Nella F1, come nella quotidianità di ogni ambito umano, la politica è un aspetto di primaria importanza. Ciò che accade in pista è sovente la proiezione della capacità di muoversi laddove si prendono decisioni cruciali che definiscono regole e fissano ambiti operativi. La politica altro non è che l’aspirazione al potere, una cosa che per essere gestita necessita dell’operato di appositi professionisti. Mai concetto è più calzante al mondo dei motori.
Tanto, negli anni, si è dibattuto di come un determinato team abbia saputo giocare sui tavoli giusti per “strappare” condizioni regolamentari più affini alla propria visione strategica. Ogni dominio sportivo è coinciso con un’ostentazione di forza. Politica, appunto. La McLaren di Ron Dennis “pesava” e vinceva. La Williams di Sir Frank e Patrick Head faceva altrettanto. La Ferrari di Jean Todt aveva voce autorevole e capacità di sapersi muovere nei saloni giusti. Stesso dicasi per la Red Bull dell’imperio Vettel e per la Mercedes degli otto anni di vittorie. Un’intelaiatura costruita dal visionario Dieter Zetsche la cui eredità è stata recepita da quel volpone, è il caso di dirlo, di Toto Wolff.
Se il 2022 della Mercedes non è stato un anno da incorniciare è anche perché gli eserciti ben più grossi e potenti hanno dato scacco matto al re. La nuova Formula Uno, quella del budget cap, del balance of performance tecnico e delle vetture basate sui canali Venturi, è stata definita anche per spezzare un andamento votato alla monotonia che vedeva la Stella a Tre Punte affermarsi con troppa costanza. Liberty Media, il gruppo che può contare sui soldati meglio equipaggiati, ha deciso di rivoluzionare lo scenario.
Da questo rimescolamento è uscita prorompente la Red Bull che possiede un certo savoir-faire quando c’è mercanteggiare vantaggi personali. E la contrattazione sulla pena successiva all’infrazione delle regole finanziarie ne è perfetta e lucida sintesi. Ma i vecchi dominatori non si sentono sconfitti e, anzi, stanno serrando i ranghi. In Mercedes si continua a lavorare per vedere definito un quadro tecnico più consono ai proprio desideri.
L’imposizione della Direttiva 039 è stata una piccola vittoria politica di Brackley che, sgombriamo immediatamente il campo da facili e futili complottismi, non ha messo la W13 in condizioni di chiudere il gap, tanto che Red Bull è andata a vincere in scioltezza il titolo. Qualcuno dirà che il nuovo contesto tecnico abbia sfavorito la Ferrari. Peccato che Mattia Binotto, a più riprese, abbia ammesso che il discusso provvedimento non sia la causa dell’arretramento prestazionale della F1-75. Cosa che andrebbe invece attribuita alla decisione di sospendere ogni programma di sviluppo per concentrare forze e risorse sull’anno 2023.
“Si tratta di proteggere la propria struttura, penso che lo facciamo tutti. Cercare di stare avanti, di proteggere o, in un certo senso, di capire dove va la politica. Penso che sia abbastanza normale“. Queste la parole di Toto Wolff quando è stato interpellato su come Mercedes abbia operato nelle riunioni con chi detiene il diritto di scrivere le regole del gioco.
AMG, in un processo di policy making del tutto ovvio, ha cercato di fare pressioni nella definizione del contesto regolamentare che sarà applicato alle monoposto della stagione che prenderà il via il cinque marzo prossimo. I provvedimenti deliberati dalla FIA riguarderanno l’innalzamento del bordo del fondo a 15 mm dal piano di riferimento. Sempre in quest’area nevralgica si agirà sulla flessibilità del pavimento in corrispondenza delle ruote posteriori che dovrà essere pari a 5 millimetri.
Ordinanze che si incastonano con i problemi che i tecnici della Stella a Tre Punte hanno incontrato nel corso del 2022. Mercedes, da un lato, lavorava per risolverli e, dall’altro, provava a spingere sul legislatore per ottenere un contesto normativo più consono alle sue peculiarità filosofiche. La vittoria non è stata totale dato che la richiesta di innalzamento fatta recapitare da Mike Elliott e dai suoi era di 25 mm.
Ma nemmeno possiamo parlare di sconfitta totale poiché la volontà di Ferrari e Red Bull di lasciare inalterato lo status quo, è stata rispedita al mittente. Insomma, le vetture 2023 potrebbero essere meno sensibili all’effetto suolo per via delle limitazioni di cui sopra andando a rimettere in gioco l’aerodinamica superiore, area sulla quale Brackley si sente più a suo agio.
Congetture, ovviamente, che dovranno essere confermate dalla pista. Ma nel frattempo resta l’idea che Toto Wolff abbia giocato bene le sue carte per permettere alla squadra che rappresenta – e di cui è co-titolare – di ritornare a dire la sua in chiave iridata. Questo genere di dinamiche, alla lunga, fa la differenza nel definire i valori in campo. E non si scandalizzi chi pensa che questi siano giochi sporchi o addirittura illegali. Si tratta di pratiche necessarie. Chi non si “lorda” le mani mai potrà varcare i cancelli della gloria.
La politica non deve diventare “il mestiere di chi non ha mestiere”. Ciò che forse ha scontato Mattia Binotto che di professione fa l’ingegnere e non il ragno tessitore. Ed infatti non si registrano vittorie clamorose della Ferrari sul frangente decisionale negli anni il manager cui è stato in sella alla GES. E di questo non è colpevole il tecnico nativo di Losanna, ma chi ha creduto che un professionista esperto motorista potesse tramutarsi in uno scafato politico. Di questo bisognerà tener conto quando si andrà a scritturare il nuovo team principal. Frédéric Vasseur è avvisato.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG, Scuderia Ferrari, Williams Racing