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F1 2023/Mercedes: quelle apparenze che non convincono

Mondiale 2022 concluso da appena qualche settimana, e la mancanza della F1 comincia già a farsi sentire in maniera importante: calato il sipario su una stagione a dir poco originale, non resta che contare i giorni che mancano allo spegnimento dei semafori del 2023.

Certo, prima c’è da far bene i “compiti a casa”, assicurandosi un progetto vincente sulla base di quello che in questi mesi si è potuto constatare: quasi la maggioranza delle monoposto in griglia infatti, ha dimostrato di essere all’altezza delle aspettative in quanto frutto di scrupolosa analisi ed approfondito studio.

Va specificato però, che in realtà non sempre si è trattato di uno scenario roseo, specialmente per alcune squadre: ricordiamo ad esempio il debutto della Red Bull RB18, la quale inaugurava la stagione arrivando in Bahrain con la monoposto numero 1 del campione del mondo Max Verstappen, sicuramente con un peso delle responsabilità di tutto rispetto.

Tuttavia giusto per fare un esempio, nonostante abbia fatto conquistare 4 primi posti nelle 6 gare di apertura all’olandese (Jeddah, Imola, Miami e Barcellona), la pesante RB18 ha avuto bisogno di una bella cura dimagrante affinché potesse diventare la potente (e vincente) monoposto che abbiamo visto crescere e migliorarsi durante l’arco della stagione. Gli iniziali problemi di affidabilità si sono spesso e volentieri tradotti in ritiri, i quali all’epoca dei fatti sono sembrati cruciali e deleteri per l’assegnazione titolo 2023; ma così non è stato.

Max Verstappen dubito dopo il ritiro nel Gp d’Australia 2022

La chiave è stata sicuramente individuare la giusta linea da seguire in termini di sviluppo, tant’è che gli aggiornamenti portati in pista all’incirca verso il mese di maggio, hanno reso la RB18 sempre più regina indiscussa della griglia, forte del fatto di avere una Ferrari F1-75 gambero nonostante un brillante avvio stagionale, ed una Mercedes W13 per nulla a suo agio.

F1. Team in difficoltà nel 2022: il caso Mercedes

Specialmente a proposito di quest’ultima, sappiamo bene quanto questo 2022 sia stato complicato e di difficile gestione: grande sconfitta del 2021 con il titolo piloti strappato al campionissimo Lewis Hamilton per un soffio ma nel contempo vincitrice del mondiale costruttori, presentò lo scorso febbraio una monoposto ben differente dalle altre, ritendendo proprio questa la sua presunta marcia in più.

La realtà riscontrata in pista è stata poi ben altra: la vettura ha sofferto il porpoising forse più di ogni altra, e da grande protagonista (ritenuta potenziale vincitrice 2023 per entrambi i campionati) che era, si è ben presto trasformata nel fantasma di se stessa.

Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1) esce a fatica dalla W13 per i dolori alla schiena provocati dal porpoising – GP d’Azerbaijan 2022

Ma i colpi di scena non sono riconducibili solo a questo: l’esordio dell’inglese George Russell nel passaggio da promettente pilota Williams ad affidabile “seconda guida” Mercedes, si è invece rivelata una piacevole sorpresa.

Russell si è dimostrato caparbio e tenace, con una tenuta ferrea per quasi l’intera durata del campionato; chiaramente salvo qualche sporadico scivolone che, data la poca esperienza in una scuderia di cima classifica, gli si può anche perdonare.

D’altronde i risultati conclusivi della classifica piloti hanno parlato chiaro: medaglia di legno con quarto posto per George a 275 punti conquistati, ed appena sesto il suo compagno di squadra Lewis a quota 240.

Leggere questi risultati ad inizio campionato avrebbe portato chiunque a pensare ad un clamoroso smacco per il team di Brackley; ma ad oggi con le consapevolezze maturate durante l’arco dell’intera stagione, si può dire con certezza che la squadra abbia fatto davvero il possibile per salvare il salvabile.

Ed anche lo stesso Russell, ha realmente mantenuto i nervi saldi centrando spesso e volentieri piazzamenti migliori rispetto al sette volte campione del mondo suo compagno di squadra: d’altronde l’unica medaglia d’oro stagionale per il team è arrivata proprio grazie a lui, ad Interlagos.

F1. Team Mercedes e quelle apparenze che non convincono

Non c’è dubbio che per George avere avuto un compagno di squadra della caratura di Lewis, sia stato indiscutibilmente un privilegio nonché fonte di ispirazione ed esempio da prendere a modello. Tra di loro infatti i rapporti sembrano essere distesi anche attraverso quello che si evince dai social, ed il team sembrerebbe ancora in perfetto equilibrio.

George Russell e Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1) si abbracciano per festeggiare il podio di Hamilton in Messico

Ma il condizionale è d’obbligo. Il fatto che non ci siano stati grandi scossoni, deriva probabilmente dalle prestazioni di certo non eccelse della vettura: non ha destato granché scalpore il piazzamento di George ben due posizioni più avanti rispetto al Re Nero, perché in fondo non si è trattato di gradini del podio.

Cosa succederebbe se l’erede della W13 fosse una monoposto fenomenale, una di quelle che solo il team detentore di 8 mondiali costruttori sa progettare? C’è da chiederselo perché se le cose per il 2023 si profilassero diversamente, dubitiamo fortemente che Lewis si possa accontentare di chiudere il mondiale alle spalle di un pilota tanto talentuoso quanto giovane.

Ed è quanto pensa anche Mika Hakkinen, due volte campione del mondo, che attraverso sua sezione per il sito UniBet dichiara: “George ha fatto un ottimo lavoro, e durante tutta la stagione è sempre stato molto sicuro: l’anno prossimo sarà certamente veloce, è ovvio”, apprezzando quanto dimostrato dal talento inglese.

D’altro canto però, si fa anche interprete del pensiero di Hamilton, spiegando che a suo avviso Sir Lewis avrà pensato: Questo ragazzo non può continuare a battermi: non voglio che il mondo assista ad un pilota ancora agli inizi della sua carriera, in grado di sconfiggermi”.

Mika Hakkinen, campione del mondo di F1 nel 1998 e 1999

Sarà vero? Hakkinen dalla sua ha due titoli mondiali all’attivo, dunque sa perfettamente come ci si sente e le sensazioni esperite in determinate circostanze, ma di fatto da Lewis non sono mai state proferite apertamente simili parole.

In fondo perché forse sa benissimo di avere un intero team dalla sua, che per quanto abbia accolto George con naturalezza, siamo certi non esiterà un attimo a propendere verso la sua punta di diamante come sempre.

Toto Wolff non ha dimenticato Abu Dhabi 2021 e siamo certi non l’abbia fatto neppure Lewis: il desiderio ottavo titolo certamente scalpita ancora, e forse è anche giusto che Hamilton riesca ad entrare ancor di più nella storia centrando un simile obiettivo. O forse sarebbe più indicato fare largo ai giovani e dare spazio a Russell?

Differenti scuole di pensiero, entrambe con le proprie motivazioni valide. Da che parte stare?


F1 Autore: Silvia Napoletano@silvianap13

Foto: F1, Mercedes AMG F1, Mika Hakkinen

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Silvia Napoletano