Il mondiale di F1 2023 ormai è alle porte ma gli sguardi dei motoristi, che oggi operano in regime di congelamento regolamentare, sono già rivolti al 2026. La FIA ha confermato che sono sei i costruttori che hanno aderito al quadro regolamentare che entrerà in corso di validità tra tre anni.
Si tratta di Alpine Racing, Audi, Ferrari S.p.A., Honda Racing Corporation, Mercedes-AMG High Performance Powertrains Ltd e Red Bull Ford. Un settimo potrebbe entrare quando sarà ratificata la discesa in campo di Andretti che dovrebbe usufruire di un paio di anni di propulsione Alpine per poi passare agli autocostruiti Cadillac. Uno scenario di probabile realizzazione.
Dopo l’accodo strategico tra Red Bull e Ford, che chiaramente coinvolge anche AlphaTauri, il destino del motorista giapponese sembrava essere segnato: un lento scivolar via dalla Formula 1. E invece no. La presenza al tavolo dei Costruttori 2026 è un segnale forte che potrebbe precedere un ritorno di fiamma clamoroso, un binomio che è diventato icona del motorsport: McLaren-Honda. Ma non solo, perché la casa della “Grande H” è appetita ad altri protagonisti del Circus.
Le conoscenze accumulate nelle massima serie non possono essere così facilmente disperse. Honda è un costruttore attrattivo e lo è non per quei team di fascia medio bassa che cercano un soluzione tampone, ma per chi intende primeggiare, magari rinverdendo i fasti di un passato che stenta a ritornare. Gli sguardi cadono su due realtà inglesi che in comune hanno la fornitura di V6 della Mercedes.
Brixworth offre i suoi motori a quattro scuderie e questo blocco di potere non è mai stato troppo gradito a Liberty Media Corporate che vorrebbe maggiore pluralità. Con l’ingresso di Audi e l’arrivo possibile di Andretti/Cadillac (che in prima battuta potrebbe ribrandizzare i motori Alpine, ndr) la proprietà americana vorrebbe una distribuzione più equa delle prolulsioni. Mercedes-AMG High Performance Powetrains, dunque, potrebbe perdere uno dei suoi partner.
Williams aveva a lungo flirtato con Porsche tramite il rimosso Jost Capito. Non se n’è fatto nulla ma la cosa era esplicativa di una volontà che potrebbe essere tramontata visto che l’arrivo di James Vowles rinsalda l’asse Grove – Brackley – Brixworth. Ecco che l’altra opzione di abbandono riconduce a Woking, base operativa di McLaren F1.
In nome di una stagione vincente, i due gruppi hanno preso a riannusarsi. Sì, perché il rapporto tra il costruttore inglese e quello nipponico non è solo quello fotografato dalle vittorie con Ayrton Senna, è anche quello del mezzo disastro del ritorno in Formula 1 a metà anni Dieci. Qualche scoria è rimasta ma si sta provando a superare le difficoltà per creare un asset tecnico (e perché no commerciale) che porta reciproci vantaggi.
Per McLaren che potrebbe contare su un propulsore di primo livello e su un costruttore che lavora esclusivamente per il team, come avviene con Red Bull; per Honda che non dovrebbe chiudere un reparto powertrains che ha portato soddisfazioni, lustro e non poche ricadute tecniche sulle auto di produzione del colosso del Sol Levante.
Le condizioni logiche ci sono tutte, ora è tempo di concretizzarle. In questi mesi si capirà se vi sono le basi per un accordo da siglare con largo anticipo per arrivare al 2026 più pronti di quando Honda si presentò ai nastri di partenza della stagione 2015. E’ davvero il caso di dire che il futuro e oggi. E lo è ancor di più per due realtà ambiziose che vogliono apporre nuovamente il proprio marchio sulla Formula 1. Non è un caso, quindi, che il costruttore nipponico abbia dato il via alle consultazioni.
Il presidente di Honda Racing Corporation, Koji Watanabe, ha confermato che l’interesse a restare in Formula Uno deriva dalle modifiche al regolamento tecnico che sono andate nella direzione della casa automobilistica. “La F1 si sta spostando notevolmente verso l’elettrificazione. Quindi, dato che la neutralità nelle emissioni di Co2 è l’obiettivo aziendale di Honda, pensiamo che la direzione motoristica futura sia in linea con il nostro obiettivo. Ecco perché abbiamo deciso di registrarci come produttore di power unit“.
Il divorzio tra Red Bull/AlphaTauri e Honda ha di fatto lasciato il colosso del Sol Levante col cerino in mano. Ma i giapponesi sono scaltri e non intendono lasciare nulla al caso. Lo stesso Watanabe ha aggiunto che da quando è stato confermato il rinnovato interesse di Honda per la fornitura di power unit, il costruttore ha già tenuto colloqui con alcuni team di F1, sebbene non sia ancora stata presa una decisione concrete sulla permanenza nel Circus.
“Dopo aver effettuato la registrazione, siamo stati contattati da diversi team di Formula 1 – ha dichiarato il dirigente – Per il momento vorremmo tenere d’occhio dove sta andando la Formula 1 e vedere come vanno le cose. Ma per ora, non abbiamo alcuna decisione concreta sul fatto che torneremo“.
Parole che celano una dinamica chiara: non è Honda che deve corteggiare qualche team in particolare, è piuttosto l’inverso visto che avere i motori della “Grande H” equivale a poter contare su un boost tecnico non indifferente dato che la sagacia dell’equipe asiatica ha permesso a Red Bull di spezzare il dominio Mercedes che aveva imperversato sin dal giorno uno delle propulsioni turbo-ibride.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Honda