Nelle factory dei team di F1 sono giorni frenetici poiché sono in via di definizione i progetti 2023 dopo che la FIA ha deliberato, durante l’estate, modifiche regolamentari che avranno il compito di ottimizzare il comportamento delle auto dopo i problemi di porpoising emersi nella prima fase di questo campionato.
Liberty Media e la FIA sono state abbastanza solerti nel redigere il calendario per la futura annata. 24 saranno le gare con sei sprint race. Si tratterà della stagione più lunga ed impegnativa della storia della F1. Piste in bilico confermate (Monaco e Spa Francorchamps), addii poco dolorosi (Paul Ricard), tracciati inediti (Las Vegas) e ritorni più o meno attesi. Tra questi Qatar e soprattutto Cina che rientra in punta di piedi dopo il 2019 quando fu Lewis Hamilton ad imporsi.
Il tracciato sinico ha dovuto scontare penitenza per via della pandemia di Covid ed a causa delle stringenti leggi locali che vietano gli assembramenti anche in presenza di poche decine di casi conclamati. Un modo di procedere improntato alla massima cautela che potrebbe decretare un ulteriore rinvio che andrebbe a sconquassare nuovamente un calendario che, tra crisi pandemiche e tensioni geopolitiche, non riesce a trovare pace.
In teoria il GP di Cina si dovrebbe disputare dal 14 al 16 aprile. L’avvenimento, però, sembra poter essere in discussione poiché il governo locale continua ad imporre restrizioni alla mobilità a Shanghai ed in altre aree del Paese. Alla base una recrudescenza del numero dei contagi causati da una nuova – e si teme meno controllabile – variante.
Ad oggi, ad esempio, i treni non possono lasciare la provincia dello Xinjiang. Ancora, diversi complessi residenziali nell’area di Shanghai sono stati posti in una stringente quarantena. È vero che mancano ancora diversi mesi alla data designata, ma la F1 non può permettersi di cambiare il programma all’ultimo momento quando c’è da riorganizzare una logistica molto complessa.
Tra l’altro i viaggiatori che arrivano nel Paese debbono sottoporsi a vaccinazione e devono fare due test, chiaramente negativi nell’esito, osservando un periodo di quarantena di minimo di sette giorni. Condizioni che le migliaia di persona che seguono il Circus potrebbero non soddisfare.
Il protocollo anti-covid imposto alla F1 è sicuramente meno serrato di quello che pretendono le autorità sanitarie cinesi. E questo potrebbe determinare lo slittamento di una gara molto attesa. Che la situazione sia seria lo dimostrano le parole di Gunayou Zhou proferite qualche settimana fa. Il driver sinico, dopo il meritato rinnovo ottenuto con Alfa Romeo, brama di correre in terra amica:
“Spero che la situazione migliori e che il gran premio sia confermato. Attualmente c’è un periodo di quarantena da osservare, ma si spera che le cose evolvano positivamente. Un GP in casa è sempre importante per un pilota e sono passati ormai tre anni senza la Cina. Non vedo l’ora di avere lo stesso supporto che i tifosi olandesi hanno dato a Verstappen a Zandvoort… anche se senza fumogeni poiché sono vietati“.
La F1 rischia quindi di dover rivedere i suoi piani ri-schedulando una gara che posizionata tra il Gran Premio d’Australia e quello d’Azerbaijan. In quella zona non vi sono molte alternative e non si può pensare di ritornare in fretta e furia in un teatro europeo o americano.
Probabilmente sarà necessario un accordo programmatico con le autorità politiche cinesi per permettere al personale della Formula Uno di potersi spostare in deroga delle norme anti-covid. Per quanto riguarda la presenza del pubblico non fatichiamo ad immaginare, se necessario, un evento a porte chiuse. Anche se Liberty Media, organizzatori e sponsor vorrebbero scongiurare questa prospettiva.
Ma nelle ultime ore si fa largo la voce che il destino del GP di Cina sia segnato. Il 9 dicembre si riunisce il Consiglio Mondiale del Motorsport che potrebbe ratificare la sostituzione dell’evento. A spingere ci sarebbe Portimao. Liberty Media parrebbe aver colto le richieste degli organizzatori lusitani anche per “spaventata” dal paradigma “Zero Covid” che le autorità politiche cinese rincorrono ciecamente.
Sono giorni tumultuosi nella nazione asiatica dove si registrano anche vibranti proteste delle popolazione che si oppone ai metodi oppressivi del governo centrale. La F1 vuole rimanere lontano da tutto ciò ed ecco che Portimao diventa un’opzione sempre più concreta. Perché di rinunziare alle 24 gare previste, Domenicali & Co. non vogliono sentirne parlare.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Liberty Media, Gp Cina, Alfa Romeo Racing