Formula 1

F1 2023: i mal di pancia e l’anomalia Mercedes

Chi mi legge sa che seguo la F1 dall’ormai “lontano” 1987, per essere precisi le ultime due gare del mondiale. Doppietta Ferrari a Suzuka e Adelaide (allora l’Australia era l’ultimo appuntamento del mondiale) con Berger. Ferrari numero 28. Bene, già allora si parlava di una F1 “noiosa”, nella quale erano difficili se non impossibili i sorpassi e via discorrendo.

Nel frattempo abbiamo avuto, cito in ordine sparso: domini Williams, McLaren, Ferrari, Red Bull, Mercedes e ora di nuovo Red Bull. Parentesi isolate, nel senso che i domini sono durati una o due stagione: il mondiale della BrawnGP, per il sottoscritto una cosa talmente sconcia e invereconda che sarebbe stato meglio cancellarlo dagli almanacchi, semplicemente perché nato viziato da una truffa legalizzata, quella della banda del buco capitanata dal “genio del male” Ross Brown. E i mondiali Benetton e Renault (entrambi a firma Briatore).

Nel frattempo sono cambiati i regolamenti un bel po’ di volte. Fornitori liberi per gli pneumatici, fornitore unico. Gomme piccole, grandi, scanalate. Massima libertà, iperlegiferazione (oggi). Regolamenti estremamente impalpabili, regolamenti da laureati in diritto internazionale.

Qualifiche di un tipo, poi di un altro, poi di un altro ancora e in mezzo il folle esperimento della “sedia rovente”. Turbo, aspirato, ibrido. Effetto suolo si, poi no, poi di nuovo sì. Rifornimenti in gara: si, no, si, no.

Gerhard Berger, Scuderia Ferrari

F1. L’interventismo federale

Di norma la Federazione, quando lo spettacolo diventa troppo soporifero, cerca qualche escamotage legalistico (di solito la prima cosa che viene tirata in ballo è la sicurezza) per rimescolare le carte. A me non piace, ma questa è la prassi ultratrentennale.

Potremmo fare tanti esempi, ma basti ricordare il divieto alle sospensioni intelligenti che avevano reso la Willliams un’astronave (1992-93) mentre gli altri arrancavano e i cinque anni del dominio Ferrari con regolamenti puntualmente modificati, sino al divieto dei test in pista nel 2008 proprio per danneggiare Ferrari che aveva (ed ha) ben due circuiti di proprietà.

Negli ultimi anni la prassi è stata quella di regolamentare qualsiasi cosa. Ma il problema dei domini è rimasto. Anzi, ora voci sempre più autorevoli cominciano a dire che proprio questi regolamentoi ingessati impediscano a chi segue di raggiungere chi è davanti. A suffragare tale discorso basti pensare al 2014, che non è un secolo fa. Sono nove anni fa. E pure allora si era approvato un regolamento blindato, senza alcuna capacità di recupero per chi non era davanti. E lo spettacolo fu aberrante.

Ma si sa, di buone intenzioni è lastricato il pavimento dell’inferno. L’unica nota stonata in tutto questo ragionamento è il dominio Mercedes. Cui si cercò di porre mano nel 2017 e nel 2021 (gommoni posteriori e riduzione dell’estrattore). Se ci pensate, comunque per 4 anni la Federazione non mise becco. Fece giusto la concessione dei cosiddetti token (“gettoni” di sviluppo). Un caso più unico che raro nella F1 contemporanea.

Eppure basterebbe guardare sempre quell’almanacco. I tempi sul giro, le qualifiche, i risultati. Per due anni fu il nulla assoluto. E non è che negli altri anni sia stato tanto meglio. Così, risulta oltremodo curioso sentire gli alti lamenti di chi magari per anni ha amato la splendida solitudine di titoli vinti con relativa facilità (tanto da imbarazzare anche chi li ha vinti) che ora urlano al dominio dei Red Bull (si può parlare di dominio a partire dalla seconda metà del campionato scorso).

Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1 Team)

Due considerazioni:

Se i sorpassi (il loro numero) sono l’indicatore della bontà di una formula sportiva motoristica, forse è l’assunto che è sbagliato. O perlomeno è sbagliato per il DNA della Formula1. Da quando la seguo io, il sorpasso non ha mai rappresentato la regola. Discorso diverso è la lotta in pista con piloti fra di loro vicini, ma ciò non porta necessariamente ad un sorpasso. Dunque, dovremmo partire dal presupposto che la F1 è fatta di cicli.

Altra considerazione. La Federazione e con essa la F1 guidata da Domenicali dovrebbero rendersi conto che immischiarsi troppo nello sport, addirittura a stagione in corso è gravissimo, sia dal punto di vista etico che sportivo che regolamentare. Inficia, inevitabilmente, il risultato finale anche se esso è strameritato. Un nome su tutti: la famigerata DT 39.

E infine, considerazione ad essa legata: per ora, la strada della iperlegiferazione e dei regolamenti blindati ha prodotto il contrario di quanto il legislatore ipotizzava. Non più spettacolo, ma meno. E dunque, se è follia fare sempre le stesse cose e aspettarsi risultati diversi… perché in Federazione non cominciano a pensare che dovrebbero fare esattamente il contrario? Cioè poche chiarissime regole, con sanzioni draconiane e per il resto massima libertà.

Dubito posso accadere. Sarebbe stravolgimento copernicano e significherebbe rinnegare una “politica” almeno ventennale. Si cambia per non morire, direbbe qualcuno. Ma se quella strada è sbagliata, cambiare di nuovo opinione e tornare indietro non è un peccato mortale. E’ stigma d’intelligenza. Serve solo che qualcuno lassù, ai piani alti, lo capisca. E’ questo il non trascurabile inghippo.


Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG

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Pubblicato da
Mariano Froldi