Come valutare un pilota di F1? Quesito annoso che non riesce a trovare una risposta credibile. Perché la verità è che non esiste un metodo universale, una lista di elementi da scansionare come in un questionario di un concorso pubblico. Certo, telemetrie e analisi video aiutano a capire meglio come un determinato conducente operi in certi contesti, ma dall’esterno è sempre complesso fare diagnosi più complete e quindi credibili.
Uno dei modi per andare quanto più vicini all’essenza dei fatti è ascoltare il giudizio di chi con certi driver ci ha lavorato a stretto contatto, per anni e in diverse situazioni tecniche. Dalle meno favorevoli a quelle più vantaggiose. E’ il caso di Riccardo Musconi, ingegnere nativo di Imola in forza alla Mercedes, che nella sua carriera ne ha “pesati” di campioni di un certo calibro.
Il tecnico cresciuto in Dallara, dove entra nel 2003 nell’ufficio calcoli occupandosi di simulazioni di dinamica del veicolo, ha avuto modo di farsi le ossa lavorando in un gruppo compatto composto da giovani e appassionati ingegneri di diversa formazione accademica. Una vera e propria palestra professionale nella quale ha abbracciato molti ambiti, a partire dalla galleria del vento per finire a quello della gestione dei dati. Le conoscenze accumulate a Varano De’ Melegari valgono la chiamata, nel 2006, in F1 con Honda Racing Team nelle vesti di ingegnere di pista di Rubens Barrichello.
E’ a Brackley che Musconi studia per diventare uno degli ingegneri di pista più ambiti e vincenti del Circus. Ed in questa posizione ha incontrato piloti di nobile schiatta come il succitato brasiliano, Jenson Button, Michael Schumacher, Nico Rosberg, Valtteri Bottas, George Russell e Lewis Hamilton. In una recente intervista rilasciata a Motorsport il tecnico imolese ha dato prova delle sue capacità valutative circa il talento dei driver con cui ha lavorato. Un’attitudine a saper fotografare le caratteristiche peculiari di ogni pilota che si acquista con l’esperienza, il bagaglio tecnico e una sorta di fiuto innato che non guasta nel fare carriera.
Musconi ha spiegato come Barrichello fosse un conducente poco avvezzo a dare feedback precisissimi anche se in alcune giornate era estremamente veloce. Mentre ha sottolineato come quelli che sono venuti dopo erano estremamente più puntuali anche perché provenivano da un’era più tecnologica in cui la telemetria e l’analisi dei dati avevano fatto passi da gigante anche grazie a professionisti come gli ingegneri di pista.
Proprio tramite l’esperienza accumulata soprattutto negli anni in cui la Mercedes ha preso possesso delle strutture di Brackley, è possibile tracciare una sorta di bilancio circa la dotazione tecnica dei piloti che hanno corso sotto le insegne della Stella a Tre Punte. Escludendo Michael Schumacher che veniva da una pausa di riflessione dopo l’esperienza in Ferrari ed era nella fase finale di una gloriosa carriera, il confronto viene fatto mettendo Lewis Hamilton al centro, a mo’ di metro di paragone, con i suoi tre compagni di squadra: Nico Rosberg, Valtteri Bottas e George Russell.
Riccardo Musconi è stato abbastanza netto nel ritenere che Nico Rosberg abbia meno talento naturale rispetto a Lewis Hamilton. Condizione che, nel 2016, non ha evitato che il tedesco avesse la meglio del britannico. Il figlio d’arte è stato abilissimo capitalizzare a suo vantaggio la sfortuna che si è accanita sul collega di garage. L’esplosione della power unit, in Malesia, fu infatti l’episodio più “spettacolare”, per modalità, di una serie di altri problemi tecnici che, specie nella prima fase, avevano limitato lo slancio di Lewis che pure ci mise del suo con delle partenze a tinte horror (Monza su tutte, ndr).
Fatto sta che quell’anno il tedesco è riuscito a dare il meglio di sé. E non facendo una guerra psicologica come sottolineato da Musconi, ma puntando piuttosto alla solidità di guida e alla massimizzazione di ogni episodio. L’impresa di Rosberg è stata così grande poiché, nelle parole dell’ingegnere imolese, ha battuto “[…] una persona eccezionale con una motivazione incredibile a vincere, un serial winner. uno che se non vince non sta bene. L’immagine patinata che emerge da fuori non lo rappresenta degnamente. E’ molto schietto, garbato, onesto. Ha una determinazione incredibile. Quando qualcosa va male è lui che ci dice di svegliarci e di darci una mossa“.
Spesso, nel confronto tra i due amici-nemici, si guarda solo a quel titolo decisosi all’ultima gara. La realtà è che Lewis e Nico hanno condiviso il team per quattro anni e che per ben tre volte sia stato il pilota di Stevenage a spuntarla in maniera piuttosto convincente. Ciò a confermare quanto affermato da Musconi e a rimettere sui giusti binari una storia talvolta colpevolmente distorta.
Con Bottas la vita di Lewis è decisamente migliorata. Toto Wolff, dopo il clima di guerra che si era instaurato a Brackley nel 2016, ha puntato su un uomo più pacato, forse anche un tantino remissivo. Musconi, che il finlandese l’ha guidato dal muretto per quattro anni, ne ha fatto un quadro singolare. Ha parlato dell’attuale alfiere dell’Alfa Romeo come di una gran persona ma di un uomo enigmatico; uno dalla mente imperscrutabile. Un driver, sul piano prettamente tecnico, veloce sul giro secco e nel centrare il setup della macchina. Un professionista meno istintivo e più metodico. Almeno rispetto ad Hamilton.
Il problema principale di Valtteri nella sua esperienza in Mercedes è stato la gestione delle domeniche quando, a volte, era a sei – sette decimi da Lewis a parità di assetti e di scelte tecniche che Musconi ha sottolineato essere sempre uguali e mai preferenziali per l’uno a scapito dell’altro . Una situazione che nasceva anche da una singolare – e forse mai emersa – tendenza all’indolenza. Emblematico un episodio che lo riguarda.
“Nel 2020, a Imola, c’era una bandella incastrata sotto la sua auto. Noi non lo sapevamo – ha spiegato Musconi – e lui non ce lo disse. Se ne accorse il meccanico al pit stop ed era tardi per toglierla”. Piccoli dettagli che, alla lunga, fanno la differenza fatale. Nello stile di guida, ancora, Bottas è più aggressivo sulle gomme posteriori. Cosa che, specie nelle gare estive, lo metteva in difficoltà rispetto ad un Hamilton magistrale nella gestione delle coperture. Se sul giro secco, secondo lo specialista, la differenza non esisteva, la forbice si apriva fatalmente in gara.
L’esatto opposto di quanto avviene con Russell. L’ex Williams ha dato filo da torcere al “vecchio leone” battendolo al debutto in Mercedes. Operazione che dà lustro alla sua carriera e che conferma che parliamo di un talento cristallino. Un pilota solidissimo che può essere la colonna portate del team negli anni a venire.
Musconi si dice spiazzato dall’approccio di Russell: “Mi aspettavo che al sabato fosse come Valtteri. Ma si è rivelato al contrario: ha fatto più fatica in qualifica che alla domenica. Alla fine il suo passo gara è di un decimo – un decimo e mezzo più lento di Lewis. In questi casi la differenza in punti la fanno gli episodi. E’ come nel 2016 quando Lewis era più veloce di Nico ma questi ha avuto le sue chance e la ha sfruttate“.
Il tecnico italiano si aspetta quindi che nel 2023 Russell migliori in qualifica, ciò che è stato definito “il tallone d’Achille” del britannico che a volte ha cercato di strafare, come accaduto in Bahrain. Pur pagando un distacco esiguo da Hamilton, di domenica è andato fortissimo mostrando una grande visione tattica ed una maturità più spiccata se confrontata con la giovane età. Se George “sistema” il sabato allora potrà fare un grande balzo in avanti. Chiaramente anche in base a come la macchina performerà rispetto a Red Bull e Ferrari.
Russell, quindi, si è posto come un elemento più vicino a Rosberg che a Bottas in termini di velocità nel confronto con Hamilton. Con una differenza sostanziale: non ha impiegato tre anni per avere la meglio; lo ha fatto sin da subito anche se il contesto tecnico ha determinato che Lewis, per parte della stagione, facesse un lavoro meno premiante rispetto a quello del novello collega.
Questa dinamica ha un peso enorme negli equilibri della coppia. Nel team è chiaro che non c’è un pilota totalmente soverchiante sull’altro e, complice l’età, è possibile che nel medio periodo le prestazioni di Russell si possano stabilizzare verso l’alto mentre quelle di Lewis, che sta discutendo un rinnovo contrattuale biennale, possano appiattirsi poiché è all’apice di una carriera in cui il processo di crescita può dirsi compiuto.
Il duo britannico, per amalgama e assortimento tecnico, sembra essere il più completo sulla griglia di partenza. Un vantaggio per Mercedes solo se queste virtù vengono incatenate in solide regole procedurali per evitare le tensioni del 2016 che non furono deleterie solo perché la W07 era una macchina totalmente fuori categoria, inarrivabile per la concorrenza.
Uno scenario che molto difficilmente si replicherà nel nascente campionato. Ecco che servirà tutta la sagacia gestionale di Toto Wolff per massimizzare il potenziale piuttosto che dilapidarlo in una guerra intestina che favorirebbe Ferrari, che vive degli analoghi potenziali problemi, e soprattutto Red Bull che ha impostato un efficacissimo paradigma ad una punta.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG