Sei giorni e conosceremo “il volto” della SF-23, la F1 della Ferrari chiamata a riportare i campionati del mondo in Italia. Anche se si tratterà di un gioiello di tecnica, un concentrato di tecnologia ed intuizioni ingegneristiche, parliamo sempre di un conglomerato di parti metalliche, di materiali compositi, di cavi, centraline e tutto ciò che serve per muovere una vettura. Ma, fortunatamente, per competere serve sempre la mano dell’uomo. La sensibilità dei piloti che, nonostante tutto, restano il fulcro della categoria.
Il 2023 coinciderà con la terza stagione di coabitazione per Carlos Sainz e Charles Leclerc. Per ora il bilancio dice uno pari. Nel 2021, un po’ a sorpresa, è stato il madrileno a chiudere davanti in classifica. L’anno scorso il monegasco si è ripreso con gli interessi visto che, alla fine, ha demolito il compagno di squadra. Sia in qualifica, risultando l’MVP annuale, sia in gara con quattro vittorie a una. Alla fine sono stati 62 i punti di distacco, ma la sensazione è che potessero essere addirittura di più.
Le speranze di successo della Rossa, dunque, passano sia dalla buona riuscita del progetto 675 sia per la capacità dei due piloti di sfruttarne appieno le caratteristiche. Cosa che sembra scontata a dirsi ma che non sempre si verifica. E a raccontarlo è proprio il 2022. Nello specifico è l’evoluzione del campionato di Sainz a fotografarlo.
Partiamo da cose pratiche per fare un quadro chiaro. Le vetture di Formula 1 basate sull’effetto suolo sono cambiate sensibilmente nel modo in cui affrontano la frenata e, di conseguenza, gestiscono il calo della downforce in base alla velocità. Le transizioni di forze sono più lente a causa dell’accresciuto peso del corpo vettura. Cosa aggravata dal fatto che molte monoposto superavano il limite minimo di massa imposto dalla FIA. Sebastian Vettel fu molto lucido quando inquadrò questa dinamica dicendo, testuali parole, “Senti di più il peso che spinge la macchina in punti dove non vuoi che vada“.
La fase in cui si è marcata la più grande differenza tra il 2021 e il 2022 è quella del rallentamento. Questo perché le auto che si reggono aerodinamicamente sui canali Venturi mutano maggiormente, rispetto al passato, le loro caratteristiche in base alla velocità d’esercizio. Il carico aerodinamico generato sotto il fondo, difatti, dipende molto più dalla velocità rispetto a prima. Questo perché tanta aderenza si crea nel sottoscocca.
Frenando ad alta velocità, i conducenti avvertono una grande quantità di downforce scaturente dall’aerodinamica. Che, però, crolla molto più di prima a parità di decelerazione. Un bel rompicapo da gestire perché la cosa necessita un approccio molto diverso. E da qui la difficoltà di alcuni piloti ad adattarsi al nuovo contesto. Vedasi, appunto, Carlos Sainz.
I piloti devono quindi modulare diversamente il momento della frenata. All’inizio della stessa sono chiamati ad aggredire con forza ma poi bisogna gestire il momento in cui si rilascia il pedale perché l’effetto suolo tende a calare sensibilmente facendo perdere aderenza e, di conseguenza, capacità di arresto. Staccando troppo in fondo le ruote anteriori si bloccano. Pertanto è meglio se si anticipa la manovra di una decina di metri. Così si evita il bloccaggio e soprattutto si riesce a posizionare più correttamente la macchina in curva.
La nuova F1 premia chi non è abituato a staccare tardi. Il nuovo stile di guida ha imposto di essere più puliti e “rotondi”. L’obiettivo è quello di arrivare all’apex delle curve quanto più dritti possibile per aprire il gas prima. Questo è il frangente nel quale Sainz ha pagato dazio a Leclerc che ha mostrato sin da subito uno stile meno aggressivo in frenata. Carlos ha dovuto lavorare a lungo per correggere il suo stile e i primi risultati si sono visti dopo diverse gare. Anche se il gap con Leclerc non è mai stato pienamente chiuso.
Sainz, in qualche misura, ha ricordato Vettel in termini di driving visto che soffre le monoposto con un asse posteriore meno calibrato. Per tale ragione ha preteso assetti che potessero bilanciare il comportamento generale della monoposto. Ma questo metteva la F1-75 in una finestra operativa non ideale facendo scemare parzialmente le sue virtù. Per tale ragione che la SF-23 dovrebbe essere più neutra e offrire un’area di setup più ampia, in modo da andare anche incontro alle prerogative dell’ex McLaren.
Leclerc, appena calatosi nella F1-75, si era trovato a proprio agio. Una condizione che lo aveva messo in cima alla scomoda lista dei favoriti per la vittoria iridata: “Noi piloti abbiamo dovuto cambiare completamente lo stile di guida. Cosa per nulla semplice. Lo stile di guida è una cosa naturale, quindi bisogna lavorarci molto. Da quando sono arrivato in Formula 1 le vetture erano sempre state le stesse e le uniche vere modifiche riguardavano gli sviluppi dei pacchetti, per cui anche il mio stile rimaneva inalterato. Nel 2022 sono dovuto ripartire dall’inizio e adattarmi alle esigenze della mia nuova monoposto, il che è stato senza dubbio un esercizio interessante“.
Esercizio interessante ma che si deve saper fare. La capacità di adattarsi è una dote connaturata ai fuoriclasse che hanno una finestra operativa più ampia. Sainz deve migliorare in questo senso se vuole essere un serio contendente al titolo. La piena comprensione del mezzo che guida è una necessità, un qualcosa da raggiungere presto. Aspetto tecnico che si fonde con quello psicologico. La guida leonina mostrata nelle settanta tornate del Gp del Canada 2022 aveva offerto un’altra indicazione: Sainz opera meglio quando Leclerc è più lontano.
La debita distanza alla quale era stato relegato il monegasco in quella circostanza aveva fatto sì che l’ex McLaren potesse correre scevro da pensieri, condizionamenti e sovrastrutture mentali. Sainz si era sentito libero di non vivere il confronto, di non esserne schiacciato. Perché nelle volte in cui Leclerc non ha dovuto fare i conti con l’affidabilità ha maciullato cronometricamente il collega di scuderia. E più la cosa accadeva, più la forbice si spalancava.
A Montreal 2022 si era quindi riproposto il clima che si viveva nella scuderia del Cavallino Rampante nel 2021: Sainz giungeva in squadra senza che gli fossero richieste prestazioni “spaziali”. Gli era stato dato il tempo per adattarsi, per conoscere la nuova realtà, per metabolizzarla e di conseguenza gestirla. Non a caso, senza assilli prestazionali, ha sorpreso tutti non uscendo ridimensionato dal confronto con uno dei piloti più talentuosi in griglia.
E’ quello spirito che Carlos deve ritrovare in vista del 2023, un anno chiave per la Ferrari che intende puntare, e lo aveva sottolineato Vasseur nel primo incontro con i media, su entrambi i piloti senza definire una prima guida in quella estenuante battaglia che si terrà contro Max Verstappen e i due della Mercedes che vogliono ritornare ad essere della partita.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari