Quelli della Red Bull, data la loro bravura trasformare in oro qualsiasi materiale toccano, riuscirebbero ad imporsi in diversi campi sportivi. Probabilmente le loro doti sarebbero sublimate in quegli sport in cui è necessario ributtare la palla nel campo avversario. Tennis, il padel in questi tempi così tanto di moda, pallavolo. Discipline nelle quali, sintetizzando all’estremo, vince chi riesce a piazzarla dall’altro lato evitando di farla ritornare nelle proprie adiacenze. La metà campo, stavolta, è quello della Ferrari.
Tanto bravi, quelli di Milton Keynes, che probabilmente avrebbero trionfato in un’altra attività: la tenzone poetica, la nobile arte verbale. Nel 1441, a Firenze, Leon Battista Alberti, con il patrocinio di Piero de’ Medici, introdusse il Certame Coronario, una gara di poesia in lingua volgare. Beh, probabilmente un Helmut Marko vestito in abiti tipici del tempo avrebbe trionfato anche in questo tipo di competizione.
Usciamo dalla provocazione per dire che ancora una volta, alla vigilia di un gran premio e dopo averne dominato uno in lungo e largo, ottenendo la prima fila e primo e secondo posto sotto la bandiera a scacchi, l’ex pilota di Graz sente l’esigenza di depressurizzare il suo ambiente e spostare la palla avvelenata in casa d’altri. Laddove, a ben guardare, c’è tutto fuorché serenità. Parliamo chiaramente della Ferrari.
“Non abbiamo i numeri esatti delle power unit, ma sulla base di vari confronti e informazioni, riteniamo che il motore Ferrari sia il più potente. Poi ci sono la Honda e la Mercedes, che si avvicinano molto, mentre la Renault è ultima“. Dichiarazioni che Marko ha rilasciato a Formiel1.de
Tralasciando quali possano essere i mezzi a disposizione di Helmut Marko per soppesare nello specifico e nel merito le potenze dei vari motori (immaginiamo che i team riescano a desumere, per sommi capi, quali sono gli andamenti), si percepisce come vi sia una sorta di paura strisciante, soprattutto per una Ferrari che in Bahrain ha dimostrato di possedere velocità importanti alle speed trap.
Chiaramente in Formula Uno la potenza non è tutto. I cavalli devono essere scaricati a terra in maniera corretta e da questo punto di vista la Rossa sembra aver mostrato qualche difficoltà nel primo appuntamento iridato. La potenza pura deve essere supportata da una perfetta guidabilità e dall’erogazione a diversi regimi. E’ necessario possedere, in sostanza, un motore adattabile a tutte le condizioni che le varie piste vanno ad offrire.
Ma c’è ancora un altro elemento di non secondo piano, ossia quello dell’affidabilità. La power unit creata dallo staff diretto da Enrico Gualtieri (un altro tecnico che in queste ore è nell’occhio del ciclone e la cui posizione pare stia traballando in un percorso di ristrutturazione cinico e necessario ma forse fuori tempo) veniva da un anno particolarmente difficile. Nel 2022 il propulsore rosso ha dovuto girare per lunghi tratti sotto regime per evitare di incorrere in problemi deflagranti come quello occorso a Leclerc in Spagna a Carlos Sainz in Austria o ad entrambe le macchine a Baku.
Sappiamo come è andata nell’arco del mondiale scorso, con il V6 turbo ibrido italiano che, come se non bastasse, è stato oggetto di sostituzione di molte parti con relativi arretramenti in griglia. Strategia resasi necessaria mentre i tecnici, a Maranello, provavano a risolvere i più seri problemi di affidabilità sfruttando un regolamento che permette deroghe al congelamento pluriannuale. Secondo Frédéric Vasseur le difficoltà era stata superata come rivelato in alcune interviste rilasciate tra il mese di gennaio e gli inizi di febbraio.
Il Gran Premio di Sakhir è stato pertanto una doccia fredda. Leclerc ha accusato qualche problemino in qualifica. Da qui la sostituzione della prima delle due centraline utilizzabili per il 2023. In gara l’ennesimo stop. Imputata dell’appiedamento proprio l’unità di controllo elettronico che potrebbe essere sostituita in questo weekend. E la cosa comporterebbe 10 posizioni di penalità in griglia. Un macigno sulle possibilità di riscatto immediato della Ferrari.
Ecco che, al di là degli allarmi fatti rimbombare da Helmut Marko, la Ferrari potrà anche avere la power unit più potente, ma in questo momento deve capire se è anche sufficientemente affidabile. Risuonano, quindi, inopportune le dichiarazioni dell’ex pilota austriaco che, in maniera piuttosto provocatoria, cerca di spostare l’attenzione dal suo team che è assolutamente il candidato numero uno per la vittoria a Jeddah, nonostante un layout di pista e delle caratteristiche che possono chiaramente aiutare – o quantomeno mascherare – alcuni problemi tecnici che la Ferrari ha a livello telaistico.
Il Jeddah Circuit è una pista meno “difficile” sul versante pneumatici; quindi la SF-23 potrebbe soffrire meno quel degrado all’asse posteriore che si è manifestato in maniera prorompente due settimane fa. Da questo punto di vista Marko è stato più onesto, sottolineando quanto la RB19 sia, in questo momento, la vettura, insieme alla Aston Martin AMR23, che meglio amministra i compound Pirelli.
“La velocità massima è migliorata in modo significativo, ma l’usura degli pneumatici, l’aspetto cruciale, non è migliorata affatto. Anzi, direi che è quasi peggiorata rispetto a noi“, ha chiosato Marko facendo riferimento ai rivali italiani.
Capitolo gomme che però stavolta potrebbe non essere la discriminante per la vittoria della gara. In Ferrari e anche in Mercedes guardano con un pizzico di ottimismo in più al gran premio di domenica, proprio perché l’asse arretrato non dovrebbe subire gli stress che invece Sakhir imponeva.
Ovviamente questo non basta per ritenere la Ferrari la vettura favorita. Anche perché è necessario ricordare che in Bahrain la rossa monoposto ha girato con un’ala molto scarica, forse inadatta alle peculiarità del tracciato. Questo elemento, chiaramente, ha premiato la velocità di punta.
Red Bull, sempre sulla stessa pista, operava con un alettone consono, quindi con un maggior livello di carico. La logica impone che in Arabia Saudita la creatura di Adrian Newey dovrebbe presentare una configurazione alare più scarica. Potrebbe così colmare parte del gap velocistico che si è notato due settimane fa.
Ma queste sono congetture e valutazioni che attendono di essere confermate o smentite dall’attività in pista. Tra due giorni cominceremo a capire in realtà come stanno i fatti e soprattutto potremo comprendere se la vettura di Charles Leclerc potrà avere un weekend normale o se dovrà soffrire la prima penalità stagionale. Che arriverebbe già alla seconda gara. Non un campanello d’allarme, ma qualcosa di più preoccupante.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari