Formula 1

La nuova (presunta) vita di Mattia Binotto

Con la conclusione del campionato del mondo, la F1 ha vissuto un vero e proprio tumulto. Il riferimento è chiaramente al vorticoso giro di figure apicali che sono andate a muoversi da un team all’altro. Porte girevoli che hanno anche determinato il commiato di alcuni personaggi di spicco, da Jost Capito a Mattia Binotto. Ma per alcuni di questi esponenti potrebbe trattarsi di un semplice arrivederci perché è inverosimile che professionisti con tanti anni di esperienza sulle spalle e con preziose competenze acquisite – merce preziosa oggigiorno – possano stare troppo tempo lontani dal Circus.

La girandola non ha coinvolto solo team principal e amministratori delegati. Anche ai vertici della categoria c’è stato un addio piuttosto importante. Ross Brawn, direttore generale e responsabile sportivo del progetto Formula 1, ha lasciato il suo scranno per godersi una meritata pensione dopo lunghi anni spesi nel motorsport. Qualcuno credeva che l’ingegnere di Manchester potesse essere l’uomo buono per il dopo Binotto ma egli stesso ha sopito sul nascere queste voci stoppandole in maniera decisa. Ciò che invece è ancora potenzialmente possibile è il percorso inverso. Ossia che l’ex ferrarista leader della GES entri a far parte dello staff dirigenziale del Circus.

George Russell e Ross Brawn a colloquio.

F1. Binotto/Liberty Media: ad oggi una suggestione

Fermi tutti. Prima di lanciarci nell’analisi è bene sottolineare che al momento non ci sono voci né conferme. Ma Liberty Media deve colmare il vuoto lasciato dall’ex Benetton e ha cominciato a scandagliare il mercato dei manager. Stefano Domenicali e soci devono necessariamente puntare su qualcuno che sia pratico di cose tecniche visto che in ingegnere bisogna sostituire.

Non serve un politico, né un esperto di finanze. Né tanto meno un oratore. La figura che si sta vagliando deve avere competenza di prim’ordine su fatti tecnici. E sul know-how acquisto da Binotto non vi possono essere dubbi. Chiaramente, ragionando per assurdo, l’assunzione dell’ex capo della GES comporterebbe i rituali pro e contro. Cerchiamo di vagliarli.

F1. Binotto/Liberty Media: i pro

Il 29 novembre scorso la Ferrari ha comunicato la chiusura del rapporto con Binotto. L’addio si consumerà a decorrere dal primo gennaio 2023. Si porrà fine ad una storia iniziata nel 1995, quando un giovane laureato all’università di Losanna in ingegneria meccanica entra nella franchigia modenese come ingegnere motorista. Nella squadra test per la precisione. Due anni dopo la promozione, con la medesima mansione, nella Squadra Corse Formula Uno. Ruolo che ricoprirà sino al 2003.

Binotto sarà quindi parte attiva dell’epopea “schumacheriana” rispondendo direttamente a Luca Cordero di Montezemolo e a quel Jean Todt il cui figlio, stando a qualche voce non confermabile, in qualità di manager di Charles Leclerc, pare possa uno degli “sponsor” del cambio di dirigenza di cui stiamo parlando.

Nel 2004 Binotto inizia ad occuparsi dei motori da gara e nel 2007 viene elevato a capo ingegnere fino a diventare uno stretto e fondamentale collaboratore di Paolo Martinelli, prima, e di Luca Marmorini, poi. Da queste esperienze esce rafforzato e la Ferrari, all’alba delle rivoluzione tecnica che porta in F1 le power unit turbo-ibride, lo nomina responsabile. Siamo nel 2014 e la firma sotto l’ennesimo scatto di carriera è apposta direttamente da Sergio Marchionne. Il 27 luglio 2016 viene nominato direttore tecnico della Ferrari, in luogo di James Allison. Il 7 gennaio 2019, dopo uno scossone inatteso, subentra a Maurizio Arrivabene nel ruolo di team principal.

Mattia Binotto (Scuderia Ferrari) – Stagione 2022

Un curriculum d’acciaio che potrebbe servire come il pane a Liberty Media Corporate che punterebbe su un tecnico scafato, competente e che in quasi trent’anni di attività ha messo in piedi un fittissima rete di conoscenze necessarie a svolgere al meglio i compiti che si è trovato a ricoprire in una scalata che raramente abbiamo osservato in F1. E se diventi l’uomo di fiducia di un personaggio come Sergio Marchionne vuol dire che le virtù sono concrete e le competenze solide.

Binotto, nel caso in cui questo scenario assolutamente embrionale si concretizzi, andrebbe ad occuparsi di tecnica, mettendo in secondo piano sia la sfera gestionale che quella politica che, pur dovendo essere affrontate, non sarebbero le aree preponderanti del suo agire. Ciò che non ha funzionato in Ferrari, dunque, non verrebbe replicato nei suoi ipotetici uffici dirigenziali.

Ancora, non avrebbe l’ansia da prestazione. Ogni manager ha dei risultati da inseguire, ma di certo non ci sarebbe la pressione incrociata della tifoseria e della presidenza. Tutto sarebbe più diluito perché a cambiare sarebbero le prospettive operative: si lavora per scrivere, fissare e controllare regole, non per esserne schiavo nel tentativo di vincere. In parole povere: non esisterebbe concorrenza da battere e con cui confrontarsi. Il lavoro si svolgerebbe in maniera più serena e senza assilli mediatici. Dopo quattro anni da capo della GES sarebbe una svolta epocale.

L’esperienza diretta nel settore tecnico e motoristico aiuterebbe ad indirizzare i regolamenti per avere un F1 davvero più equilibrata. Specie ora che ci avviciniamo ad una nuova rivoluzione normativa che, dal 2026, vedrà un cambio relativo alle power unit e la revisione delle linee guida aerodinamiche con elementi attivi che dovrebbero diventare più centrali. Insomma, i vantaggi di un Binotto sostituto di Ross Brawn sono tanti e convincenti.

Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) riparte dopo un pit stop durante il Gp del Brasile 2022

F1. Binotto/Liberty Media: i contro.

Ma ci sono, come in ogni aspetto, i contro. Che non sono tantissimi. Ce n’è uno che però potrebbe essere insormontabile e che riconduce al conflitto di interesse. Ricorderete quando Toto Wolff puntava alla presidenza della FIA per il dopo Todt e proprio Ferrari, capitanata dal prode Mattia, si mise di traverso? Anche se parliamo di un figura che entrerebbe in Liberty Media e non a Place de la Concorde, il parere di capi delle squadre avrà un peso. E il rapporto con la volpe Wolff non è proprio impostato al bel tempo.

Ma non si tratta solo di pessimi legami, la questione è proprio di opportunità. Il nome di Binotto è legato a quadrupla mandata alla Ferrari. E basta rileggere il curriculum che abbiamo sopra sintetizzato. Si configurerebbe una sorta di conflitto di interesse che la F1 dovrebbe evitare. Le polemiche che hanno seguito la nomina di Shaila-Ann Rao ne sono esempio lampante. L’esperta di diritto, dopo sei mesi, non si è vista rinnovare il mandato. E questo per l’opposizione di Binotto e soprattutto del mondo Red Bull che, nelle persone di Chris Horner ed Helmut Marko, avevano avviato un vera e propria crociata nei confronti della manager.

la confusione di Mattia Binotto, attuale team principal della storica scuderia Ferrari

Non sarebbe trasparente affidare la “cosa tecnica” in mano a chi è stato un uomo Ferrari fino a una settimana prima. Ancora, il quadriennio da capo della Gestione Sportiva ha evidenziato qualche crepa nel modello manageriale. Queste difficoltà potrebbero rappresentare un freno all’ipotesi che, è bene ribadirlo ancora una volta, è del tutto congetturale.

L’unico concreto elemento che abbiamo e dal quale è partito lo spunto di riflessione è che Ross Brawn lascia una poltrona vitale per la vita della F1 e che ad oggi nessun uomo vi si è accomodato su. Novità sono attese nelle prossime settimane poiché la partita dovrà necessariamente chiudersi prima dell’avvio della prossima stagione. La riscrittura delle regole che entreranno in vigore nel 2026 è un fatto di cruciale importanza, Liberty Media non può farsi trovare impreparata. E chissà che le necessità di fare in fretta porti proprio ad ingaggiare l’occhialuto ingegnere di Losanna.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, Mercedes AMGScuderia Ferrari

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Diego Catalano