Formula 1

La solitudine di Mohammed Ben Sulayem

Che tra Federazione Internazionale e Liberty Media non soffino venti di pace è un fatto assodato e confermato dalle recenti cronache. I fronti caldi sono diversi. Alcuni chiusi dopo estenuanti trattative (numero di sprint race, ndr), altri ancora apertissimi. E ci riferiamo all’ingresso di nuovi soggetti in F1. Proprio qualche giorno fa, il gruppo guidato da Mohammed Ben Sulayem, ha divulgato il decalogo che bisogna soddisfare per iscriversi nella massiva categoria (leggi qui).

Un atto al momento unilaterale che prevede l’allargamento della griglia fino a 24 vetture. Un’espansione sulla quale Liberty Media Corporate non si è pubblicamente espressa. La vicenda è l’ultimo atto di una battaglia che vede Place de la Concorde sponsorizzare Andretti/Cadillac con la proprietà americana del Circus a rimanere cautamente defilata. Ma a quanto pare non troppo soddisfatta dell’interventismo federale.

Mohammed Ben Sulayem (presidente FIA) e Stefano Domenicali (CEO Liberty Media Corporate)

F1. Il bavaglio comunicativo della FIA

Altro motivo di opposizione, stavolta aperto e frontale, è quello che investe la questione relativa al diritto d’espressione dei piloti. La FIA, sposando il codice etico del comitato olimpico internazionale, ha di fatto apposto un filtro censorio ai conducenti che non saranno più liberi, se non concordandolo, di esprimere idee su questioni politiche e sociali. Un provvedimento che ha spaccato letteralmente il Circus e che ha generato le irate reazioni di Liberty Media che ha letto l’azione di un sempre più intraprendete Ben Sulayem come un atto liberticida. Non a caso si sono mossi gli avvocati del gruppo americano e sviluppi potrebbero esservi nelle prossime settimane.

In effetti, nonostante l’adeguamento ai dettami del Comitato Olimpico Internazionale, quello della FIA sembra un vero e proprio provvedimento censurante per non infastidire le autorità di quei paesi che foraggiano il sistema ma che non primeggiano per tutela dei diritti umani. Liberty Media, limitando precedentemente certe manifestazioni pubbliche come la cerimonia pregara dell’inginocchiamento, aveva già dato un giro di vite importante a certe libertà di manovra. Atto che si riteneva già sufficientemente efficace. La Federazione è andata oltre, molto oltre, incatenando il dissenso e trasformando i piloti in automi impossibilitati ad esprimere opinioni sul mondo circostante.

Max Verstappen (Oracle Red Bull Racing) e Sebastian Vettel (Aston Martin) – Stagione 2022

F1. Max Verstappen sta con Lewis Hamilton

La giocata di Ben Sulayem ha creato del malcontento. Sicuramente lo ha fatto tra quei piloti che si espongono di più come ad esempio Lewis Hamilton. Ma a margine della kermesse tenutasi venerdì nella quale è stata mostrata la livrea della Red Bull 2023 è arrivato un endorsement pro-libertà d’espressione che quasi non ti aspetti. Quello di Max Verstappen, un conducente è mai stato troppo solerte nel prendere certe iniziative pubbliche.

Penso che ognuno di noi sia diverso. Alcune persone sono più schiette di altre. Io di solito non sono così diretto. Prima di tutto perché è difficile, come pilota, impegnarsi a fondo in ogni cosa e assicurarsi di conoscere bene tutti i fatti. Ma non credo che questa direttiva sia necessaria perché fa in modo che le persone non possano più parlare. Cosa che, invece, a mio avviso, dovrebbe essere consentita. Naturalmente – ha chiosato l’olandese – alcune persone parleranno di più e altre di meno. Ma probabilmente tutto questo non era necessario.

Ricordiamo che Verstappen, durante la cerimonia dell’inginocchiamento, era tra quelli che non aderivano all’iniziativa. Evidentemente, e le parole della scorsa settimana lo confermano, perché non aveva la necessaria conoscenza del fenomeno. Non si trattava, quindi, di insensibilità ma di mancanza di strumenti. Su questo piano, quindi, si denota un allineamento col “nemico sportivo” Hamilton: entrambi uniti per una lotta di civiltà che dovrebbe essere recepita dalla FIA che sulla fattispecie è andata probabilmente oltre le sue mansioni.

Mohammed Ben Sulayem – Presidente FIA

F1. Mohammed Ben Sulayem è solo

L’insoddisfazione strisciante nei confronti di certe decisioni non è un bene. Specie perché era lo stesso Ben Sulayem che aveva aperto al sistematico confronto tra i soggetti coinvolti nella Formula Uno. Chi detiene il potere di scrivere le regole si sta via via arroccando sulle sue posizioni. Ma ricordiamo che la FIA è un ente che riceve e mette in esecuzione, controllandole, le volontà di Liberty Media.

La sensazione è che la corda si sia oltremisura tirata. E il rischio che si spezzi è forte. Il manager emiratino sembra essere sempre più solo perché Liberty Media è preoccupata, i piloti si sentono castrati nel potersi esprimere e i team principal non vedono di buon occhio il legame con Andretti. Una bella patata bollente da portare a temperature di guardia.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1
, FIA, Oracle Red Bull Racing

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Diego Catalano