Ogni nuovo campionato reca con sé dubbi e domande alle quali, spesso, è impossibile rispondere. Ragionamento che vale anche per i campioni in carica di Red Bull. In queste ore, prima che le monoposto mettano le ruote in pista per i test invernali del Bahrain, impazza il toto-numeri. Una sorta di tiro a segno che ha lo scopo di avvicinarsi quanto più possibile ai valori che il cronometro mostrerà non appena le sessioni diverranno davvero importanti ai fini della classifica.
Le uniche certezze, e bisogna affermarlo anche spegnendo la curiosità e i desideri di un pubblico affamato di notizie, è che non vi sono certezze. Indicazioni possono sorgere, è chiaro, ma nulla che non debba superare l’esame di quell’impietoso, spietato ed imparziale giudice d’ultimo grado che è la pista.
Tra i pochi elementi certi che possediamo e dai quali possiamo provare a tracciare dei bilanci è quello relativo al numero di ore che i team hanno a disposizione per sviluppare le proprie vetture. Nella tabella sotto riportata è possibile osservare la percentuale di tempo di lavoro in base all’arrivo nel Mondiale 2022. Il dato interessante è chiaramente quello relativo alla Red Bull che deve però essere decurtato di un 10% per via degli effetti della penalità subita per l’infrazione delle regole finanziare che disciplinano le spese dei partecipanti.
Quel 70%, dunque, si tramuta in un 63% che di fatto mette gli uomini di Milton Keynes in una situazione poco invidiabile. Helmut Marko e Chris Horner, nei mesi scorsi, hanno parlato di afflizione che può costare preziosi decimi di secondo. Il board tecnico di riferimento guidato da Adrian Newey, Pierre Wache e Paul Monaghan, è stato meno categorico affermando che non è possibile produrre un calcolo coerente delle presunte perdite cronometriche.
La RB19, mai presentata fisicamente ma già svezzata in un filming day riservato svoltosi a Silverstone nei giorni scorsi, è stata concepita già con la tagliola delle limitazioni a stringere le caviglie. Gli effetti della sanzione emanata dalla Federazione Internazionale, difatti, si sono iniziati ad avvertire ad ottobre 2022 quando la sentenza è stata pubblicata dopo una revisione lunga come un’era geologica. Secondo qualcuno, in quel periodo, la vettura già era stata definita. Chiaramente nei principi generali lo era visto che il lavoro per l’anno successivo, solitamente, si avvia molto presto.
Ogni team può contare su diverse equipe di sviluppo ed una di queste era all’opera sulla Red Bull RB19 già quando il modello precedente, la super vittoriosa Red bull RB18, muoveva i primi passi in pista. Quindi è corretto ritenere che i frutti delle limitazioni si vedranno più sullo sviluppo in corso d’opera che nella fase di delibera inziale che dovrebbe aver subito solo gli effetti, tra l’altro ampiamente previsti e coperti da un vantaggio tecnico importante merso durante l’anno passato, del Balance of Performance Tecnico (BOPT).
Se i sette milioni di dollari di ammenda che non verranno decurtati dal budget cap sono, come si usa dire, sale sulla coda, il 10% del totale ore di sviluppo potrebbe invece pesare di più. Ma rivali dei campioni del mondo in carica ritengono che la penalità non avrà un effetto significativo sulla competitività complessiva della monoposto. Portabandiera di questa teoria è il team principal della Mercedes, Toto Wolff, secondo cui la grande consistenza della Red Bull RB18 determina di fatto un vantaggio che difficilmente potrà essere eroso da una pena tutto sommato blanda.
“Hanno fatto un ottimo lavoro l’anno scorso mettendo in pista una macchina che è mezzo secondo o più veloce di tutte le altre. Credo che la mancanza di tempo in galleria del vento non sia certamente qualcosa di eccezionalmente penalizzante per loro anche se è un vantaggio per noi in questa stagione. Ma se hai una macchina efficiente – ha spiegato l’ex pilota viennese – puoi certamente compensare la pena o gran parte di essa“.
Mercedes sa cosa significa lavorare con meno ore visto che la vittoria del titolo nel 2021 ha determinato un numero limitato di corse in galleria del vento e una minore disponibilità di “gettoni” CFD. “Siamo stati in quella situazione, ovviamente senza penalità, negli anni precedenti. Abbiamo vinto e quindi abbiamo avuto meno tempo in galleria del vento rispetto a tutti gli altri nelle ultime due stagioni. Sicuramente gli peserà un po’, ma se sono efficienti come organizzazione non subiranno un grande impatto“.
Dan Fallows, oggi all’Aston Martin in qualità di direttore tecnico, ma proveniente proprio dalla Red Bull a seguito di un periodo di gardening forzato, concorda con Wolff visto che ha riferito che i gli anglo-austriaci hanno una grande forza che permetterà loro di ridurre al minimo l’impatto della penalità. E se uno che era molto addentrato nei reparti tecnici di Milton Keynes la pensa così c’è da fidarsi. E per la concorrenza da preoccuparsi.
Tra poco meno di 24 ore potremo finalmente osservare e valutare le linee della RB19. Capiremo, quindi, se Adrian Newey avrà spinto ulteriormente per garantirsi un vantaggio in termini di prestazioni da spendere – o per meglio dire da gestire – durante lo svolgersi del campionato del mondo. Al di là delle afflizioni federali e degli effetti già considerati negli uffici tecnici del BOPT, i campioni del mondo in carica pensano che il vantaggio che si osservava ancora a fine anno non sia stato dilapidato durante l’inverno.
Chiaramente la nuova scala valoriale dipenderà dal lavoro svolto dai rivali, Ferrari e Mercedes su tutti. I due team, piuttosto affamati e persuasi a consumare la propria rivalsa sportiva sulla Red Bull, hanno sviluppato le rispettive monoposto, la SF-23 e la W14, in continuità con i modelli precedenti ma con la convita volontà di risolvere una volta e per tutte le problematiche che ne hanno frenato lo slancio durante i 22 GP dell’anno scorso. Il momento della verità è sempre più prossimo. E Milton Keynes si avvicina con la calma dei forti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG