A volte è necessario rimuovere la patina dorata che copre le cose per valutarne la vera natura. In F1, in questi giorni, tiene banco la bomba sganciata dal duo Andretti-Cadillac che, con un atto unilaterale, ha annunciato la discesa in campo pur essendo manchevole di alcune caratteristiche non considerabili di contorno. In primis che il costruttore americano non ha ancora la possibilità di presentarsi con un motore proprio. L’anno del debutto dovrebbe essere il 2024, due stagioni prima dell’ennesima rivoluzione tecnica che investirà la sfera dei propulsori. Ecco che risulterebbe inutile impostare un power unit che soddisfi gli attuali requisirti regolamentari. Da qui la necessità di legarsi ad uno dei motoristi esistenti come abbiamo avuto modo di sottolineare in questo focus: leggi qui.
Apparentemente, ritornando alla coltre di cui sopra che nasconde dinamiche meno romantiche, sembra che in corso via sia uno scontro tra Federazione Internazionale dell’Automobile e Liberty Media. La questione, inutile sottolinearlo, è quella che investe la sfera economica e la relativa gestione del potere. Una lotta in cui ognuno dei due enti vuole mostrarsi più forte e muscoloso all’altro. Il celodurismo applicato al motorsport per essere sintetici.
La questione è semplice: Liberty Media Corporate teme il cambiamento pur essendo essa stessa la promotrice delle rivoluzioni tecniche cui abbiano assistito negli ultimi tempi. Ma quando si tratta di soldi John C. Malone e soci diventano molto conservatori. Tradizionalisti diremmo. I bilanci del colosso americano dell’intrattenimento sono luminescenti: nell’ultimo anno i ricavi complessivi sono cresciuti del 7%, così come l’utile operativo che ha registrato un incremento sensibile. La cosa ha portato i team ad avere 370 milioni di premi con un incremento di oltre 30 milioni rispetto al 2021.
Viene da sé che la presenza di un undicesimo “incomodo” possa essere vissuta come una minaccia alla produttiva stabilità di cui sopra. Il Patto della Concordia, il cui rinnovo è arrivato a seguito di una battaglia che ha rischiato di lasciare molti feriti sul campo, ha prodotto una situazione molto vantaggiosa per i suoi componenti. Che altri non sono che i team.
Il testo prevede la spartizione dei premi fra i primi 10 classificati. In un contrasto in cui ottengono punti i primi dieci arrivati vuol dire che c’è un 50% di possibilità di portare a casa dei premi – leggasi soldi – ad ogni singolo gran premio che il calendario offre. Da qui l’apertura alle 24 gare anche da parte di quei team principal più riottosi. “I soldi fanno venire la vista ai ciechi” recita il vecchio ed intramontabile adagio popolare.
Dall’altro lato c’è la FIA che in questa spartizione resta a bocca asciutta. E soprattutto rimane depotenziata dinnanzi alle legittime richieste di ingresso che arrivano dall’esterno. La contraddizione sta tutta qua: è il Patto della Concordia che prevede che u nuovo soggetto, previo pagamento di una tassa una tantum di 200 milioni di dollari, possa far capolino in Formula Uno. Ciò che Andretti vuol fare. Ciò che scuderie e Liberty Media osteggiano in maniera piuttosto maldestra. Da questa illogicità emerge la posizione di Mohammed Ben Sulayem che in questi giorni è particolarmente attivo con una serie di messaggi ecumenici votati all’allargamento e all’inclusione.
L’ultimo in ordine di tempo è arrivato durante la Dakar, storica manifestazione motoristica che si organizza sotto l’egida di Place de la Concorde. Ecco le sue dichiarazioni: “In generale, se guardiamo alla sostenibilità della Formula Uno, dobbiamo aprirla ad altri marchi. Possiamo avere fino a 12 squadre in griglia”. Parole non dette a caso perché sottolineano il concetto di sostenibilità che sarebbe tutelata “stiracchiando” la griglia.
“Dovremmo incoraggiare General Motors, una delle cinque case più grandi al mondo, a venire in F1. È così che vorrei che fosse il futuro. Poi, dall’altra parte, abbiamo il team Andretti. C’è un processo, dobbiamo aspettare e vedere se sono in grado di essere sulla griglia di partenza. Un nuovo costruttore contribuirà a migliorare la F1 e non vedo perché non dovremmo accogliere nuove squadre, soprattutto statunitensi“.
“Quest’anno – ha sottolineato l’ex rallista – abbiamo già disputato tre gare in USA. Accogliamo con favore qualsiasi proposta di essere uno dei 12 team. Accettiamo buone squadre, anche se piccole, come Haas. Speriamo che le cose cambino e che si possa avere un undicesimo team adeguato, vedremo cosa succederà”.
Il continuo riferimento agli Stati Uniti è una bordata a Liberty Media che intende chiudersi a riccio. Tra l’altro, a ben vedere, il dirigente emiratino non parla di undici squadre, ma di dodici. E anche in questo caso non si tratta di un numero sparato a casaccio. Oltre al progetto Andretti-Cadillac resta in penombra anche il programma Panthera Team Asia di Benjamin Durand, già direttore generale di SMP nel WEC. Alle spalle del manager ci sarebbero capitali arabi a cui Ben Sulayem non resta indifferente considerando la sua estrazione geopolitica.
Se l’idea di un nuovo team fa venire il prurito a Stefano Domenicali e alla gran parte dei rappresentanti delle franchigie oggi operanti, figurarsi l’allargamento a 24 auto. Sarebbe una sorta di shock che rischierebbe di relativizzare l’attuale meccanismo di spartizione di fondi. La Formula Uno, apparentemente placida e unita nelle sue molteplici anime, vive giorni assai turbolenti. E non è una novità visto che la FIA si era messa di travesto anche sull’allargamento a sei sprint race.
La tensione si era ammorbidita quando Liberty Media aveva capito di dover aprire i cordoni della borsa e foraggiare l’ente transalpino che doveva impiegare più forza lavoro per gestire gli accresciuti eventi. Scaramucce che furono superate. Cosa che potrebbe accadere oggi nella questione allargamento con un compromesso che accontenterà tutte le parti. Da qui la possibilità di rimetter mano, nel breve periodo, al Patto della Concordia. Questo sembra essere, difatti, l’atto necessario per mettere seriamente in pista Andretti. La F1 non vuole 200 milioni in un sol colpo, pretende guadagli strutturali e replicabili nel tempo. Staremo a vedere.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, FIA, Cadillac