L’Italia è il paese che apre e chiude la stagione europea della F1 2023. Il 19 maggio, infatti, il Circus si sposta sul tracciato Enzo e Dino Ferrari per il Gran Premio dell’Emilia Romagna. Da questa gara, eccezion fatta per una sortita in Canada, si disputeranno solo eventi sul Vecchio Continente fino a domenica 3 settembre, data in cui è previsto il Gran Premio d’Italia da tenersi, come da tradizione, sullo storico circuito brianzolo di Monza sul cui futuro, ahinoi, si addensano minacciose nubi.
Perché questa puntualizzazione di carattere logistico? Beh, perché è diffusa l’idea, o forse la speranza, che la Formula Uno possa prendere una piega diversa da quella che abbiamo visto sinora proprio coi gran premi europei. Una cosa che potrebbe essere possibile grazie al fatto che i team che in questo momento sono in difficoltà hanno in predicato di portare delle versioni profondamente aggiornate delle rispettive monoposto.
Il riferimento, in tutta evidenza, è alla Ferrari e alla Mercedes. Il team di Brackley ha annunciato una vera e propria rivoluzione circa il suo concept aerodinamico per offrire una W14 finalmente competitiva e in grado di dire la sua anche per le vittorie e non solo per le posizioni di rincalzo come accede oggi. Anche Maranello, che non ha annunciato una versione rivoluzionata della sua SF-23, ha comunque messo in cantiere delle migliorie che sono state anticipate nei giorni scorsi dal numero uno della Gestione Sportiva, Frédéric Vasseur.
Chi in questo momento sta ponendo il proprio sigillo con la ceralacca – che è il campionato del mondo di Formula Uno 2023 – crede che le terre del Vecchio Continente – e soprattutto le sue piste – possano rimescolare quanto abbiamo potuto osservare durante i due eventi che hanno aperto il campionato.
“Se abbiamo spazio per migliorare? È solamente l’inizio di stagione, abbiamo 23 gare in calendario. Abbiamo disputato solo due gran premi, l’Australia sarà tra una settimana, speriamo di trovare nuove prestazioni dalla macchina. La resa della Mercedes? I regolamenti sono ancora relativamente giovani, siamo solo al secondo anno. Mi aspetto una convergenza lungo tutta la stagione“. Queste le parole di Chris Horner dopo la seconda doppietta iridata.
C’è da fidarsi? Si tratta di pretattica o il manager inglese crede davvero che Mercedes e Ferrari possano chiudere il campo e che magari Aston Martin trovi ulteriori decimi di secondo mettendosi alla pari con le Red Bull RB19? Onestamente – e non vorremmo passare per i soliti malfidenti – quelle di Horner ci sembrano le classiche dichiarazioni di facciata per provare a spostare un po’ di pressione nel campo avversario. Con risultati sinceramente non proprio centrati.
Horner, a margine della stessa intervista, ha ammesso che in questo momento la vettura del suo team è dominante e che l’unico spettacolo che la Formula Uno sta offrendo – o che potenzialmente potrebbe concedere – è quello che metteranno in scena proprio Sergio Perez e Max Verstappen. Chiaramente anche la lotta che si produce nel midfield ha un valore ed una onorabilità; ma di certo il grande interesse viene rubato da quello che accade nelle zone che ruotano intorno al gradino più alto del podio. Ed in questa fase storica non si vedono all’orizzonte altri contendenti accreditati a poter spezzare una dinamica che mostra il messicano e l’olandese darsele di santa ragione.
“Non ho dubbi che la concorrenza arrivi rapidamente e in modo aggressivo, specialmente quando entreremo nella stagione europea e si porteranno gli aggiornamenti: abbiamo sentito di grandi sviluppi della Mercedes e certamente la Ferrari non sarà contenta della sua posizione attuale“. Questo l’Horner-pensiero.
La questione sembra essere un’altra ed è piuttosto semplice da comprendere: il margine mostrato dalla Red Bull nella fase iniziale del campionato è piuttosto ampio e non è scontato che gli avversari possano ridurre sensibilmente la distanza in così poche gare. È vero che potrebbero insistere questioni relative all’affidabilità, come abbiamo evidenziato in questo scritto, ma il vantaggio che la RB19 ha in questo momento sembra così grosso che immaginare di chiuderlo entro breve tempo è pura utopia.
È la stessa storia della Formula Uno che dice quanto sia difficile riuscire in operazioni così mastodontiche. L’idea che le creature di Adrian Newey possano avere del margine parzialmente inespresso è supportata da quanto abbiamo visto negli ultimi giri del Gran Premio di Jeddah.
Quando Max Verstappen e Sergio Perez hanno dovuto spingere per ottenere il giro veloce, difatti, abbiamo visto che la monoposto concepita da Adrian Newey riusciva a dare anche un secondo e mezzo alle concorrenti che non stavano affatto tirando i remi in barca. Sì, perché Alonso doveva aprire un margine su George Russell anche per la possibilità di incorrere in ulteriore penalità. Quindi l’asturiano non ha affatto mostrato il braccino corto nelle fasi terminali della gara saudita.
Finché non vedremo all’opera la W14 nella sua versione profondamente modificata e la Ferrari SF-23 puntualmente ed efficacemente aggiornata, quella di ammirare una Formula Uno compattatasi è una dolcissima immagine onirica che probabilmente tale rimarrà. I desiderata dei tifosi, che una volta tanto sono anche quelli di Liberty Media che sogna una categoria totalmente imprevedibile, rimarranno disattesi. E’ un’ipotesi da mettere in conto e, contestualmente, è una realtà dalla quale ripartire per cercare, in un prossimo futuro, di rimettersi al pari degli uomini di Milton Keynes.
Nel secondo anno di vita di questo quadro regolamentare le distanze si sono aperte, ma questo non vuol dire che prima del 2026, quando ci sarà l’ennesimo rimescolamento normativo, qualche soggetto non possa emergere per mettere i bastoni tra le ruote alla Red Bull. Un po’ quello che gli anglo-austriaci hanno fatto nel 2021 spezzando il dominio Mercedes che sembrava essere incontrastabile.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing