Mancano esattamente sette giorni all’inizio dell’ennesima nuova era della Ferrari F1. Lunedì nove gennaio, difatti, Frédéric Vasseur prenderà fattivamente in mano il timone della Gestione Sportiva colmando quel volto lasciato da Mattia Binotto che, meno di 48 ore fa, ha definitivamente detto addio alla squadra in cui è cresciuto e nella quale si è costruito come professionista dalla tante competenze, tanto da occupare disparati e delicati ruoli.
Il passaggio di consegne si è realizzato quasi in punta di piedi, in un silenzio surreale considerando la portata dell’evento. Un profilo basso scelto da tutte e tre le parti (presidenza, ex e nuovo team principal) che hanno optato per il buon senso e che, evidentemente, hanno anteposto il bene della Ferrari a tutto il resto. Molto c’è da fare in Via Abetone e non è certo tempo di infruttuosi proclami. La nuova dirigenza, a tutti i livelli, rincorre i fatti. Ossia quegli espedienti che tirino fuori il Cavallino Rampante da un digiuno troppo lungo in cui si sono visti più manager capitolare che trofei.
Il progetto 675 è in fase di ultimazione (leggi per approfondire). La vettura 2023 sarà presentata il 14 Febbraio e dovrà superare tre criticità limitanti: affidabilità, gestione delle gomme in gara e mancanza di un piano organico di update. Analizziamole, rapidamente, punto per punto.
Non è solo l’aspetto tecnico ad aver annodato le ali della Rossa. Anche la gestione sportiva ha fatto acqua. Il team deve crescere poiché il management tattico nel 2022 ha assunto connotati disastrosi in alcune gare. E a questa evidenza si è abbinata una comunicazione votata a sotterrare i problemi piuttosto che ad affrontarli, ammettendone l’esistenza, col fine di superarli.
Ferrari, per certi versi e per quanto evidenziato poc’anzi, ha forse il compito più arduo tra i tre top team poiché deve rivedere molte cose con l’approdo di Vasseur che porterà nuovi strumenti organizzativi che potrebbero richiedere tempo per funzionare a dovere. Red Bull e Mercedes, di contro, potranno continuare a contare su quella stabilità che è uno dei segreti del loro successo. Ma, nonostante ciò, c’è chi reputa Maranello in grado di mettersi al pari dei rivali nonostante la mutazione appena agli albori.
Se si pensa a Coulthard non si materializza nella mente l’immagine un amico della Ferrari. Una vita sportiva spesa in Williams, McLaren e Red Bull, gradi rivali della realtà italiana, e quell’episodio di Spa Francorchamps 1998 che per i sostenitori del Cavallino Rampante è una sorta di segno indelebile di inimicizia imperitura. Eppure “il mascellone”, uomo evidentemente più intellettualmente onesto di come certe cronache di parte lo vogliano dipingere, crede nella Ferrari, nei suoi uomini, nelle sue potenzialità e nella sua capacità di progredire nonostante il mare burrascoso. E forse ne sa qualcosa perché ha vissuto con i suoi occhi l’era in cui Maranello rinasceva dalle ceneri per imporre un lustro di imperio che ha avuto poche repliche nella storia.
“La Ferrari è il nome più famoso presente in Formula Uno ed è il team più longevo. E io credo in loro, non tanto nel loro mito, ma quanto nei tempi sul giro. Hanno avuto la macchina più veloce in qualifica nel 2022. La vettura – ha spiegato lo scozzese al Mirror – era eccezionale e Charles Leclerc, per la maggior parte del campionato, ha sfruttato al meglio le prestazioni del mezzo. Credo nei piloti e nel fatto che, dopo aver progettato una macchina di quel tipo, abbiano in squadra i talenti giusti per risolvere i problemi che hanno avuto. Con queste premesse devono essere in lizza per il titolo 2023“.
L’ex spalla di Mika Hakkinen ritiene che la Ferrari possa dire la sua non per storia o blasone, ma perché hanno la possibilità di produrre un mezzo tecnico in grado di vincere stabilmente. Un po’ come ha fatto Red Bull nel recente passato. Inoltre c’è un altro elemento che l’ex pilota di Twynholm ritiene essere un punto a favore di Maranello: due piloti di calibro pesante. “In Ferrari ci sono due piloti molto forti e motivati. Quindi nel 2023 devono puntare al campionato del mondo e credo che possano riuscire nell’obiettivo, se risolveranno i problemi palesemente evidenti a tutti”.
E su questo ci sarebbe da dibattere poiché è proprio Milton Keynes che sta raccogliendo frutti dolci grazie ad un paradigma che mette al centro di ogni questione (sportiva, tecnica e tattica) il solo Max Verstappen a scapito di ogni pilota che gli segga accanto. Finora questo schema, seppur con qualche normale scricchiolio (vedasi Monaco 2022) è risultato il più efficiente. Non che l’attacco a due punte non possa funzionare, ma servono regole interne ferree che non sempre i piloti, quando annusano la preda, riescono a tollerare. E qui la palla passa a Vasseur che dovrà spendere parecchie energie per mantenere intatti gli equilibri e per tirare fuori il meglio da una coppia affiatata ma competitiva.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari