Sono giorni concitati a Milton Keynes. Se il mondiale di F1 2022 è stato chiuso in scioltezza e senza credibili avversari a solleticare Max Verstappen, il 2023 potrebbe profilarsi come una stagione più difficile, specie quando la RB19 dovrà ricevere i necessari update per stare al passo con la concorrenza che sarà sempre più agguerrita.
Adrian Newey, nei giorni scorsi, ha manifestato una certa insofferenza. L’ingegnere ha espresso il timore che il 2023 possa essere uno spartito eseguito da altri musicisti. Dalla Ferrari che vuole farsi sotto prepotentemente dopo aver sacrificato il 2022 proprio per essere pronta l’anno prossimo; ma anche dalla Mercedes che ritiene di aver capito cosa non ha funzionato con la W13 e intende presentarsi ai nastri di partenza più concreta che mai (leggi per approfondire). Red Bull, dal canto suo, potrebbe pagare per la doppia penalità operativa scaturente dal balance of performance tecnico (BOPT) e dalla sanzione ricevuta per l’infrazione delle norme finanziarie.
C’è il timore fondato che il minor numero di ore di sviluppo possa penalizzare oltremisura la nascente RB19. Ma forse la spauracchio principale è che l’aumentata altezza minima imposta dal legislatore potrebbe erodere il vero vantaggio espresso dalla modello precedente rappresentato dalla capacità di girare molto vicina al suolo. Limitazioni allo sviluppo e fondo meno flessibile e più alto dal suolo il mix che rischia di spazzar via le certezze tecniche di Newey e soci.
Una piccola breccia si apre anche nelle certezze di Verstappen. Qualche giorno fa, alla premiazione organizzata a Bologna dalla Federazione Internazionale dell’Automobile, il campione del mondo in carica si era detto certo e convinto che il team avrebbe risposto alle contingenze uscendo più rafforzato che mai. Il cambio di rotta verbale è stato piuttosto repentino considerando ciò che Max ha successivamente rivelato ai colleghi di AMuS alludendo allo scenario che si presenterà nei prossimi mesi.
“Ci farà male. Ma sono fiducioso che la mia squadra farà le cose per bene e che avremo una buona partenza. Sappiamo da dove cominciare e su cosa lavorare. Se non sapessimo in quale direzione marciare il problema sarebbe ancora più grave. Scopriremo nel corso dell’anno quanto soffriremo effettivamente. La nostra macchina era competitiva. Se manteniamo lo slancio, dovrebbe andare bene”.
Verstappen, dunque, evidenzia quanto noi di FormulaUnoAnalisiTecnica stiamo sostenendo da un po’: la nascente RB19 (questo, a rigor di logica il nome del modello 2023) non dovrebbe troppo soffrire a inizio anno poiché viene dallo slancio della passata stagione quando, tra le altre cose, ha potuto crescere senza le pressione di avversari che si sono letteralmente liquefatti.
Le problematiche potrebbero nascere in corso d’opera. E l’indicazione arriva direttamente dal lavoro svolto dalla Mercedes durante il mondiale 2022. La progressione mostrata dalle Frecce d’Argento rivela che, nonostante i vincoli regolamentari e sebbene il budget cap rappresenti una solida staccionata da valicare, è possibile approntare un piano di sviluppo proficuo. Cosa sulla quale Red Bull potrebbe non contare per via delle limitazioni di cui sopra.
Ed è proprio Mercedes quel team che i rivali anglo-austriaci hanno additato come il grande tessitore del cambio regolamentare che avremo nel 2023. A livello psicologico c’è la percezione che la scuderia di Toto Wolff possa essere in rampa di lancio mentre quella guidata da Chris Horner vada incontro ad una brusca frenata. Ma in F1 le sensazioni vengono spesso confutate. E Red Bull ha tutti gli strumenti per poter continuare ad apporre il suo sigillo sulla categoria.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Oracle Red Bull Racing