Facciamo un flashback a due giorni fa, ossia al Gran Premio dell’Arabia Saudita. Tra le tante dinamiche che sono emerse durante i cinquanta giri del tracciato di Jeddah c’è sicuramente quella riferita alle decisioni dei commissari di gara che hanno prima stabilito di sanzionare Fernando Alonso per poi ridargli la coppa che era stata momentaneamente consegnata nelle mani di George Russell. Un guazzabuglio non nuovo alla F1. Ma andiamo per gradi.
Tutto si origina al momento dello start. Anzi, agli attimi immediatamente precedenti. L’asturiano è stato autore di un ottimo scatto che ha riscattato la pessima partenza del Gran Premio del Bahrain ma, purtroppo, s’è reso protagonista di un errato posizionamento sulla piazzola di partenza. Ne è scaturita una penalità di 5 secondi praticamente automatica.
L’alfiere della Aston Martin l’ha scontata durante il pit stop nel quale ha sostituito le Pirelli Medie con un treno di Hard per arrivare fino alla fine delle operazioni. E’ in quel momento che il giudice di gara ha ravvisato una procedura potenzialmente errata. I commissari, a caldo, hanno valutato che un operatore avesse toccato la AMR23 prima che i cinque secondi fossero scaduti. Infrangendo così le regole.
Bisogna tener presente che la sosta è avvenuta quando è entrata la safety car, quindi eravamo ancora nella prima metà della manifestazione sportiva. Questa sottolineatura è molto importante per valutare la tempistica che ancora una volta è sembrata essere troppo lenta per uno sport veloce come la F1.
I commissari, infatti, hanno impiegato ben 30 giri per stabilire che il pilota spagnolo dovesse subire un’ulteriore penalità per una manovra apparentemente illecita commessa da parte dei propri meccanici. Cosa che poi aveva spostato la coppa nella bacheca di George Russell. Da quel momento ne è nata una disputa in termini di diritto con Aston Martin che è riuscita a dimostrare come la procedura non fosse chiaramente regolamentata dal corpus normativo federale. Il classico buco regolamentare – o area grigia – che il team ha sapientemente sfruttato.
“Non c’era una norma chiara, come era stato suggerito in precedenza agli steward, che potesse essere invocata per determinare che un operatore toccava un’auto e equivarrebbe a lavorare sulla stessa. In queste circostanze, abbiamo ritenuto che la nostra decisione originale di imporre una penalità alla vettura n°14 dovesse essere annullata e lo abbiamo fatto di conseguenza“.
In corsivo il succo del comunicato emesso dalla FIA col quale si è stabilito di reintegrare Alonso sul podio. Un’ammissione di colpe, una verità che spiega come il testo di riferimento, in determinati punti, resti ancora fumoso. E quindi non dà la possibilità di applicare per bene e coerentemente il diritto generando polemiche, fastidi e soprattutto una classifica che è andata a cambiare ben due volte dopo la fine del gran premio.
Tutto ciò ha determinato che il prossimo giovedì si riunirà il Comitato Consultivo che sarà chiamato a sanare la falla presente nel testo di riferimento. Ciò col fine di offrire alle scuderie un protocollo chiaro in caso di penalità da espletare ai box. Ciò che sarà chiarificato è il concetto di “Lavorare sulla vettura”. La giurisprudenza in tal senso era ondivaga, non c’era una linea di interpretazione coerente e ora il legislatore intende apporre un freno a questa deriva, stabilendo chiaramente cosa si potrà fare e cosa non si potrà fare.
Anche perché l’azione dei meccanici della Aston Martin potrebbe rappresentare un precedente che relativizza le procedure vigenti in altre fattispecie. Quindi è chiaro ed obbligatorio che la FIA intervenga immediatamente per sanare questo busillis giuridico.
La critica non verte sul fatto che la problematica sia emersa dopo la gara in forza di un ricorso legittimamente inoltrato da Aston Martin e accolto dalla Federazione Internazionale. Questo è un processo lecito che afferisce alla possibilità che il regolamento definisce di ricorrere in appello ai giudizi. Ciò che non può essere accettato è che ancora una volta i commissari impieghino tanto tempo per comminare una sanzione e per rimuoverla assegnando le posizioni ai legittimi detentori.
Se era stato ravvisato un modo di procedere errato durante il pit stop in cui è stata scontata la penalità da parte di Alonso, gli steward dovevano comunicare immediatamente l’ulteriore pena al team in modo che il pilota, in gara, avrebbe potuto recuperare, magari spingendo di più e chiudendo una questione ancor prima che questa si aprisse. Passano gli anni, ma la sensazione che il “delay decisionale” della Federazione sia ancora troppo elevato.
È vero che bisogna valutare nel merito e con attenzione ogni singola decisione presa, ma non è pensabile che si debba impiegare quasi un’ora per deliberare quanto poteva essere osservato in pochi minuti. Forse non lo si è fatto perché i giudici non erano sicuri che il testo fosse solido nel disciplinare la fattispecie. La Formula Uno, in chiusura, deve approntare degli strumenti idonei per evitare, una volta e per tutte, che le gare finiscano sub iudice o che i verdetti, come nel caso dell’altro ieri, vengano cambiati e ricambiati dopo che la bandiera a scacchi è stata sventolata.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Aston Martin