Questione di personalità. Non ne fa difetto George Russell, un pilota approdato in F1 andando di persona in Williams a perorare la sua causa. Le argomentazioni, supportate da un titolo di F2 appena stravinto, furono così convincenti che i dirigenti della compagine di Grove, imbeccati anche da Toto Wolff che si fece sponsor dell’operazione, non esitarono a scritturare il talento di King’s Lynn. Che di cose rimarchevoli, nonostante una vettura a tratti impresentabile, ne ha fatte in tre anni di permanenza in una compagine che continua a ricercare se stessa per rinverdire un passato gloriosissimo.
Il carattere di “Re Giorgio” si è confermato anche nella sfida più dura che ha dovuto affrontare in carriera: confrontarsi con Lewis Hamilton, il recordman assoluto della categoria. Un duello, molto cavalleresco, dal quale Russell è uscito addirittura vincitore in un anno in cui le difficoltà tecniche hanno preso il sopravvento. Nonostante ciò il 24enne driver, infatti, ha portato a casa un pole position e una vittoria; conseguimenti che il più blasonato collega, anche per un pizzico di sfortuna, non è riuscito a raggiungere nell’unico mondiale in cui non ha messo a bilancio un trionfo di tappa.
Prestare servizio per un top team cambia le prospettive di vita. E quelle lavorative. Le responsabilità aumentano, così come gli impegni. E la relativa esposizione mediatica. Nel 2022 George Russell ha effettuato il grande salto dalla squadra fanalino di coda, la Williams, alla Mercedes che veniva dall’ottavo titolo costruttori consecutivo. Il britannico è entrato a far parte di un vero e proprio colosso, un passaggio che ha determinato ed imposto un cambio di paradigma pressoché totale da amministrare con nuovi strumenti. A vedere i risultati ottenuti in pista le peripezie sono state superate in maniera brillante. Ma è servita abnegazione nonché una massiccia dose di impegno per venirne a capo.
Un top team assorbe tempo che serve, tra le altre cose, per soddisfare sponsor generosi ma al contempo famelici. L’esposizione mediatica diventa notevole e lunghi giorni servono per placare la sete di chi ci mette il danaro per permettere la normale sopravvivenza del team. Russell ha lasciato intendere che è rimasto spiazzato nel constatare quanto tempo fosse necessario trascorrere fuori pista con Mercedes e i suoi partner rispetto a quanto succedeva negli anni di permanenza a Grove.
“Per ogni giorno di marketing è un giorno in meno in palestra, o per allenarsi o per riposare e recuperare per essere al meglio nella gara successiva” ha spiegato Russell. “Questo nuovo modo di procedere ha sicuramente avuto il suo costo. Ho avuto bisogno di capire come affrontare al meglio tutto ciò. A volte, quest’anno, non ho gestito il tutto così bene“.
“Ci sono momenti come quello in cui vorresti fare un po’ di più in palestra ed essere un po’ più in forma. Ma non importa quanto sei in forma, sarà sempre dura” ha spiegato il 24enne che, considerando i lusinghieri risultati ottenuti nel primo anno di permanenza in una compagine di vertice, ha raggiunto quell’equilibrio tra serenità mentale, forma fisica e necessari impegni di marketing che servono a reggere l’attività della scuderia. Sarà anche una bella vita quella da driver di F1, ma non mancano gli aspetti di complessa amministrazione.
Ma quello del recupero fisico e dell’incrementato numero di impegni non è l’unico effetto indesiderato in quel meccanismo che consente ad un pilota di lottare per il vertice. I protagonisti devono imparare a gestire meglio i pubblici atteggiamenti a causa di un’accresciuta esposizione. Quanto accaduto durante l’ultimo Gran Premio di Singapore ne è prova lampante: “Schumacher si sta difendendo come se fosse la gara della sua vita“. Questo il commento in radio del britannico mentre duellava con quello che di lì a poco sarebbe diventato un collega di squadra.
“Sono cose che fanno parte dell’esperienza di quando si è al vertice. Tutto è sotto al microscopio e questo tipo di commento l’anno scorso (si riferisce al 2021, ndr) non sarebbe stato notato” ha riferito Russell come riportato da Motorsport. “Ma credo che ci siano due aspetti: uno è quello di combattere per la propria situazione, l’altro è quello di cercare di scaricare le proprie frustrazioni. E a volte ci si dimentica che si sta parlando al mondo intero. Il mio commento verso Mick era più che altro di frustrazione. Avevo viaggiato dall’altra parte del mondo, mi ero impegnato così tanto in quella gara e mi ero ritrovato a lottare fuori dai punti“.
“Ero arrabbiato. E chiunque lo sia, sarà un po’ emotivo nella foga del momento. Se vai a correre sul tapis roulant per un’ora e mezza con 30 gradi, con un alto tasso di umidità, e sei stato sovraccaricato mentalmente, poi succede qualcosa che va contro di te, sarai un po’ frustrato” ha osservato con grande onestà e maturità l’ex Williams.
Essere pilota genera delle responsabilità. Esserlo in un top team ne produce ulteriori. Controllare questa frustrazione e tenere a freno la lingua nei momenti di stress sono sfide che ogni professionista deve provare a vincere. “Non c’è privacy. Alcuni commenti sono stati fatti dimenticando che ci sono milioni e milioni di persone che guardano da casa e che ogni singola parola viene scritta e passata al microscopio. Questa è tutta esperienza per me. Probabilmente ho già detto molte cose del genere alla radio anche in passato, ma a nessuno importava nulla“.
Quello mediatico è un aspetto che George Russell intende gestire più puntualmente nella stagione che sta per iniziare. Un piccolo tassello per perfezionarsi ulteriormente in un percorso di crescita che deve portare, negli anni, alla vittoria del titolo. Cosa che dipende da altri fattori: dalla volontà di mollare la preda da parte dei competitor e soprattutto dalla riuscita tecnica della monoposto. Per questo ne capiremo qualcosa in più quando la W14, che sarà presentata il 15 di questo mese, metterà le ruote in pista.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG