Ogni cosa, per andare avanti deve evolversi, andare a braccia aperte verso il cambiamento ed accettare la necessità dello stesso. Lo sport dF1 non fa eccezione. Dopo più di settanta edizioni del mondiale, infatti, Liberty Media Corporate ha cercato l’espansione di nuovi orizzonti, sporgendosi verso le aree geografiche che non siano la solita Europa. Il Vecchio Continente, tuttavia, non si lascia scalzare con tanta facilità e rimane ancora un punto di riferimento per la categoria, di oggi come di ieri.
Non è la prima volta che si parla della necessità di espansione verso nuove terre, come l’Asia, il Medioriente e specialmente l’America. Gli Stati Uniti, infatti, sono arrivati ad ospitare ben tre Gran Premi (per approfondire, cliccate qui). Ben Sulayem, tuttavia, insiste nel sottolineare la centralità dell’Europa nello sport, in aperta contrapposizione da quanto affermato da Liberty Media, più attenta al versante dei guadagni. In realtà, la “rivalità” in corso fra FIA, capitanata da Mohammed Ben Sulayem, e Liberty Media, rappresentata da Stefano Domenicali, in questo inizio di stagione si sta delineando sotto diversi punti di vista.
Il primo fattore che porta le due entità maggiori della F1 – l’organo economico e decisionale e quello tecnico e “punitivo” – è l’ipotetico ingresso dell’undicesimo team in F1. Abbiamo infatti asserito diverse volte quanto Michael Andretti desideri prendere il via nel Circus e sappiamo che FIA, sebbene non abbia approvato formalmente tale ipotesi, si è posta in una condizione favorevole (leggi qui). Un undicesimo team, infatti, mette più “pepe” alle scuderie presenti ed inoltre fa bene anche all’audience. Liberty Media, al contrario, vuole andare a pieno sostegno dei team già presenti nel Circus e storce un po’ il naso all’idea.
Ecco quindi che stabilire un’aera geografica di maggiore importanza per lo sport si presenta come l’ennesimo spartiacque fra due forze che, oltre a coesistere, dovrebbero cooperare. Liberty Media punta a portare la F1 in nuovmercati, in particolare Asia e Medioriente. FIA, forse anche in modo provocatorio nei confronti della proprietà americana, sostiene la necessità di rivendicare la centralità del continente europeo per la categoria, in un momento in cui lo sport sta perdendo la sua identità originale.
La strada che porta lo sport che amiamo lontano dal Vecchio Continente ripresa da Liberty Media si rivela necessaria. L’obiettivo principale rimane quello di monetizzare, portando quindi la serie dove ci siano sponsor disposti a pagare bene. Ecco quindi giungere tre Gran Premi negli Stati Uniti, con le alternativa sfavillanti di Miami e Las Vegas. Allo stesso modo, compaiono le ipotesi di Gran Premi in Asia, sebbene questa stagione vedrà “solo” 23 gare invece delle 24 previste, a causa del COVID che continua a non dare tregua alla Cina.
La questione del Medioriente è particolarmente delicata, in quanto lo stesso Ben Sulayem, da emiratino, è sostenuto da sponsor ed aziende locali più che desiderose di aumentare l’importanza di quella zona geopolitica nella F1. Il n°1 della FIA, in un certo senso, dà le spalle a tale supporto, rimarcando che è l’Europa l’unico centro di questo sport.
Tuttavia, l’espansione verso nuovi orizzonti s’è resa necessaria anche per raggiungere un nuovo pubblico, fatto fondamentale per la sopravvivenza e la credibilità del nostro sport. La ricerca di un’audience più giovane e globale si verifica anche grazie a nuovi metodi, come la docu-serie in onda su Netflix: Drive To Survive.
In definitiva, la lotta fra modernità e tradizione si rinnova attraverso la scelta del punto focale dell’azione. L’Europa è la culla della Formula Uno ma di recente in tanti – troppi – si sono chiesti se fosse davvero opportuno continuare a correre prevalentemente lì. Oltre alle ragioni di mercato del resto del mondo, un’alternativa che fa venire l’acquolina in bocca, l’Europa ha il deficit di avere piste storiche forse non sempre adatte alle nuove monoposto.
La mente corre a Monaco, uno dei tracciati più belli e ricchi d’emozioni del calendario. Ultimamente, tuttavia, è stata al centro di polemiche perché non adatto a sostenere l’avanzamento tecnologico delle vetture, ora troppo veloci, pesanti ed ingombranti per zigzagare fra le sue strette e sinuose curve.
L’Europa, però, non si fa mettere da parte così facilmente. Il Vecchio Continente è il cuore pulsante della F1: ha tradizione, storia, fascino e rende più facili gli spostamenti da un posto all’altro. In un paio d’ore di aereo – meno, se pensiamo ai jet privati – il Circus si muove da un versante all’altro del continente. L’Europa può non essere più perfetta ma è sangue, vita e passione della F1. E’ la volontà di preservare la propria identità a discapito del dio denaro perché questo sport è prima di tutto passione e storia.
Autore: Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Fonte Immagini: F1, FIA