Il 2023 della F1 ruota tutto intorno agli effetti delle sanzioni comminate alla Red Bull alle quali faranno da correndo le normali limitazioni determinate delle regole tecniche che penalizzano chi ha fatto meglio in classifica. Chi vince il campionato, normalmente, parte sempre con i favori dei pronostici nella stagione successiva. Questa norma non scritta potrebbe non essere applicata per via del mutato contesto operativo che potrebbe limitare gli slanci della franchigia di Milton Keynes.
Ferrari e Mercedes, i soggetti che dovrebbero essere i rivali accreditati dei campioni in carica, sperano di potersi avvantaggiare del contesto che si è venuto a creare dopo che è stato accertato lo sforamento del tetto di spesa da parte dell’equipe guidata da Christian Horner. Maranello ha stoppato la crescita della F1-75 per dirottare fondi ed energie al progetto 2023; Mercedes ha lavorato un anno intero per venire a capo del porpoising e per comprendere il concept a zero sidepod che nel mondiale venturo potrebbe essere riproposto in una forma migliorata. E vincente.
Con queste premesse in Red Bull ci sarebbero fondati elementi per provare paura e preoccupazione. Se Helmut Marko, nel suo solito stile schietto e diretto, ha quantificato in mezzo secondo al giro le “afflizioni federali”, molto più cauto è stato Adrian Newey che, senza perdersi in sensazionalismi stucchevoli, ha ammesso che gli effetti delle penalità potranno essere valutati solo quando le monoposto saranno in pista. Fastidi che potrebbero anche essere superati in altre maniere (leggi per approfondire).
Chi invece sembra “fregarsene” di tutto questo è Max Verstappen, recentemente premiato dalla FIA per la sua stagione da record. “Sappiamo di poter fare meglio rispetto al 2022 e siamo già entusiasti per la prossima stagione“. Poche e stringate parole che potrebbero altrettanto essere non troppo significative. Ma che danno una chiara indicazione mediatica: l’olandese si è posto come risoluto timoniere di un natante che si muove in acque certamente non placide.
E’ una versione nuova di Max, se vogliamo meno votata a quell’irascibilità che sovente si manifesta in pista. Un pilota che cresce in consapevolezza, un uomo che matura ed evita di ricorrere ad un vittimismo di comodo. Red Bull ha ottenuto una pena certamente non sproporzionata alle infrazione commesse. Anzi, a Milton Keynes possono tirare un sospiro di sollievo perché la contrattazione con la FIA ha evitato conseguenze ben più pensanti. Verstappen lo sa ed è anche conscio della capacità di reagire del suo team. Un fattore che può contare parecchio nello svilupparsi del prossimo mondiale.
A margine del gala bolognese organizzato dalla Federazione Internazionale, Charles Leclerc, premiato in qualità di secondo piazzato in classifica in una stagione chiusa col maggior numero di pole position, ha aperto i cuori dei ferraristi quando ha riferito (un po’ a sorpresa visto il momento delicato che si vive a Maranello) che l’anno prossimo intende essere alla cerimonia per ritirare l’onorificenza che oggi è nelle mani del rivale olandese della Red Bull.
Affermazioni che svelano forti intenti ma che per diventare concrete abbisognano che una serie di tasselli vadano al proprio posto. Serve innanzitutto una macchina consistente ed è necessario un team che la supporti con un coerente piano di sviluppi, con un’affidabilità costante e con strategie in pista efficaci. Tutto quello che è mancato nel 2022 delle illusioni rosse.
Ma serve anche dell’altro. Ossia che lo stesso pilota maturi ulteriormente. Non basta primeggiare, difatti, nell’esercizio velocistico del sabato. Il monegasco, come riferito da Luigi Mazzola, uno che di campioni di una certa caratura se ne intende, deve crescere “[…] Come personalità in gara, ambito nel quale non vale ancora Verstappen“.
Il percorso di consolidamento del monegasco è evidente. Ma è chiaro che bisogna compiere ancora quell’ultimo, piccolo, step per far sì che si completi come pilota e, contestualmente, per permettergli di definirsi come condottiero di una scuderia troppo spesso sconquassata da cambi al vertice poco sensati.
Le doti tecniche di Charles sono innate, serve accrescere quella personalità necessaria a sobbarcarsi sulle spalle l’intera squadra italiana. Che, va anche specificato ciò, deve mettere la sua punta di diamante in condizione tali da rendere meglio per brillare definitivamente.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari