L’ipotesi di abolire le termocoperte a partire dalla stagione 2024 in F1 diventerà a breve uno dei temi caldi nel paddock. La progressiva dismissione dei dispositivi elettrici di riscaldamento dei pneumatici è di fatto iniziata la scorsa stagione. Nel 2022, infatti, è entrata in vigore la limitazione che ha fissato a 70 gradi la temperatura massima per le termocoperte. L’abolizione fa parte delle misure programmate dalla Formula 1 nell’ambito della sostenibilità energetica.
I produttori dei dispositivi di surriscaldamento dei battistrada, tra cui un’eccellenza made in Italy, hanno sviluppato nel corso degli anni prodotti capaci di garantire un grosso risparmio energetico (200 Watt in luogo di 400, nda). L’energy saving è stato raggiunto attraverso coibentazioni interne ignifughe in fibre aramidiche, superfici scaldanti in materiali tecnici altamente termoconduttivi a disposizione radiale per una riduzione del tempo di riscaldamento e del consumo energetico.
Ciononostante la rivoluzione green sposata dal Circus appare irreversibile. I recenti test Pirelli effettuati da Mercedes e Aston Martin hanno confermato le perplessità in merito a una misura molto netta, apertamente osteggiata dai piloti. Quante volte abbiamo ascoltato team radio relativi all’assenza di grip malgrado l’utilizzo delle termocoperte?
Se l’abolizione sarà ratificata Pirelli dovrà affrontare una sfida complessa: realizzare un prodotto capace di fornire aderenza nonostante una temperatura del pneumatico pari a quella ambientale. Timori già espressi da Mario Isola, motorsport director Pirelli, a novembre dello scorso anno: “Dobbiamo realizzare un grande passo per l’eliminazione delle termocoperte nel 2024: non si tratta solo di riprogettare la struttura dello pneumatico, ma bensì anche tutte le cinque mescole.“
Gli attuali pneumatici sono stati progettati per operare in un range di pressione tra i 18psi e i 22, valore di esercizio ottimale. Minore è la pressione maggiore è la superficie di contatto con l’asfalto. Teoricamente, diminuendo la pressione delle gomme, la maggiore aderenza potrebbe garantire un aumento della temperatura dello stesso in un tempo decisamente inferiore. Tuttavia un pneumatico che lavora a una pressione inferiore è più soggetto a sollecitazioni che possono deformarlo.
Con ogni probabilità l’unica opzione percorribile sarà la completa rivisitazione dei pneumatici in termini di costruzione e di compound, attraverso un prodotto in grado di entrare nella corretta finestra di esercizio nell’arco di pochi giri. Capacità già sviluppata dal costruttore milanese negli anni 80 come esplicitamente affermato da Peter Warr, Direttore e general manager del team Lotus in un raro documento del 1983.
Nella missiva Warr fa esplicitamente riferimento a uno speciale trattamento della superfice dei pneumatici del costruttore milanese, tale da non richiedere un pre-riscaldamento.
Attraversi i primi dati acquisiti nei test condotti da Mercedes e Aston Martin emerge che, in assenza di pre-warming, l’attuale gamma di mescole Pirelli necessita diversi giri prima di garantire un livello di aderenza accettabile. Tale latenza rispetto al picco della performance potrebbe rappresentare un’ulteriore variabile nelle strategie di gara.
Le prime tornate dopo una sosta, pertanto, potrebbero essere molto simili a quelle di una monoposto con gomme da asciutto su una pista totalmente “green”. Il rischio è un innalzamento del passo gara molto elevato, tale da rendere quasi “obbligato” l’unico stop in qualsiasi tracciato pur di minimizzare il drop del passo gara.
Piloti e team sperano di non correre sul “ghiaccio” come accadde in occasione del Gran Premio di Turchia edizione 2020. Un’altro degli aspetti spinosi riguarda la classificazione attribuibile alle termocoperte. Sotto vari aspetti possono essere considerate alla stregua di dispositivi di sicurezza, in quanto minimizzano la perdita di aderenza delle monoposto nei primi giri di utilizzo.
E’ tempo quindi di porsi alcune domande: è davvero corretto bandire le termocoperte in nome della sostenibilità energetica considerando, ad esempio, il consumo energetico faraonico delle hospitality?
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Formula Uno