettura del sabato.
Proprio questi risultati, incrociati con una metà campionato condotta da leader tecnico della categoria, fanno pensare che il mondiale chiusosi il 20 Novembre ad Abu Dhabi possa includere l’idea della bocciatura. Sì, perché una monoposto che nasce dando la paga a tutti e si trasforma, gara dopo gara, in un mezzo poco affidabile e mediamente inabile a gestire le gomme, non può che essere valutata come una traditrice di aspettative.
Il team ci ha messo molto del suo con strategie inefficaci che hanno esasperato un contesto negativo fatto di sviluppi bloccati e di solidità motoristica venuta meno in corso d’opera con un necessario abbassamento della potenza a disposizione per evitare altri fragorosi ritiri come quelli di Spagna, Austria e il doppio di Baku. Anche i piloti, va sottolineato, si sono ad un certo punto lasciati condizionare dalle circostanze lanciandosi in errori evitabili come quello di Leclerc al Paul Ricard, episodio chiave che ha dato il via definitivo alla fuga inesorabile della Red Bull e di Max Verstappen.
Il grande aspetto positivo per la Ferrari emerso nelle 22 gare che hanno strutturato il campionato 2022 è un concept aerodinamico che, finché è stato supportato dall’affidabilità e della relativa possibilità di spendere tutti i “gettoni potenza”, si è rivelato molto valido. La monoposto partorita dalla mente di David Sanchez è stata capace di produrre un carico aerodinamico solidissimo. A dirlo sono stati i dati telemetrici che durante l’anno FormulaUnoAnalisiTecnica vi ha offerto nelle consuete analisi post sessioni.
Spesso la Rossa era addirittura più efficace della Red Bull, specie nelle zone a bassa velocità quando il propulsore ha mostrato una progressione che nemmeno il trionfante V6 Honda ha palesato. Insomma, per una decina di gare, la macchina affidata ai due Carlo ha dimostrato di essere aerodinamicamente forte e potenzialmente da titolo. L’anno prossimo sarà necessario superare le difficoltà al propulsore per scatenare tutta la cavalleria a disposizione, elemento sul quale fondare il progetto aero-meccanico. Se in fabbrica riescono a superare i punti deboli sarà possibile emergere come il vero contendente per il titolo.
Frédéric Vasseur, dal momento del suo insediamento, dovrà lavorare proprio sugli aspetti meno solidi che hanno limitato le aspirazioni del Cavallino Rampante. Non sarà affatto semplice, ma serve uno scatto per trasformare la delusione in motivazione. La sconforto in stimoli. I difetti in virtù. Quanto tempo servirà e quali sforzi sarà necessario compiere non è possibile prevederlo. E’ verosimile che ci possa essere un periodo di assestamento alle nuove metodologie che andranno a superare quelle imposte per quattro anni da Mattia Binotto.
Proprio quello del tempo potrebbe essere il limite più grosso che la Ferrari dovrà abbattere. Ci riuscirà diventando un competitor credibile nella stagione che prenderà il via il 5 Marzo in Bahrain? Secondo Norbert Haug, ex vicepresidente della Mercedes e uomo di comprovata esperienza, la risposa non è positiva. “La Ferrari non ha avuto un anno disastroso visto che si è classificata seconda sia tra i piloti sia tra i team. La Red Bull non sarebbe mai stata battuta dalla Ferrari. E non perché abbia preso alcune strane decisioni strategiche nel corso dell’anno e pasticciato in diverse soste. La Ferrari non avrebbe potuto ottenere un risultato migliore in entrambe le classifiche, anche senza commettere errori“.
Attestazione piuttosto lucida e realistica poiché, senza un solido programma di update, era difficilissimo tenere testa ad una scuderia che ha calendarizzato un concreto piano di aggiornamenti che ha sgrossato la vettura portandola nella “driving comfort zone” di Max Verstappen.
“Per il 2023 non mi immagino affatto una Ferrari vincente”. Questa l’ultima, amara, previsione del manager tedesco che evidentemente ritiene che la pausa invernale non sia sufficiente per Maranello a serrare i ranghi per poi presentarsi ai nastri di partenza come squadra da battere nonostante una Mercedes che ha molto terreno da recuperare dopo il mezzo flop della W13 e sebbene la Red Bull debba operare sotto il peso del gravame rappresentato dalla penalità inflitta dalla Federazione Internazionale a seguito dell’infrazione del tetto di spesa.
Quella di Haug è una previsione figlia dell’osservazione e dell’esperienza accumulata. Ma non di certo può essere considerata una profezia automaticamente avverantesi. Ferrari, seppure sia in piena fase di ricalibrazione procedurale ed operativa, ha tutte le risorse e le competenze per sorprendere e per prendersi la scena. In attesa delle prime gare ogni commento sarà lecito. Poi la pista dirà chi ci ha visto lungo e chi dovrà eventualmente rimangiarsi le previsioni.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Mercedes AMG, Scuderia Ferrari