La Ferrari in questo momento è come se fosse un pugile stordito da due diretti presi in pieno volto. Uscendo di metafora, ci riferiamo chiaramente alle doppiette che la Red Bull è stata in grado di costruire negli appuntamenti iridati che hanno aperto il mondiale di Formula Uno 2023.
A dire il vero gli uomini di Milton Keynes hanno preso a pugni, sempre in maniera figurata, un po’ tutta la griglia di partenza. Non è la sola Ferrari ad uscire ammaccata dai GP del Bahrain e quello dell’Arabia Saudita, ma anche la Mercedes che covava ben altre speranze per quello che doveva essere il mondiale del riscatto dopo un anno di sofferenza.
Lasciando da parte il centro gruppo e le parti basse della classifica, l’unica scuderia che ha tenuto la guardia alta e che in qualche modo ha provato a difendersi, anche con buoni risultati, è la Aston Martin, la vera e propria sorpresa di questo abbrivio stagionale. Fernando Alonso è stato in grado di ottenere due podi e soprattutto ha dimostrato una solidità di passo che forse ci aspettavamo da altri competitor e non da chi l’anno scorso annaspava nelle parti meno gloriose della graduatoria.
Le scuderie, per natura e concepimento, sono tutt’altro che assimilabili al concetto di casa di vetro. I team tendono a proteggere se stessi, i loro segreti industriali e le loro dinamiche operative interne. E questo succede quanto più il momento è difficile. Nei passaggi critici, le franchigie usano compattarsi ed erigere muri sempre più alti, spessi, invalicabili e impenetrabili agli sguardi esterni. Azione che chiaramente alimentano le speculazioni, specie in assenza di comunicazioni ufficiali.
Sulla Ferrari si è detto molto, forse anche troppo, in questo primo mese di attività in pista. Diciamoci le cose come stanno: gli uomini di Maranello non si sono aiutati e non hanno aiutato chi doveva raccontare il momento particolare. Dall’esterno quel che è filtrato riconduce ad una sensazione di generale confusione. E ovvio che il nuovo ciclo, quello avviato da Frédéric Vasseur il nove gennaio, dovesse contemplare un riassetto organizzativo, ma la tempistica ci è sembrata un po’ farraginosa.
Lo spostamento di Inaki Rueda e la relativa riorganizzazione del comparto strategico, il commiato di alcune figure chiave come quelle di Jonathan Giacobazzi e Gino Rosato, l’improvviso ed inatteso addio del papà della SF-23, quel David Sanchez partito per lidi inglesi, e le continue voci smentite – direttamente dal team principal francese – sulla rimozione di un altro elemento chiave della scuderia italiana, ossia Laurent Mekies, hanno dato la sensazione che si stesse procedendo a tentoni più che con uno schema organizzativo preciso.
Quindi, in soldoni, a Maranello regnerebbe il caos? A sentire chi ci vive e ci lavora nella realtà modenese questa considerazione non corrisponde al vero. “È molto meglio di come le notizie lo fanno sembrare“, aveva detto Carlos Sainz durante il week end del GP di Jeddah.
“Quando guardi indietro e a quante voci sono state messe in giro sembra che non stiamo vivendo un grande momento. Ma posso dirvi che è chiaro per noi cosa dobbiamo migliorare, come dobbiamo farlo e quali sono gli obiettivi a breve, medio e lungo termine. In realtà sono molto sorpreso di come alcune persone abbiano cercato di destabilizzare la squadra, perché alcuni la chiamano crisi”.
Le parole del pilota madrileno sono molto chiare e nette visto che ha alluso ad un manifesto tentativo di destabilizzazione. Se vogliamo essere onesti anche questa visione non è del tutto “centrata”. Chi avrebbe interesse a far traballare l’ambiente rosso? Gli avversari? Probabilmente sì. Ma non ci risulta che la stampa italiana né quella straniera, ossia i soggetti che evidenziano il passaggio critico della Ferrari, siano al soldo di qualche scuderia.
I media fanno il proprio lavoro, quello di informare, di valutare e di analizzare delle dinamiche effettivamente non troppo limpide. Alla Ferrari, in questa congiuntura storica, sta mancando una trasparenza comunicativa che forse sarebbe stata necessaria in un momento di grandi cambiamenti. E come se Fred Vasseur fosse rimasto da solo a “lottare” contro giornalisti che fanno domande scomode. Ma legittime.
Ancora una volta, come accadeva in passato, alimentando un meccanismo che non ha mai troppo bene funzionato dalle parti di Via Abetone, manca il parere della proprietà. La voce di John Elkann non si sente da mesi, quella di Benedetto Vigna si era ascoltata per fare proclami mirabolanti che la pista non ha confermato. Da lì il vuoto, il nulla, nessun messaggio di supporto e nessuna dichiarazione atta a spiegare il momento difficile. Perché è oggettivo che Ferrari lo stia attraversando.
Ciò che il mondo del Cavallino Rampante non sta negando – e in questo caso bisogna darne atto – è la delusione strisciante che sta emergendo dopo le prime due gare stagionali. “Siamo i primi a non essere contenti di come è andata la prima gara e siamo i più preoccupati. Siamo i più colpiti e cercheremo il più possibile di migliorare. Sono abbastanza calmo al riguardo e vedo persone impegnate, concentrate e con un obiettivo molto chiaro in mente. E includo me stesso“, ha riferito Sainz.
Lo stesso Vasseur, a più riprese, ha riferito che non c’è soddisfazione per come stanno andando le cose, ma che c’è la convinzione che col lavoro si possa venir fuori da una situazione sconveniente. Le aree di intervento sulla SF-23 sarebbero già state individuate e si sta lavorando proprio per rafforzare una vettura che ha del potenziale ma che in questa fase non riesce ancora ad esprimere.
Così come per Mercedes, anche Maranello potrebbe sfruttare la pausa di un mese che si viene a generare a causa dell’annullamento del Gran Premio di Cina per presentarsi a Miami, e ancor di più nella pista amica e di proprietà di Imola, con una vettura più performante e che possa essere in grado di lottare in maniera più concreta per il gradino più alto del podio. Cosa che, al di là di certi “annunci stratosferici”, era il vero obiettivo stagionale della Ferrari che doveva recuperare un bel po’ di gap dalla Red Bull.
Purtroppo questa distanza al momento si è aperta e sulla possibile ricucitura ci sono più incertezze che solide convinzioni nel clan rosso. Dal weekend del Gran Premio d’Australia che sta per scattare capiremo se, con qualche aggiustamento nel setup, la vettura riuscirà ad offrire una migliore costanza, soprattutto sul passo gara, ossia il vero tallone d’Achille della SF-23 orfana di papà Sanchez. La sensazione è che si agirà in difesa in attesa di sviluppi più massicci e consistenti che la Ferrari deve implementare e portare in pista.
Il team, quindi, farà il suo lavoro cercando di raddrizzare una stagione per ora molto sbilenca; la stampa farà altrettanto cercando di raccontare con imparzialità e col necessario spirito critico quello che è il momento che sta attraversando la compagine italiana. Sainz stia sereno, non v’è nessuno scopo destabilizzante.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari