I “passatisti” in F1 non hanno senso di esistere. Una frase che ho ascoltato a più riprese, fuori ma soprattutto all’interno del paddock. In sala stampa, parlando con piloti, tecnici ed ingegneri, addetti ai lavori, magazzinieri, tifosi, uomini della FIA e di Liberty Media. Anche un merlo indiano sugli alberi di Spa, nel 2019, ha ribadito questo concetto. Tralasciando l’ultimo rigo che enfatizza la questione ironizzando, il resto è tutto vero. Ascoltato con le mie orecchie.
Ora. Possiamo dire che esattamente come succede nella vita di tutti i giorni, chi perde troppo tempo a ricordare il passato difficilmente farà qualcosa di buono in futuro. O per lo meno impiegherà molta fatica. Tuttavia esiste una linea, nemmeno così tanto sottile, che mai andrebbe valicata. Superarla significherebbe cambiare il nome, essere un’altra cosa parecchio diversa rispetto a prima.
Mi spiego meglio. Vogliamo limitare le prove libere di un Gran Premio ad una sola sessione? Ok. Magari eliminiamo direttamente anche la qualifica. Si tira una monetina e si compone la griglia di partenza. Senza dubbio le gare sarebbero più avvincenti. Sbaglio?! Lo possiamo fare eh? Perché no…
L’importante sarebbe essere consci del fatto che, nel farlo, si andrebbe ad uccidere definitivamente una categoria. Però dai… la chiameremo in maniera diversa e tutto sarà perfetto. Anzi coerente. Formula Show, Formula Denaro, Formula ad mentula canis (che vuol dire a c@zzo di cane)? Fate voi…
Stefano, in tutto questo, che cavolo di colpa ha? Lavora per Liberty Media. Suppongo riceverà laute ricompense monetarie. Ospite alla Moto Gp ieri, in mondo visione, ha detto una c@zzata? Io direi di no. Anzi… considerando il piano della proprietà a stelle e strisce ha testato la reazione del pubblico su preciso ordine. Credo sia palese.
L’ex ferrarista non è affatto uno sciocco. Al contrario possiede tutti i requisiti per rendere effettivo il piano messo in atto e sino ad ora perpetrato con estremo successo dagli americani. Cosa potrebbe fare in merito, se non fosse d’accordo, il presidente e amministratore delegato del Formula One Group? Solo dimettersi, per quanto mi riguarda.
Questo perché in nessun modo potrebbe convincere chi davvero comanda a cambiare una “progettazione” così proficua a livello monetario. Riuscirci sarebbe un’impresa epica. Per questo tale scenario va senz’altro definito con un aggettivo: utopistico.
Domenicali fa quello che può. Tira l’acqua al proprio mulino. Il suo background lo rende assai consapevole dello scempio sportivo menzionato nella festosa domenica ducatista. E sono altrettanto sicuro di una cosa. La sera, avvolto dal tepore della sua casa, la coscienza avrà bussato più di una volta nel suo petto. Perché la figura professionale da lui assunta (metaforicamente boia) nell’eseguire la condanna a morte della F1, di certo non lo lascia indifferente.
L’ultimo blocco del pezzo mira dritto a una questione. L’unica che valga davvero la pena indagare in tutta questa faccenda torbida. Premesso che lo scrivente non possiede competenze socio-finanziarie per redigere uno scritto accusatorio, essendo un semplice geometra appassionato di F1 che prova a spiegare quello che succede in pista nel week end, credo che il dio denaro non possa essere visto come unico responsabile nella faccenda.
Eviterei facili elucubrazioni supportate dalla “cultura del sospetto”, termine coniato da un certo Paul Ricœur, molto usuale in ambito filosofico, utile a sottolineare la caratteristica che accomuna le elaborazioni filosofiche critiche in merito alle ideologie intese come falsa coscienza.
Piuttosto mi piacerebbe sapere il perché, spiegatemelo vi prego, la Federazione Interazionale dell’Automobile produce un “silenzio scostumato”. Il potere di Liberty Media è così assoluto che può delegittimare con grande nonchalance le azioni della FIA? Togliere voce ad un corpo normativo non più in grado di proteggere lo spirito intrinseco della categoria? Se così fosse urge un doppio ruolo esterno: arbitro e legislatore.
In ultima istanza un pensiero. Ferrari potrebbe dire la sua nella spinosa questione. D’altronde il diritto di veto è lì, pronto ad essere usato. La sua importanza storica riconosciuta in tempi non sospetti attraverso la quale, peraltro, riceve sostanziosi benefit economici, gli consentirebbe di assumere il ruolo di garante di questo sport…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Immagini: FIA – Liberty Media