Dopo una stagione intera e due gran premi della nuova annata, la F1 fa il tagliando. A che punto sono le regole volute da Liberty Media ed introdotte grazie all’azione della Federazione Internazionale? Quali reali effetti hanno sortito al di là delle parole di facciata e di certi dati pubblicati che cozzano con i fatti che osserviamo in pista? Beh, mondandoci da diplomazie di facciata e da buonismi di sorta, osserviamo che l’architrave costruito dalla proprietà americana è miseramente crollato.
Quando il gruppo di John C. Malone, all’epoca rappresentato da Chase Carey, acquistò la Formula Uno, volle impostare una rivoluzione tramite la quale si puntava a rendere la categoria più competitiva, esprimendo valori più compatti e generando maggior spettacolo. Inizialmente sono stati due i pilastri eretti da Liberty Media ai quali, l’anno passato, se ne è aggiunto un terzo.
Il primo è stato il budget cap. Un espediente finanziario che doveva evitare che i team più ricchi potessero investire pacchi di soldi nella ricerca tecnica tenendo sempre troppo aperta la forbice rispetto alle scuderie che inseguivano. Il secondo elemento è stato identificato dal cosiddetto balance of performance tecnico (BoPT), ossia quel meccanismo che “affligge” i team che arrivano più avanti in classifica concedendo più ore di sviluppo alle scuderie più attardate.
Questi due picchetti sono stati completati dal quadro regolamentare che è entrato in vigore nel 2022 e che doveva contribuire, con un colpo di spugna, a demolire il vantaggio tecnico che era stato acquisito da un singolo team. Ossia da quella Mercedes che, in realtà, nel 2021, nell’ultimo anno di applicazione del vecchio sistema normativo, era stata raggiunta e superata dalla Red Bull.
Il padre di questa visione culturale è stato Ross Brawn che, da uomo Liberty Media, riteneva intollerabile che solo un team potesse vincere in maniera così continuativa e che sole tre squadre, Mercedes, Red Bull e Ferrari, si fossero spartite praticamente tutti i podi. Tranne qualche rara eccezione determinata da eventi più sporadici che sistemici.
Il cambio di passo sperato ha portato a tutt’altra evidenza. Nel 2021 Red Bull aveva dimostrato di poter abbattere l’imperio dell’equipe che veniva da 14 titoli in 7 stagioni. La stessa Ferrari si era avvicinata all’apice e il cosiddetto midfield era più compatto e prossimo alla terza forza rappresentata da Maranello. Il 2022 è stata una doccia fredda. Se nella fase iniziale si pensava che si potesse avere un duello a due, già prima della pausa estiva, la Red Bull è scappata letteralmente via, imponendo la sua orma su un campionato vinto con una scioltezza disarmante.
La sensazione è che il legislatore e il filosofo, quindi Federazione e Liberty Media, si siano incartati su se stessi creando una categoria in cui emerge un unico soggetto dominante. E che, cosa beffarda, riesce a stare lassù proprio a causa di quei pilastri di cui parlavamo prima.
Le capacità di recupero di Mercedes, Ferrari, Aston Martin o di qualsiasi altro team sono proprio mortificate da quel sistema che non consente alle scuderie di avere piena libertà operativa, sia finanziaria che tecnica. Un fattore a cui probabilmente Ross Brawn non aveva pensato. E per questo va incastrato alle sue colpe.
In questo momento la F1 ha due percorsi sui quali può incamminarsi. Il primo è quello dell’attesa, della pazienza e della speranza. In soldoni, bisogna attendere che le tre strutture di cui abbiamo parlato in apertura riescano a produrre i propri effetti. Da questo punto di vista, l’esempio da seguire è quello della Aston Martin, una scuderia che in un anno è stata in grado di trovare, con un congelamento regolamentare sostanziale, ben due secondi di prestazioni rispetto alla stagione precedente.
Un fatto che dice come sia realmente possibile scalare la classifica. Ma che racconta altresì che è difficile arrivare alla vetta. Perché la scuderia di Lawrence Stroll ha sì percorso i pioli della scala che porta alla gloria, ma difficilmente arriverà ad agguantare, in questo 2023, la Red Bull. E’ come se il team di Silverstone fosse arrivato nell’antro della gloria senza potersi accomodare al salone delle feste.
Chiaramente, Liberty Media e la FIA non possono attendere per sempre che gli effetti delle regole livellatrici si manifestino. E così arriviamo al secondo percorso che ci riporta direttamente al massiccio interventismo del legislatore per dare una spallata a dinamiche che sembrano inscalfibili.
Questo secondo scenario non è di impossibile realizzazione. Furono proprio Ross Brawn e Nicholas Tombazis, presentando le regole 2022, ad ammettere che sarebbe stata cura degli organi di governo della Formula Uno rimettere mano al quadro regolamentare, anche in corso d’opera, qualora questo non avesse prodotto gli effetti sperati. Questa dinamica la si è vista in azione già con la Direttiva Tecnica 039 dalla quale sono scaturite le modifiche vigenti in questa stagione; quelle relative all’innalzamento dei pavimenti della monoposto e all’irrigidimento degli stessi.
L’idea che la proprietà, insieme a chi scrive le leggi dell’automobilismo, possa intervenire a gamba tesa un po’ spaventa, ma se andiamo ad interrogare la storia vediamo che un qualcosa che è già accaduto. Nel recente passato FIA e Liberty Media hanno lavorato a braccetto andando ad “armeggiare” coi testi di riferimento.
La necessità di ridurre il carico aerodinamico, dopo il 2020, ha prodotto una modifica ai regolamenti del pavimento che ha colpito i leader in fuga della Mercedes giocando a favore della rimonta della Red Bull. Due anni prima, ancora, erano state riviste le norme relative all’ala anteriore in nome del miglioramento dei sorpassi.
Chiaramente, nelle suddette circostanze, si trattava di azioni i cui effetti entravano in corso di validità nella stagione successiva. Il rischio è che quest’anno il legislatore possa decidere di intervenire strada facendo e di introdurre delle regole che vadano in qualche modo ad incamiciare lo slancio della Red Bull. Ma un contesto del genere genererebbe troppe polemiche, anche perché una modifica normativa potrebbe avvantaggiare il singolo competitor a scapito degli altri inseguitori. Quindi, per il bene del motorsport, ci auguriamo che questa cosa non accada mai.
Liberty Media e la FIA sono vittima della loro sicumera e del loro ritenere di essere in grado di incatenare la sagacia ingegneristica dei tecnici delle singole squadre che sono sempre anni luce più avanti di chi scrive i testi. D’altro canto possiamo osservare che il vantaggio che sta mettendo sull’asfalto la Red Bull è così ampio che gli uomini di Milton Keynes possono addirittura permettersi di gestirlo, di nasconderlo a Place de la Concorde e di tenerlo celato alla concorrenza.
Durante l’ultimo Gran Premio dell’Arabia Saudita abbiamo potuto osservare il vero potenziale della RB19, quando Verstappen e Perez erano alla ricerca del giro veloce. In quelle fasi abbiamo constatato che la vettura di Adrian Newey fosse più di una spanna sopra le altre. Ma questa forza può essere, appunto, usata col contagocce tanto è il vantaggio. Un po’ quello che accadeva agli albori dell’era turbo ibrida in Mercedes.
L’ex direttore tecnico della Stella a Tre Punte, Paddy Lowe, raccontò che, nel 2014, il team principal Toto Wolff esortava ad evitare di rivelare il pieno potenziale della macchina per paura che potessero intervenire dei cambiamenti regolamentari che avrebbero potuto neutralizzare il vantaggio. Anche se Wolff ha poi ripetutamente e contestato questa affermazione, la sensazione è che ciò sia davvero accaduto.
In Red Bull, quindi, potrebbe reiterarsi la medesima dinamiche con il legislatore “aggirato” e incapace di mettere mano alla regole. Probabilmente non vi sarà nessun intervento di breve periodo. Liberty Media spera e prega che Mercedes, con la “W14-B” e Ferrari, con gli update programmati, possano chiudere le distanze dalla franchigia anglo-austriaca già prima della fase centrale di questa stagione.
Alla proprietà della categoria non interessa che Milton Keynes possa vincere il secondo costruttori consecutivo e Verstappen il terzo titolo piloti consecutivo. Agli americani interessa che tale contesto si verifichi senza un dominio schiacciante. Se, invece, questo dovesse essere confermato, allora siamo certi che per l’anno prossimo ci sarà qualche rimaneggiamento normativo che potrebbe consentire di chiudere il campo. Sempre che Adrian Newey non lo interpreti meglio e continui a fare la lepre tecnica della F1…
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG
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E' mia convinzione che l'enorme vantaggio Red Bull sia dovuto al BC non rispettato.
SI, nel 2020. Ma per cortesia...
2021, sorry
In realtà nel 2021 cmq ha vinto il mondiale costruttori MB, quindi la supremazia c'era ancora