24 gare sì o 24 gare no? La F1 continua ad interrogarsi sulla possibilità di rimettere in pista il Gran Premio della Cina che si sarebbe dovuto disputare tra il 14 e il 16 aprile sul circuito di Shangai. Durante lo scorso dicembre i vertici della categoria avevano annunciato la cancellazione della tappa sinica a causa della recrudescenza della pandemia causata dal Covid-19. Le ristrettezze imposte delle autorità locali avevano determinato la serrata e la Formula Uno, che temeva un evento a porte chiuse oltre che le difficoltà logistico-sanitarie per il personale che si spostava, aveva stabilito di annullare l’appuntamento.
In una prima fase si era pensato ad un tracciato che protesse sostituire Shangai. Malesia sembrava l’opzione più concreta da un punto di vista geografico, Portimao la soluzione comoda da incastrare negli altri round europei. Alla fine Liberty Media Corporate e la Federazione Internazionale hanno deciso di mantenere il buco. Da qui la pubblicazione di quello che doveva essere il calendario definitivo a 23 tappe. Che tanto conclusivo non lo era stando agli ultimi sviluppi.
Gli organizzatori della gara, dopo anni di rinvio, non ci stanno. E tornano alla carica per riprendersi il “maltolto”. Nella giornata di mercoledì 4 gennaio, lo staff che dirige il tracciato, le autorità politiche locali e alcuni rappresentanti di peso della Formula Uno si sono seduti ad un tavolo negoziale, direttamente a Shanghai, per discutere della riapertura.
L’incontro era presieduto nientepopodimeno che dal segretario del Partito Comunista del Paese, Chen Jining, che vuole che il colosso asiatico torni nel calendario del Circus già quest’anno. Come si può vedere la Cina mette in campo l’artiglieria pesante e le figure apicali della serie iridata non restano indifferenti.
Le parti sembrano essersi avvicinate con il reintegro che sembra sempre più vicino. Dopodomani, domenica otto gennaio, la Cina porrà fine alla quarantena obbligatoria per i turisti. Atto fondamentale e potenzialmente propedeutico alla ritorno della F1. Bisognerà però tenere conto anche della esigenze del carrozzone che teme che il personale dei team possa essere infettato. Cosa che, di conseguenza, condurrebbe a quarantene in mese, quello di aprile, molto impegnativo. Se la nazione è in fase di riapertura, infatti, i casi di contagio tendono tutt’altro che a diminuire.
La F1 ha calcato l’asfalto sinico nel 2019, quando è stato disputato il millesimo gran premio della storia della serie (gara vinta da Lewis Hamilton, ndr). Da allora non si è più corso e la FIA dovrà effettuare un’ispezione di routine per garantire che l’impianto, nella sua interezza, continui a soddisfare tutti i requisiti necessari per mantenere il Grado 1 che sono la base per poter ospitare le vetture.
Durante i giorni della pandemia lo staff della FIA non è stato in grado di recarsi al circuito per l’ispezione che va eseguita entro i tre mesi dall’avvio dell’evento. Ecco che i tempi stringono anche se una deroga a questo limite temporale è possibile. Dopo la chiusura delle settimane scorse la Cina ritorna prepotentemente in auge anche perché vorrebbe ridiscutere il proprio contratto con Liberty Media per ottenere un’estensione. Quest’ultima, dal canto suo, preme affinché il calendario torni a proporre 24 stage in un periodo di grande ascesa del marchio F1. Pare ci siano i presupposti affinché la questione si risolva positivamente.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Shangai Circuit, Scuderia Ferrari