Formula 1

La F1 del nulla

F1. La prima accensione della nuova PU. La nuova livrea della monoposto. Il nuovo sponsor. L’adesivo Ford. Poi se questi faranno davvero qualcosa oltre a mettere l’adesivo e cacciare sterline, si vedrà, d’altronde Alfa-Romeo insegna.

Ti verrebbe da dire “e chi se ne frega” oppure di essere pure più scurrile, ma lasciamo perdere… avete capito. E’ pur vero, per dirla con Aristotele che “la natura aborre il vuoto” e fa di tutto per riempirlo.

Ma raramente mi era capitato di vedere il nulla assoluto che viene spacciato per chissà quale novità come in quest’ultimo periodo. E immagino quando debba essere dura la vita del Social Media Manager di un grande team di F1 per riempire questo horror vacui.

Lo immagino mentre sta pensando… “e ora cosa mi posso inventare per fare interazioni? Ah… dannato algoritmo di Google, più segreto della formula della CocaCola…”.

Nel riempire il vuoto stanno diventando maestri quelli della Red Bull. Sempre loro. Dopo la perla dell’anno scorso.

Ricordate? Pubblicazione in mondovisione della RB18, che però era un’immagine (per fare i fighi diremo “render”, non sia mai che non si metta ogni tanto un poco di inglese, tipo “mission” per dire missione o “Studio Legal” al posto di studio legale) della finta monoposto presentata dalla Federazione… con appiccicati i colori Red Bull. Perdincibacco!

E quest’anno ci hanno presentato la RB19, che non è la RB19, ma la livrea della nuova RB19. In sostanza una RB18 che cambia, mi pare, in qualche centimetro di colore. E per questo sono stati giustamente perculati un pò da tutti, compresi addetti ai lavori.

Mettiamola così: forse a Milton Keynes hanno una leggera vena sadica…

Certo, capisco anche che questo vuoto pneumatico non nasca da problemi strutturali, ma da scelte “politiche” della FIA. Divieto assoluto dei test, tempi super compressi per le tante gare, è evidente che le presentazioni di un tempo non sia più possibile farle.

Ma vivaddio, potremmo dire che esiste un limite alla decenza, no?

E’ che questo è il mondo in cui viviamo. Un mondo fatto di nulla, un mondo virtuale, dove rischiamo di farci mettere sotto da un’auto perché stiamo avidamente compulsando quel maledetto telefonino. Magari qualcuno ci chiede aiuto per la strada e noi manco ce ne accorgiamo.

Quando ne parlo con gli alunni chiedo loro se i telefonini siano nostre appendici o se non si sia, noi tutti, diventati appendici della realtà virtuale. Fruitori di bit, colori, immagini… niente altro.

E allora che fare?

Ora mi darete del passatista o del luddista o giù di lì. Figurarsi, amo la tecnologia. Ma mi chiedo che senso abbia un mondo così finto, compreso quello dello sport.

Si, ma torniamo al punto di partenza… come riempire il vuoto?

Ma forse la domanda è mal posta. Forse dovremmo semplicemente apprezzare il silenzio, l’attesa.

Dovremmo rivalutare il valore dell’attesa.

Almeno una volta ogni tanto, no?!

D’altronde lo cantavano i Depeche Mode, “Enjoy the silence”, no?

E così abbiamo pure fatto contento il provinciale che è in noi italiani. Irrimediabilmente convinti che se mettiamo una parola inglese ogni tanto, anche ad mentula canis, gli altri ci guarderanno con più rispetto.


Mariano Froldi@MarianoFroldi

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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Mariano Froldi