Nel contesto ipertecnologico della F1 i miracoli sono merce rara. Nel 2022 era lecito sperare in una Ferrari capace di sfruttare il reset normativo, forte di una squadra collaudata nelle sue figure chiave. Il ritorno alla vittoria e una prima parte di stagione all’altezza delle aspettative, però, non sono stati sufficienti a rinnovare la fiducia dei vertici di Maranello nell’operato di Mattia Binotto.
Per certi versi la scelta di affidare i destini della storica scuderia italiana a Frederic Vasseur può apparire un autentico salto nel buio. Il cambio di figure apicali all’interno di grandi organizzazioni determina inevitabili ripercussioni in ogni livello gerarchico della struttura organizzativa. Ciononostante la storia della massima categoria del motorsport è ricca di scelte impopolari che hanno dimostrato la propria validità nel medio periodo.
L’avvento dell’ingegnere francese al timone della GES viene da molti considerato uno step necessario, utile per fondare il “rinascimento” Ferrari attorno alla figura di Charles Leclerc. E’ innegabile che il binomio Vasseur/Leclerc sia stato foriero di reciproca soddisfazione dal punto di vista professionale e umano. Ma quanto può influire la fiducia incondizionata del team principal nei confronti di un “suo pilota” nell’economia di una stagione?
In qualsiasi disciplina sportiva a livello professionistico, la sfera psicologica dell’atleta gioca un ruolo fondamentale. In Formula Uno, le fortune di molti piloti, sono state supportate non solo da una monoposto competitiva ma anche dalla totale fiducia della squadra, soprattutto nei momenti di maggiore pressione. Uno dei casi più emblematici in tal senso fu l’appiedamento di Jarno Trulli dalla Renault nella stagione 2004.
L’abruzzese, sino al Gran Premio di Francia, stava disputando una stagione straordinaria, impreziosita dalla vittoria a Montecarlo ottenuta dopo aver conquistato anche la pole al sabato. Il giovane e talentuoso compagno di squadra era Fernando Alonso che visse una prima metà del campionato all’ombra del compagno italiano.
Nonostante i risultati in pista, l’attuale team principal Flavio Briatore sapeva che la sua gallina dalle uova d’oro era il veloce quanto irruento giovane asturiano. Proprio in Francia Trulli perse in modo ingenuo il terzo gradino del podio a poche curve dal traguardo grazie ad un’abile manovra di Rubens Barrichello. Tanto bastò per creare i presupposti che portarono al pretestuoso appiedamento di Jarno a due gare dal termine del mondiale 2004.
Per la cronaca Trulli siglò due pole e una vittoria contro la sola partenza dal palo di Alonso nel Gp di Francia, passato alla storia per la strategia Ferrari su 4 pit stop che regalò la vittoria a Michael Schumacher. Per quanto impopolare, la scelta di Briatore venne abbondantemente ricompensata dai titoli mondiali di Fernando Alonso nel biennio 2005/2006. Perché rivangare questa storia dopo 18 anni?
Semplicemente perché, a quanto pare, analogamente a quanto fece Flavio a suo tempo, il Cavallino Rampante ha deciso di precorrere la strada più impervia per mettere il proprio gioiello al centro del villaggio.
Se per Charles la strada si fa in discesa, almeno per quanto concerne il tanto desiderato rapporto trasparente con il proprio team principal, la scelta di Vasseur consegna fattualmente le chiavi del destino sportivo Ferrari nelle mani del monegasco. Per tale ragione, la prossima stagione sarà la più delicata per il ferrarista, indipendentemente dal valore della monoposto.
Charles dovrà dimostrare di essere il faro della scuderia modenese in qualsiasi condizione, così come ebbe modo di fare Schumacher quando la rossa non era ancora all’altezza della classe del pilota tedesco. In alcune occasioni, il talento del Principato di Monaco ha accettato strategie discutibili malgrado non fosse d’accordo con il muretto, al contrario di Sainz che ha saputo ribellarsi “disobbedendo” al muretto. Questo un esempio di quello che potrebbe fare la differenza in determinate circostanze.
L’impresa è tutt’altro che banale in quanto esula dalle eccelse doti di guida di Leclerc. Oltre ad un vettura competitiva, indispensabile per puntare al titolo iridato, l’ultimo step caratteriale di Leclerc sarà necessario per imporsi a 360 e trascinare la Ferrari verso l’anelito tanto bramato atteso da oltre venti anni…
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: Scuderia Ferrari